LA BELLEZZA DI SATURNO
La sonda Cassini si è
tuffata tra gli anelli
Ivan Spelti (1-5-2017)
Chi per la prima volta mette l’occhio al telescopio resta
affascinato, nell’ordine, prima da Saturno e poi da Giove, oltre che
naturalmente dalla Luna. Lo spettacolo di Saturno, con quell’anello intorno che
Galileo immaginò per la prima volta come una “maniglia” è una delle
gratificazioni maggiori per l’appassionato di astronomia. Ognuno non può fare a
meno di dire “che meraviglia!”.
Oggi, poi, le sonde che abbiamo mandato in missione nel
sistema solare ci hanno fornito immagini spettacolari e ravvicinate dei pianeti
e dei loro satelliti, e stanno inviando un’enorme quantità di dati sulla loro
struttura e composizione chimica.
Le spettacolari immagini sono iniziate a giungere negli
anni’70 con le sonde Pioneer e Viking e continuate ad arrivare con il lavoro di
indagine dei telescopi spaziali che oggi ci hanno permesso di conoscere il
sistema solare come l’orto di casa, scoprendo anche una quantità consistente di
satelliti dei grandi pianeti gassosi oltre Marte.
Già l’astronomo Giandomenico Cassini, a fine ‘600, aveva
indagato la struttura dell’anello di Saturno e verificato che era in realtà
composto da diverse zone frazionate, una delle quali è oggi chiamata la
divisione di Cassini.
Giovanni Domenico Cassini (Perinaldo, Imperia, 1625) fu
professore di astronomia a Bologna. Naturalizzato francese nel 1671 diresse
l’Osservatorio di Parigi. Bologna gli conservò sempre la cattedra di
astronomia, sperando nel suo ritorno. Un grande astronomo osservativo.
Cassini aveva anche scoperto quattro dei satelliti del
pianeta, la grande macchia rossa di Giove (1665) e la rotazione differenziale
della sua atmosfera gassosa. Oggi conosciamo quasi 70 satelliti di Giove e
appena un po’ meno di Saturno, solo per parlare dei due giganti.

La sonda Cassini fu lanciata nel 1997, vent’anni fa. Una
missione congiunta NASA, ESA, ASI, diretta su Saturno e Titano, il suo
satellite più grande. Pensate che, dal 2004, Titano è stato sorvolato da
Cassini ben 120 volte e oggi possediamo foto meravigliose della superficie di TITANO, con l’evidenza di un complesso
sistema idrologico con delta di fiumi che sfociano in laghi. Alla temperatura
di -180°C, con quel freddo gelido, solo il metano liquido può scorrervi per
modellarne la superficie.
Altra esplorazione di Cassini, avvenuta una ventina di volte,
è stata ENCELADO, altro satellite
coperto da spesso strato di ghiaccio che racchiude un oceano salato. La gravità
di Saturno deforma la superficie di Encelado e fessura il ghiaccio con lunghe
spaccature e crepacci da cui emergono pennacchi di gas e vapore, come alle
terme.
Nelle profondità oceaniche di Encelado potrebbero esistere
condizioni di vita sottomarina simili a quelle ipotizzate nel fondo dei nostri
mari con le fumarole termiche. Ipotesi affascinante.
Torniamo dunque alla missione Cassini.
Il 27 aprile, alle 9 italiane, è partito il “beep”, l’attivazione della prima di una
serie di 22 passaggi rischiosi nei quali la sonda si è tuffata nello spazio che
separa il pianeta dai suoi anelli.
Un tuffo, per la precisione, tra l’atmosfera del pianeta e il
confine più interno visibile dei suoi anelli.
Dopo un’ora abbondante (Cassini si trova a circa 1,4 miliardi
di km dalla Terra) sono giunte le immagini. Le foto hanno mostrato l’atmosfera
del gigante gassoso Saturno da una distanza di soli 3.000 km, con in
bell’evidenza tempeste e un uragano al suo polo nord. In quella posizione, la
sonda si trova a soli 300 km dal limite interno degli anelli. La sua velocità
rispetto al pianeta è di 124.000 km/h.
Ma questi anelli cosa sono? Hanno una composizione mista e
diversa. Si va da strutture formate da particelle minuscole tipo quelle del
nerofumo ad altre formate da piccole rocce e ghiaccio.
Nei prossimi mesi e fino al 15 settembre Cassini continuerà
ad inviare nuovi ed emozionanti dati, analizzando anche il campo gravitazionale
e magnetico del pianeta. Confidiamo anche di svelare il mistero della velocità
di rotazione intorno al suo asse, poiché i gas girano intorno ad un piccolo
nucleo solido. Finora, Cassini ha scoperto 10 satelliti nuovi, inviato 600 giga
di dati e 380.000 immagini. Non male!
Il 15 settembre la sonda si lancerà nell’ultimo viaggio verso
il centro del pianeta: un suicidio cercato, come gran finale della missione.
Cassini si “immolerà” nell’inferno gassoso di Saturno.
Con i 17 di Urano, i 14 di Nettuno e qualche altro nel
sistema solare i satelliti naturali sono circa 180. Cassini ha assolto
egregiamente al suo ruolo, non poteva fare di più, e la data del 15-09 non è
rinunciabile perché Cassini ha proprio finito il carburante!




Nessun commento:
Posta un commento