venerdì 14 settembre 2018

NEWTON : scienziato molto originale


 

NEWTON,  scienziato molto originale

Ivan Spelti (21/11/2016) 
 

Una rubrica come la nostra credo che, ogni tanto, debba occuparsi anche dei grandi scienziati che  hanno segnato profondamente gli sviluppi della scienza. Oggi parliamo dunque di uno di loro. Nei nostri appuntamenti settimanali  ci capita spesso di parlare di Newton, quasi sempre a proposito della legge di gravitazione universale. Ma Newton è stato molto più dello scopritore di questa legge, pur fondamentale, della fisica. Ha condensato con le sue numerose opere un’epoca scientifica in uscita dal Rinascimento e dalle nuove visioni sul cosmo di Copernico e Keplero (con l’affermazione del modello di sistema solare dominato dal Sole e non più dalla Terra come centro del mondo). Ci ha condotto, insieme e appena dopo Galileo, nell’era scientifica moderna. Ha geometrizzato le leggi della fisica ed ha costruito la matematica del calcolo infinitesimale, che tanta parte avrebbe avuto negli sviluppi successivi delle teorie fisiche di ogni tipo.

Le pubblicazioni sulla sua opera e figura, da sole, sarebbero appena contenute in una grande biblioteca. Molto più umilmente, circoscrivendo questa breve biografia, oggi ne voglio parlare solo per sintetizzare il personaggio e le opere, sottolineando in particolare alcuni aspetti della sua complessa personalità che per molti versi tanta parte ha avuto nella sua vita, nella diffusione delle sue opere, e nella sua  anomala inclinazione ai rapporti  personali e sociali.
 

                                               Esperimenti sulla luce         
                              
 
 
                           il  suo primo modello di telescopio riflettore
 

Isaac Newton nasce  già orfano di padre il 4 gennaio 1643, secondo il calendario gregoriano attuale, nel villaggio di Woolsthorpe (Lincolnshire inglese). La madre, a 3 anni, lo lascerà alle cure della nonna materna per risposarsi con il pastore Barnabas Smith e solo dopo la morte di questi lo riaccoglierà in famiglia. L’abbandono iniziale della madre avrà conseguenze psicologiche determinanti nel futuro di Isaac e segnerà un’alternanza affettiva di rapporti fino alla morte di lei. Diversi autori concordano nel segnalare che questi due eventi, la nascita senza il padre e la separazione dalla madre, vista come rigetto, segnarono in profondità la complessa personalità del genio inglese.

Secondo questo approccio, la figura del padre scomparso sarà sostituita da quella di Dio Padre, con la sua ricerca  continua e appassionata della “verità” attraverso la scienza, la teologia, l’alchimia. Del pari, la sua necessità di affermazione nei diversi campi del sapere si articolerà mostrando una particolare aggressività verso coloro che si azzarderanno ad esporre critiche al suo diverso operato.

Inizia gli studi elementari nel villaggio e quelli medi nella vicina Grantham, senza distinguersi in alcuna disciplina. Introverso e litigioso, si appassiona alla costruzione di stravaganti invenzioni (modellini di orologi ad acqua, strumenti astronomici, meridiane…). A 10 anni l’eredità del patrigno gli consente di proseguire gli studi, ma nel 1658 la madre lo costringe ad interromperli per occuparsi delle loro fattorie e proprietà, con risultati deludenti che si aggiungono alla derisione dei suoi stessi contadini. Nella biblioteca dello zio farmacista legge di alchimia, matematica, astronomia ed è spinto ad iscriversi all’università di Cambridge nel 1661. Inizia un periodo scientificamente prolifico, tanto che  4 anni dopo ha già al suo attivo diverse scoperte matematiche, compreso l’inizio dello sviluppo del calcolo infinitesimale, 10 anni prima di Leibnitz. La contesa tra i due durerà a lungo, dovuta  anche al fatto che Newton è sempre molto restio a pubblicare i risultati delle sue scoperte, generando equivoci sulla loro attribuzione di paternità. Liquiderà i problemi di priorità in seguito, dicendo che “i secondi inventori non hanno diritti” e tratterà in tal modo sia Leibnitz che Hooke, altro suo “grande nemico”. Nel 1669 diviene professore lucasiano di matematica al Trinity College e nei 3 anni successivi si occuperà di ottica: prismi, rifrazione, lenti, teoria dei colori, invenzione del telescopio riflettore. Ma è nel 1687 che in latino viene pubblicato il suo capolavoro Philosophiae naturalis Principia mathematica (brevemente detto Principia), opera monumentale che riunisce buona parte delle sue idee sulla dinamica, la meccanica celeste, la gravitazione universale, le maree, la precessione degli equinozi.
 
 

                                   La prima edizione dei “Principia”   
 
   
 
 
                                        legge di gravitazione universale

 

Nel 1696 è nominato direttore della Zecca di Stato e nel 1703 presidente della Royal Society, la maggiore associazione scientifica del tempo. E’ da questo pulpito che risolve a suo favore la disputa con Leibnitz sull’invenzione del calcolo infinitesimale, dopo ben  30 anni. Non si sposa mai. Muore, ricco e famoso, il 31 marzo 1727 : gli viene riservato un funerale faraonico e la sepoltura  nell’abbazia di Westminster.

Non vi  è settore della fisica, della geometria e della matematica dove Newton non abbia indagato, scritto, formulato ipotesi e leggi. Oggi lo ricordiamo come uno dei maggiori scienziati di ogni tempo, in particolare per quella legge di gravitazione universale che afferma che due corpi qualsiasi nell’universo si attirano sempre con una forza direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.

Ma Newton è stato anche un esegeta biblico, un seguace dell’arianesimo (delle 3 persone della Trinità cristiana, Padre, Figlio e Spirito Santo, solo il Padre per lui ha natura divina) e, diremmo con termini odierni, anche  un apprendista stregone: celebre il suo impegno nell’alchimia, a cui giunse dopo serie ricerche chimiche sulle sostanze in generale. Sta di fatto che, adiacente al suo appartamento al Trinity, c’era una stanza-laboratorio con un forno sempre acceso, storte, alambicchi, prodotti chimici. Il suo interesse per l’alchimia non era tanto la ricerca della pietra filosofale o l’elisir di giovinezza, come banalmente si potrebbe pensare, ma una ricerca sperimentale sistematica sulla struttura e le trasformazioni della “materia creata da Dio”. Troviamo qui un Newton manipolatore del tossico mercurio, aspiratore delle esalazioni mefitiche uscenti dai forni, e forse anche tutto questo fu responsabile del grave esaurimento nervoso che lo colpì nel 1693, con tracce di disordine mentale, testimoniate da diverse lettere ad amici, e da una forte depressione.
 

 

Per inciso, i suoi studi sui metalli e sulle leghe gli torneranno utili nella direzione della Zecca di Londra, nello smascherare falsari e profittatori di moneta che mandò a morte senza alcuna remora, ma con il sottile piacere del giustiziere. A lui dobbiamo anche la zigrinatura trasversale sul bordo delle monete, per evitare l’abrasione della polvere d’oro.

Studioso dei grandi del passato, affermava “ Platone è mio amico, Aristotele è mio amico, ma la verità è ancor più mia amica”. E ancora: “Se ho visto più lontano è perché stavo sulle spalle di giganti”.

Volendo tentare un compendio generale sull’uomo Newton lo si potrebbe definire aggressivo, ombroso, vendicativo, misantropo, originale, misogino, nonchè geniale. Ed è in un simile guazzabuglio di distorte caratteristiche della personalità, per dirla oggi, che ritroviamo uno dei maggiori ingegni scientifici di tutti i tempi.

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento