NEWTON,
scienziato molto originale
Una rubrica come la
nostra credo che, ogni tanto, debba occuparsi anche dei grandi scienziati
che hanno segnato profondamente gli
sviluppi della scienza. Oggi parliamo dunque di uno di loro. Nei nostri
appuntamenti settimanali ci capita
spesso di parlare di Newton, quasi sempre a proposito della legge di
gravitazione universale. Ma Newton è stato molto più dello scopritore di questa
legge, pur fondamentale, della fisica. Ha condensato con le sue numerose opere
un’epoca scientifica in uscita dal Rinascimento e dalle nuove visioni sul cosmo
di Copernico e Keplero (con l’affermazione del modello di sistema solare
dominato dal Sole e non più dalla Terra come centro del mondo). Ci ha condotto,
insieme e appena dopo Galileo, nell’era scientifica moderna. Ha geometrizzato
le leggi della fisica ed ha costruito la matematica del calcolo infinitesimale,
che tanta parte avrebbe avuto negli sviluppi successivi delle teorie fisiche di
ogni tipo.
Le pubblicazioni sulla
sua opera e figura, da sole, sarebbero appena contenute in una grande
biblioteca. Molto più umilmente, circoscrivendo questa breve biografia, oggi ne
voglio parlare solo per sintetizzare il personaggio e le opere, sottolineando
in particolare alcuni aspetti della sua complessa personalità che per molti
versi tanta parte ha avuto nella sua vita, nella diffusione delle sue opere, e
nella sua anomala inclinazione ai
rapporti personali e sociali.
Esperimenti sulla
luce
il suo
primo modello di telescopio riflettore
Isaac Newton nasce già orfano di padre il 4 gennaio 1643, secondo
il calendario gregoriano attuale, nel villaggio di Woolsthorpe (Lincolnshire
inglese). La madre, a 3 anni, lo lascerà alle cure della nonna materna per
risposarsi con il pastore Barnabas Smith e solo dopo la morte di questi lo
riaccoglierà in famiglia. L’abbandono iniziale della madre avrà conseguenze
psicologiche determinanti nel futuro di Isaac e segnerà un’alternanza affettiva
di rapporti fino alla morte di lei. Diversi autori concordano nel segnalare che
questi due eventi, la nascita senza il padre e la separazione dalla madre,
vista come rigetto, segnarono in profondità la complessa personalità del genio
inglese.
Secondo questo
approccio, la figura del padre scomparso sarà sostituita da quella di Dio
Padre, con la sua ricerca continua e appassionata
della “verità” attraverso la scienza, la teologia, l’alchimia. Del pari, la sua
necessità di affermazione nei diversi campi del sapere si articolerà mostrando
una particolare aggressività verso coloro che si azzarderanno ad esporre
critiche al suo diverso operato.
Inizia gli studi
elementari nel villaggio e quelli medi nella vicina Grantham, senza
distinguersi in alcuna disciplina. Introverso e litigioso, si appassiona alla
costruzione di stravaganti invenzioni (modellini di orologi ad acqua, strumenti
astronomici, meridiane…). A 10 anni l’eredità del patrigno gli consente di
proseguire gli studi, ma nel 1658 la madre lo costringe ad interromperli per
occuparsi delle loro fattorie e proprietà, con risultati deludenti che si
aggiungono alla derisione dei suoi stessi contadini. Nella biblioteca dello zio
farmacista legge di alchimia, matematica, astronomia ed è spinto ad iscriversi
all’università di Cambridge nel 1661. Inizia un periodo scientificamente
prolifico, tanto che 4 anni dopo ha già
al suo attivo diverse scoperte matematiche, compreso l’inizio dello sviluppo
del calcolo infinitesimale, 10 anni prima di Leibnitz. La contesa tra i due
durerà a lungo, dovuta anche al fatto
che Newton è sempre molto restio a pubblicare i risultati delle sue scoperte,
generando equivoci sulla loro attribuzione di paternità. Liquiderà i problemi
di priorità in seguito, dicendo che “i secondi inventori non hanno diritti” e
tratterà in tal modo sia Leibnitz che Hooke, altro suo “grande nemico”. Nel
1669 diviene professore lucasiano di matematica al Trinity College e nei 3 anni
successivi si occuperà di ottica: prismi, rifrazione, lenti, teoria dei colori,
invenzione del telescopio riflettore. Ma è nel 1687 che in latino viene
pubblicato il suo capolavoro Philosophiae
naturalis Principia mathematica (brevemente detto Principia), opera monumentale che riunisce buona parte delle sue
idee sulla dinamica, la meccanica celeste, la gravitazione universale, le
maree, la precessione degli equinozi.
La prima edizione dei
“Principia”
legge di gravitazione universale
Nel 1696 è nominato
direttore della Zecca di Stato e nel 1703 presidente della Royal Society, la
maggiore associazione scientifica del tempo. E’ da questo pulpito che risolve a
suo favore la disputa con Leibnitz sull’invenzione del calcolo infinitesimale, dopo
ben 30 anni. Non si sposa mai. Muore,
ricco e famoso, il 31 marzo 1727 : gli viene riservato un funerale faraonico e
la sepoltura nell’abbazia di
Westminster.
Non vi è settore della fisica, della geometria e
della matematica dove Newton non abbia indagato, scritto, formulato ipotesi e
leggi. Oggi lo ricordiamo come uno dei maggiori scienziati di ogni tempo, in
particolare per quella legge di gravitazione universale che afferma che due
corpi qualsiasi nell’universo si attirano sempre con una forza direttamente
proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al
quadrato della loro distanza.
Ma Newton è stato anche
un esegeta biblico, un seguace dell’arianesimo (delle 3 persone della Trinità
cristiana, Padre, Figlio e Spirito Santo, solo il Padre per lui ha natura
divina) e, diremmo con termini odierni, anche un apprendista stregone: celebre il suo
impegno nell’alchimia, a cui giunse dopo serie ricerche chimiche sulle sostanze
in generale. Sta di fatto che, adiacente al suo appartamento al Trinity, c’era
una stanza-laboratorio con un forno sempre acceso, storte, alambicchi, prodotti
chimici. Il suo interesse per l’alchimia non era tanto la ricerca della pietra
filosofale o l’elisir di giovinezza, come banalmente si potrebbe pensare, ma
una ricerca sperimentale sistematica sulla struttura e le trasformazioni della “materia
creata da Dio”. Troviamo qui un Newton manipolatore del tossico mercurio,
aspiratore delle esalazioni mefitiche uscenti dai forni, e forse anche tutto
questo fu responsabile del grave esaurimento nervoso che lo colpì nel 1693, con
tracce di disordine mentale, testimoniate da diverse lettere ad amici, e da una
forte depressione.
Per inciso, i suoi
studi sui metalli e sulle leghe gli torneranno utili nella direzione della
Zecca di Londra, nello smascherare falsari e profittatori di moneta che mandò a
morte senza alcuna remora, ma con il sottile piacere del giustiziere. A lui
dobbiamo anche la zigrinatura trasversale sul bordo delle monete, per evitare
l’abrasione della polvere d’oro.
Studioso dei grandi del
passato, affermava “ Platone è mio amico, Aristotele è mio amico, ma la verità
è ancor più mia amica”. E ancora: “Se ho visto più lontano è perché stavo sulle
spalle di giganti”.
Volendo tentare un
compendio generale sull’uomo Newton lo si potrebbe definire aggressivo,
ombroso, vendicativo, misantropo, originale, misogino, nonchè geniale. Ed è in
un simile guazzabuglio di distorte caratteristiche della personalità, per dirla
oggi, che ritroviamo uno dei maggiori ingegni scientifici di tutti i tempi.





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