sabato 15 settembre 2018

VENERE


                   
                  VENERE : nostro pianeta gemello ?

Ivan Spelti (3/12/2016)

 

Da quando ci siamo fatti l’idea che entro 20-50 anni saremo pronti per colonizzare Marte, l’altro pianeta del sistema solare, Venere, il secondo in ordine di distanza dal Sole, che gli antichi chiamavano “stella del mattino” (Lucifero) o “stella della sera” (Vespero) sembra essere passato in secondo ordine, nonostante la sua spiccata importanza.

Venere ha infatti la maggior  brillantezza appena prima dell’alba  o poco dopo il tramonto ed è l’oggetto del cielo più luminoso dopo la Luna: al primo esame  ad occhio nudo appare di colore biancastro-giallo ed è più luminoso di ogni stella.  Inoltre, per dimensioni e massa è  stato considerato fino a pochi decenni fa il pianeta “gemello” della Terra.

E’ davvero così? Va subito detto che lo spesso strato di nubi che avvolge il pianeta ne ha ritardato per molti secoli la determinazione delle caratteristiche, a partire dal suo lento periodo di rotazione.
 

     

               confronti Terra-Venere                                                               
 
 
 
Venere (immagine radar)








Oggi sappiamo che la sua atmosfera è composta da anidride carbonica ( 96,5%), azoto (3,5%) e tracce di vapore acqueo: dunque, molto più densa di quella terrestre e soprattutto con un risultante “effetto serra” che fa impallidire quello terrestre di cui parliamo tanto. Come risultato, Venere è il più caldo pianeta del sistema solare (anche di Mercurio) con una temperatura superficiale di circa 460 °C, piuttosto stabile giorno-notte. La pressione in superficie è 92 volte quella terrestre, quella che noi sulla Terra troveremmo negli oceani alla profondità di 1 km. Essendo più vicino al Sole, Venere riceve da questi quasi il doppio della radiazione solare rispetto alla Terra, anche se la maggiore riflettività dovuta alle nubi finisce per farle assorbire una quantità di radiazione quasi identica.
 
 

Per gli antichi, Venere è sempre stato oggetto di culto particolare:  i Babilonesi onoravano Venere come dea dell’amore, dell’erotismo e della guerra e per i Maya era la divinità e l’astro più studiato del cielo, insieme al Sole.

Quando Galileo, intorno al 1610, osservò Venere al telescopio si accorse che mostrava le fasi, al pari della Luna, dimostrando in tal modo che solo la teoria eliocentrica di Copernico poteva darne spiegazione, anche se visti i tempi - per evitare accuse di eresia -  occultò la scoperta in una frase criptica “Mater Amorum aemulator Cinthyae figuras (la madre degli amori - Venere - imita le forme di Cinzia - la Luna)”.
 
 
 
fasi di Venere
 
 

Dicevamo del periodo di rotazione. Dopo le osservazioni del ‘600 e fino all’800 le cose non furono chiare. Solo nel 1932,  con la spettroscopia in infrarosso, si scoprirono le linee del carbonio nell’atmosfera e nel 1961 una rotazione (molto lenta) pari a 243  giorni terrestri (8 mesi), in sincronia con un periodo di rivoluzione intorno al Sole di 225 giorni. Il resto, dopo pochi anni lo fecero le sonde (Mariner, Venus, Venera), che inviarono i primi dati sulla temperatura e la composizione dell’atmosfera.

Da allora, il pianeta è monitorato da diverse sonde che hanno rilevato spesse nubi di acido solforico misto ad acqua, altamente riflettenti e che impediscono la visione in luce visibile della sua superficie.

Senza troppi dettagli, la sua atmosfera stratificata rivela che, nella sua parte alta, Venere è spazzata da venti fino a 360 km/h che compiono il periplo del pianeta in 4 giorni terrestri.

L’atmosfera inferiore è così densa da possedere una grande inerzia termica e quindi immagazzina e trattiene grande quantità di calore. Mentre quella terrestre ruota sincronizzata con la rotazione terrestre, l’atmosfera di Venere ruota molto più rapidamente e non in sincronia con la massa solida del pianeta. Inoltre, rispetto alla Terra, c’è un’altra differenza di fondo: Venere  ha un’atmosfera caldissima nella parte bassa e più fredda nella parte alta, mentre per la Terra accade l’inverso.

Se volessimo sintetizzare la carta d’identità di Venere potremmo dire: superficie rovente inabitabile su cui insiste un’atmosfera corrosiva ad altissima pressione con una circolazione ventosa rilevante.

Molto interessanti  le sperimentazioni degli scienziati per predisporre sonde sempre più resistenti alle alte pressioni, dopo i tanti fallimenti registrati nelle discese sul pianeta: al passaggio tra le nubi, durante le fasi di atterraggio, si dovevano risolvere  i problemi di avere sonde dotate di componentistica resistenti fino a 180 atmosfere e 600 gradi di temperatura. Negli anni  1960-80 Venere è stata soprattutto un feudo sovietico nel panorama spaziale. In seguito, la NASA ha recuperato e oggi registriamo missioni congiunte e allargate.

Dal 2013 abbiamo un telescopio spaziale in orbita terrestre che studia in ultravioletto l’atmosfera del pianeta. Molto sviluppata è anche l’indagine con onde radio, che riescono ad attraversare le nubi venusiane. La superficie di Venere è soggetta a pioggia di acido solforico caldo e concentrato, nonché di acido fluoro-solforico, il più forte acido organico in grado di sciogliere zolfo, mercurio, piombo e le rocce. Queste condizioni sono particolarmente ostili ad ogni ipotesi di vita come la intendiamo noi.

Venere è uno dei quattro pianeti “rocciosi” del sistema solare, insieme a Mercurio, Terra e Marte: la sua massa è l’82% di quella terrestre ed il diametro medio inferiore di soli 650 km a quello terrestre. La gravità è pari ai 9/10 di quella terrestre, per cui un terrestre di 70 Kg  ne avrebbe solo 62 su Venere (in unità di kg-peso). Se fosse possibile dalla  sua superficie vedere il Sole, l’alba su Venere sarebbe a ovest, anziché a est come sulla Terra, a causa della sua rotazione retrograda, per cui il moto apparente del Sole risulterebbe opposto al nostro e a quello degli altri pianeti.

Come struttura interna, si ritiene  che vi sia una certa somiglianza con la Terra: un nucleo parzialmente liquido, un mantello e una crosta. L’assenza di campo magnetico suggerisce invece l’assenza stessa di un nucleo solido interno: e questa è un’altra differenza con la Terra.
 


Immagine radar della superficie con un vulcano di 3 km sullo sfondo


Sono presenti episodi di movimenti tettonici piuttosto giovani (milioni di anni), ma non una tettonica a placche come quella terrestre: i crateri vulcanici sono relativamente pochi e molto larghi e bassi, mentre quelli meteoritici (circa un migliaio) sono in numero inferiore a quelli terrestri. L’85% della superficie venusiana è ricoperta da flussi di lava prodotti centinaia di milioni di anni fa: uno di questi è più lungo del Nilo. La superficie del pianeta è dunque costituita da pianure vulcaniche, con dorsali corrugate, caldere, altopiani (continenti) e pianure lisce.

Nel complesso, Venere è il pianeta del sistema solare con il maggior numero di vulcani (da 1500 a 100.000) attivi di varie dimensioni, anche se la superficie appare più liscia della Luna, di Marte, di Mercurio.

Non è improprio affermare che Venere, come suggerisce il nome, si presenta agli studiosi  in modo simile ad una donna che voglia restare  pudicamente celata. Abbiamo tuttavia ragione di ritenere che fra qualche anno la conoscenza del pianeta “gemello” si svilupperà moltissimo e certi aspetti  scientifici ancora segreti o appena individuati saranno svelati. La tendenza degli scienziati è quella di farci conoscere al meglio il sistema solare nel suo complesso entro il secolo. Da tempo i film sulla colonizzazione di Marte si sprecano. Vedremo se inizieranno a proporci quelli sulla colonizzazione di Venere, sicuramente ben più ardua.

 

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