lunedì 10 settembre 2018

CASSINI, LA SONDA PER SATURNO



LA BELLEZZA DI SATURNO

La sonda Cassini si è tuffata tra gli anelli

Ivan Spelti (1-5-2017)

 

 

Chi per la prima volta mette l’occhio al telescopio resta affascinato, nell’ordine, prima da Saturno e poi da Giove, oltre che naturalmente dalla Luna. Lo spettacolo di Saturno, con quell’anello intorno che Galileo immaginò per la prima volta come una “maniglia” è una delle gratificazioni maggiori per l’appassionato di astronomia. Ognuno non può fare a meno di dire “che meraviglia!”.

Oggi, poi, le sonde che abbiamo mandato in missione nel sistema solare ci hanno fornito immagini spettacolari e ravvicinate dei pianeti e dei loro satelliti, e stanno inviando un’enorme quantità di dati sulla loro struttura e composizione chimica.

Le spettacolari immagini sono iniziate a giungere negli anni’70 con le sonde Pioneer e Viking e continuate ad arrivare con il lavoro di indagine dei telescopi spaziali che oggi ci hanno permesso di conoscere il sistema solare come l’orto di casa, scoprendo anche una quantità consistente di satelliti dei grandi pianeti gassosi oltre Marte.

Già l’astronomo Giandomenico Cassini, a fine ‘600, aveva indagato la struttura dell’anello di Saturno e verificato che era in realtà composto da diverse zone frazionate, una delle quali è oggi chiamata la divisione di Cassini.

Giovanni Domenico Cassini (Perinaldo, Imperia, 1625) fu professore di astronomia a Bologna. Naturalizzato francese nel 1671 diresse l’Osservatorio di Parigi. Bologna gli conservò sempre la cattedra di astronomia, sperando nel suo ritorno. Un grande astronomo osservativo.
 

Cassini aveva anche scoperto quattro dei satelliti del pianeta, la grande macchia rossa di Giove (1665) e la rotazione differenziale della sua atmosfera gassosa. Oggi conosciamo quasi 70 satelliti di Giove e appena un po’ meno di Saturno, solo per parlare dei due giganti.

 

   

 

La sonda Cassini fu lanciata nel 1997, vent’anni fa. Una missione congiunta NASA, ESA, ASI, diretta su Saturno e Titano, il suo satellite più grande. Pensate che, dal 2004, Titano è stato sorvolato da Cassini ben 120 volte e oggi possediamo foto meravigliose della superficie di TITANO, con l’evidenza di un complesso sistema idrologico con delta di fiumi che sfociano in laghi. Alla temperatura di -180°C, con quel freddo gelido, solo il metano liquido può scorrervi per modellarne la superficie.

Altra esplorazione di Cassini, avvenuta una ventina di volte, è stata ENCELADO, altro satellite coperto da spesso strato di ghiaccio che racchiude un oceano salato. La gravità di Saturno deforma la superficie di Encelado e fessura il ghiaccio con lunghe spaccature e crepacci da cui emergono pennacchi di gas e vapore, come alle terme.

Nelle profondità oceaniche di Encelado potrebbero esistere condizioni di vita sottomarina simili a quelle ipotizzate nel fondo dei nostri mari con le fumarole termiche. Ipotesi affascinante.

 

Torniamo dunque alla missione Cassini.

Il 27 aprile, alle 9 italiane, è partito  il “beep”, l’attivazione della prima di una serie di 22 passaggi rischiosi nei quali la sonda si è tuffata nello spazio che separa il pianeta dai suoi anelli.

Un tuffo, per la precisione, tra l’atmosfera del pianeta e il confine più interno visibile dei suoi anelli.

Dopo un’ora abbondante (Cassini si trova a circa 1,4 miliardi di km dalla Terra) sono giunte le immagini. Le foto hanno mostrato l’atmosfera del gigante gassoso Saturno da una distanza di soli 3.000 km, con in bell’evidenza tempeste e un uragano al suo polo nord. In quella posizione, la sonda si trova a soli 300 km dal limite interno degli anelli. La sua velocità rispetto al pianeta è di 124.000 km/h.




Ma questi anelli cosa sono? Hanno una composizione mista e diversa. Si va da strutture formate da particelle minuscole tipo quelle del nerofumo ad altre formate da piccole rocce e ghiaccio.

Nei prossimi mesi e fino al 15 settembre Cassini continuerà ad inviare nuovi ed emozionanti dati, analizzando anche il campo gravitazionale e magnetico del pianeta. Confidiamo anche di svelare il mistero della velocità di rotazione intorno al suo asse, poiché i gas girano intorno ad un piccolo nucleo solido. Finora, Cassini ha scoperto 10 satelliti nuovi, inviato 600 giga di dati e 380.000 immagini. Non male!

Il 15 settembre la sonda si lancerà nell’ultimo viaggio verso il centro del pianeta: un suicidio cercato, come gran finale della missione. Cassini si “immolerà” nell’inferno gassoso di Saturno.




Con i 17 di Urano, i 14 di Nettuno e qualche altro nel sistema solare i satelliti naturali sono circa 180. Cassini ha assolto egregiamente al suo ruolo, non poteva fare di più, e la data del 15-09 non è rinunciabile perché Cassini ha proprio finito il carburante!

 

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