ASTRONOMIA ED
ASTROLOGIA
ASTROLOGIA. Com’è nata: una lunga storia
Ivan Spelti (2/4/2017)
Questo
lungo articolo ne riunisce tre, pubblicati in successione settimanale.
1
Finalmente ci siamo
arrivati, direte voi. L’autore di queste pagine della scienza ha deciso di parlare anche
dell’astrologia. Affronterò l’argomento in tre parti: una prima, di natura
storica, una seconda tecnico-conoscitiva e infine l’ultima di natura più
scientifica, esprimendo il mio pensiero sul mondo dell’astrologia. In questa
prima parte, storico-generale, la prenderò alla larga, ma capirete perché.
Cosa intendiamo per astrologia? Un insieme di
dottrine il cui scopo è quello di rendere conoscibile il destino futuro degli
uomini mediante opportune interpretazioni delle vicende astrali. Il fondamento
dell’astrologia consiste nel presupposto
che esista una stretta corrispondenza tra il divenire degli eventi umani e le
diverse e successive posizioni occupate dai corpi celesti nel firmamento.
Conoscere il futuro dello spostamento degli astri vuol dire conoscere, per
l’astrologo, il futuro di ognuno di noi
o degli eventi ai quali siamo collegati.
A tal proposito è
opportuno rilasciare subito una dichiarazione. Lo scienziato, in generale,
considera tutto questo inaccettabile, utopistico, e frutto di un sapere
sterile, falso, pregiudizievole. Ne deriva l’universale discredito che
circonda di norma gli astrologi e le
loro dottrine, fino a considerare l’astrologia una “sapienza divinatoria” che
non offre alcuna seria garanzia di plausibilità.
Tuttavia, gli uomini
non hanno sempre condiviso questa opinione. Fino a 3-4 secoli fa le dottrine
astrologiche erano annoverate tra le più significative espressioni della
conoscenza umana. Nei tempi ancora più antichi, l’astrologia fu spesso intesa
come sintesi di ogni possibile sapere: filosofico, morale, religioso, politico,
e naturalmente scientifico. Gli uomini di pensiero non erano certo estranei a
questa posizione. Ne troviamo i cultori tra i più alti ingegni del
Rinascimento. Tributari della sapienza astrologica si proclamarono alchimisti,
medici, naturalisti, anche nel MedioEvo. Gli stessi studiosi del cielo,
considerati tra i più seri, furono spesso astrologi militanti ( Copernico,
Galileo, Keplero), ed è proprio questa la prima sorpresa: uomini di indubbio
ingegno, animati da autentico spirito scientifico, fecero proprie dottrine oggi
considerate inconsistenti come quelle astrologiche. Perché? Com’è potuto
accadere che questi esperti di astronomia dei loro tempi si siano messi anche
al servizio di un’idea incontrollabile e ingiustificata, che abbiano mescolato
accurate misurazioni dei corpi celesti con atteggiamenti divinatori?
La risposta sta nella
genesi stessa dell’orientamento astrologico, in quel particolare intreccio di
fatti, riflessioni, emozioni, che ad un certo momento si presentarono tutte insieme
nella mente di studiosi, ricevettero ordine e forma definita, sintetizzando in
embrione una teoria che in seguito fu convenientemente articolata ed elaborata
fino a farle guadagnare consensi e a
conquistare un predominio culturale destinato a lunga vita.
Questo ci porta a
considerare e comprendere come ricostruire
l’avvicendarsi dei fatti che ne hanno portato alla nascita.
Il passo iniziale, è
quello di capire quali siano stati gli avvenimenti decisivi che hanno
caratterizzato il cammino dell’umanità, a partire dalle più antiche fasi della
sua evoluzione.
Uno di essi è
sicuramente quello della scoperta delle tecniche
agricole, che mutò profondamente l’economia delle comunità che
l’applicarono, determinando radicali trasformazioni nei costumi e nell’organizzazione
sociale dei gruppi. Queste trasformazioni iniziarono con il progressivo
abbandono del nomadismo. Così l’attività preminente divenne l’agricoltura, che
prevalse sulla caccia, e le società tribali poterono stabilizzarsi in sedi
permanenti. Si dovettero garantire le possibilità di sopravvivenza mediante la
costituzione di scorte alimentari, oltre ad elaborare efficienti dispositivi di
sicurezza per la comunità. Una volta imboccata questa strada, le comunità
potevano liberarsi dal tormentoso assillo giornaliero della sopravvivenza ed
estendere la sfera d’interesse a molteplici altre attitudini: nuove invenzioni
tecniche che aumentassero il grado di libertà nei confronti dell’ambiente e
miglioramento della vita sociale organizzata. Sto parlando di affinamento delle
attività artigianali, della nascita delle forme di espressione linguistiche e
figurative, impulso delle attività mentali speculative che finirono per
codificarsi in sintesi di carattere etico-religioso e tentativi di porsi di
fronte al mondo circostante come a qualcosa da comprendere e spiegare.
E’ in questo stadio
dell’evoluzione sociale dell’umanità che inizia a delinearsi la figura dello studioso del cielo, dell’uomo che cede
all’attrazione irresistibile di contemplare ed interrogare gli astri, disposto
a sacrificare sonno e fatica per carpirne i segreti, instancabile nel seguirne
passo a passo con pazienza le loro strane apparizioni ed evoluzioni.
All’inizio, lo
scrutatore del cielo obbediva ad un’esigenza soggettiva, personale, privata.
Tuttavia, il risultato in cui essa sfociava era l’acquisizione di effettive
conoscenze degli eventi celesti che pertanto non potevano restare patrimonio
esclusivo di uno o poche persone: troppo importante e diretta era l’influenza
che tali accadimenti esercitano sulle vicende umane. Infatti, è dai
fenomeni essenzialmente astronomici, in
particolare dal moto degli astri maggiori (Terra compresa) che dipendono
l’alternarsi del giorno e della notte, la rotazione apparente della volta
celeste, il ciclo lunare, le vicende annuali delle stagioni: tutti eventi che
condizionavano e regolavano il ritmo stesso della vita individuale e
collettiva. La conoscenza, anche non troppo approfondita, di tali fenomeni era
già sufficiente a fornire vantaggi decisivi. Si poteva suddividere la misura
del tempo, raccogliere elementi utili per programmare e attuare semine,
raccolti, operazioni agricole generali, elaborare dati preziosi per orientarsi
in luoghi sconosciuti, anche di notte e in mare aperto.
. da quando l’uomo ha iniziato a
interrogarsi sul cielo
astrologi babilonesi riferiscono al re e
registrano dati
In definitiva, le
conseguenze ricavabili dall’incipiente sapere astronomico doveva apparire una
conquista straordinaria e di incalcolabile valore. Parallelamente, da interesse
privato l’osservazione degli astri si trasformava in rilevante interesse
pubblico, per la comunità, e coloro che se ne occupavano vedevano aumentato il
loro prestigio, ottenendo di vedersi riconosciuti come membri attivi del corpo
sociale in qualità di cultori e depositari del loro stesso sapere, acquistando
una ben determinata fisionomia pubblica ed importanza.
Fu dunque opportuno
che per loro venisse coniato un nome che ricordasse che erano “parlatori, discorritori di astri”,
ovvero con voce greca ASTROLOGI.
In certi casi, le
loro conoscenze del cielo consentivano
la possibilità di prevedere, predire, futuri comportamenti per gli astri.
Occorre tuttavia chiarire che la sapienza di quei primi “parlatori di astri”
non si configurò subito come dottrina volta a vaticinare il destino, ma solo
come effettivo sapere delle cose celesti, estraneo all’arte di divinare il
futuro.
La loro attenzione
esclusiva all’osservare senza preconcetti, misurare, comparare, catalogare, li
portò ad iniziare un’autentica scienza, la più antica e prestigiosa tra lo
sviluppo delle conoscenze di quel lontano passato. Così facendo, atteggiandosi
a quello che oggi chiamiamo “gli scienziati”, erano ben lontani dal livello
intellettuale delle loro comunità scarsamente alfabetizzate che finirono per
assegnare loro ruoli sia personali che, diremmo oggi, scientifici, di potere.
In seguito, tutto divenne consecutivo. Chi sapeva prevedere l’esatto numero di lunazioni
che si sarebbero susseguite prima del ritorno della bella stagione per far
germinare le sementi possedeva una straordinaria facoltà: sapeva leggere nel
futuro. Il resto si imponeva da solo e si finì per interrogare l’astrologo
circa l’andamento dei raccolti, il possibile insorgere di epidemie, l’incombere
di una guerra. Se prima gli uomini si dedicavano a pratiche esorcistiche o
magiche per conoscere il futuro e assicurarsi l’esito di un’impresa, in seguito
l’astrologo fu chiamato a squarciare l’oscuro velo del futuro al loro posto.
Ed è qui che appare
la divergenza: lo studio del cielo, da tempo assurto a istituzione pubblica per
i cospicui vantaggi pratici che se ne potevano trarre, venne sempre più
riguardato come possibile mezzo di divinazione del futuro e gli astrologi
finirono per farsi vaticinatori delle sorti della comunità, finendo essi stessi
per credere che il loro cambiamento di ruolo fosse del tutto plausibile, per
quanto spirito autocritico potessero avere. Credettero che un’ampia connessione
universale collegasse terra e cielo, in ciò assimilando l’atteggiamento
aculturale del volgo.
A loro discolpa
potremmo dire oggi che furono vittime del potere straordinario di previsione
insito nella scienza, che utilizzarono ipotesi di lavoro per addivenire a
soluzioni spesso fantasiose nel campo della previsione del futuro. E il cielo
era la migliore palestra!
Mentre i secoli
passavano quegli iniziatori dell’astrologia furono di volta in volta membri di
caste sacerdotali, stregoni, profeti, vaticinatori del re. Ma non dimentichiamo
che il doppio aspetto dell’astrologia antica di cui abbiamo parlato arricchì
costantemente il patrimonio conoscitivo sul cielo, consegnando in Caldea, in
Egitto e poi in Grecia un’immensa raccolta di notizie, scoperte, dati, schemi
interpretativi, da cui derivò tutta l’astronomia che conosciamo: a piccoli
passi, per approssimazioni successive, si delinearono gli scenari della moderna
scienza del cielo. Quando l’aspetto meramente superstizioso della tradizione
astrologica prese il sopravvento, l’astrologia decadde al ruolo di scoperto
pregiudizio e i veri astrologi non vollero venire confusi con i veggenti e gli
indovini che speculavano sul volgo. Se ne vollero distinguere anche nel nome,
definendosi ASTRONOMI (dal greco “nomos”, dò legge). Così nel V secolo a.C.
nacque l’astronomia propriamente detta.
L’astrologo
(J.Vermeer, 1632-1675), Louvre
CONOSCERE L’ASTROLOGIA
La volta scorsa
abbiamo percorso la lunga strada che, storicamente, vide la nascita
dell’astrologia fino a giungere al V secolo a.C. e a sfociare nell’astronomia
propriamente detta, allorquando la cultura greca, acquisite le conoscenze del
sapere orientale coniugarono queste con il nascente pensiero scientifico e
razionale. Si cercò di capire la natura e la manifestazione degli eventi, anche
celesti, con il ragionamento (logos) e non più solo con il mito.
L’amore per la
conoscenza come fine tenderà a sostituire gradatamente il mito con la
razionalità, portando ad una prima scissione tra astrologia e astronomia.
Questo non vuol dire
che venne fatta una netta distinzione tra le osservazioni dei fenomeni celesti
e le loro attribuzioni all’uomo e/o alla comunità: tanto è vero che per 2.000
anni le cose proseguirono mescolate e
intersecate anche per quegli scienziati (Copernico, Keplero) che ci
porteranno nell’era moderna della scienza. Tra l’altro, semplici problemi di
guadagnarsi la pagnotta giornaliera (pensiamo a Keplero impegnato per tutta la
vita anche a sfornare oroscopi) suggerivano loro ancora la commistione degli
aspetti previsionali umani con quelli celesti. Fare l’oroscopo al re,
dopotutto, non impediva nel chiuso di una torretta d’osservazione di inseguire
nuove idee sul moto dei pianeti!
Ci occuperemo, per
circoscrivere l’argomento, solo dell’astrologia occidentale, che tuttavia
organizza e rinnova le tradizioni astrologiche africane e islamiche,
medio-orientali (Persiani, Caldei) ed europee a partire dall’VIII secolo a.C.,
fondata sul Tetrabiblos di Tolomeo, opera del II secolo che giunge a
noi nel XIII secolo insieme all’Almagesto: di quel periodo, Giovanni di
Sacrobosco in Inghilterra e Guido Bonatti da Forlì sono i più famosi esponenti e commentatori.
L’astrologia pervenuta da quel tempo è basata
sullo sviluppo degli oroscopi, nei quali le predizioni sono articolate sulle posizioni di determinati corpi celesti del
sistema solare, in un certo momento e in un certo luogo. Gran parte degli
oroscopi sono basati sul periodo dell’anno di nascita, che coincide con il
passaggio del Sole in un determinato segno zodiacale.
Iniziamo, dunque, con
qualche riferimento tecnico sull’astrologia.
Gli elementi
utilizzati si possono dividere in 4
categorie: PIANETI, CASE, SEGNI ZODIACALI, ASPETTI RELAZIONALI. L’analisi dell’astrologo parte
dalla stesura della carta del cielo di
nascita della persona: bisogna conoscere luogo e ora precisa di nascita. In
seguito, l’astrologo calcola l’ascendente (punto dove l’orizzonte orientale terrestre
incontra lo Zodiaco e rappresenta l’ inizio della casa).

Seguono alcune
tecniche di diversa individuazione in base al segno zodiacale, calcolo delle
posizioni dei pianeti sull’eclittica e la deduzione della carta astrologica del
soggetto. Oggi si può computerizzare facilmente il tutto, ma non dimentichiamo
che il computer viene istruito da un programma prescelto e magari ciascuno ha
il suo preferito.
Oltre alle tecniche
riassunte, interviene la “sensibilità
interpretativa”, che analizza le relazioni di ogni pianeta con il segno
zodiacale e con la casa in cui è collocato, gli aspetti dei pianeti tra loro,
tra i pianeti e i punti cardinali, l’importanza delle case in base ai pianeti
presenti, e così via.
Ognuna di queste
relazioni porta a vari significati, a volte contrastanti, facendone risaltare anche
le difficoltà interpretative, che vengono poi risolte dalla sensibilità
dell’astrologo al fine di offrire un quadro complessivo che egli ritiene
coerente e unitario. Resta ferma la convinzione che la circostanza della
nascita, nel luogo e nel tempo, rappresenti l’impronta caratteriale ed il
destino del soggetto, che tuttavia può sottrarsi (in parte) all’influenza degli
astri mediante il libero arbitrio ( cosa significhi non è ben chiaro).
I pianeti
possiederebbero caratteristiche di esaltazione o caduta nell’influenzare il
destino. Lo Zodiaco viene suddiviso in 12 case in base al moto terrestre. Vi
sono oroscopi “solari”, dovuti annualmente al ritorno del Sole nella stessa
posizione, e oroscopi “progressivi” che interessano l’intera serie di
avvenimenti della vita individuale. Le diverse scuole astrologiche sono classificate con nomi del
tipo: astrologia psicologica, umanistica o transpersonale, previsionale,
siderale, evolutiva, attiva, dialettica, astrogeografica, cosmobiologica. La
conclamata complessità dell’oroscopo fa si che gli stessi astrologi diano poca credibilità al cosiddetto
“oroscopo giornaliero” dei media (giornali, TV).
In definitiva
possiamo dire che, se la base dell’astrologia risiede nelle nozioni
astronomiche e trigonometriche (ovvero, geometrico-matematiche) comuni a noi
tutti, l’associazione a tali nozioni viene fatta presupponendo una diversa
capacità di percepire, riconoscere, interpretare lo spirito interiore dei
simboli astrologici. Vi è dunque una componente
“esoterica” che ricorda l’ancestrale cerchia degli “iniziati ai misteri”
tipica dei lontani maestri di pensiero. Il fatto che l’astrologo “senta dentro
di sé i segni e i pianeti” è una delle critiche che vengono mosse
all’astrologia e la escludono oggi secondo molti dal circuito della vera scienza.
Con un grande balzo,
portiamoci quindi ai nostri giorni e vediamo se, come, quando, perché, esistono o meno le ragioni affinchè
astrologia e astronomia possano continuare a parlarsi. Qualunque scienza, per
sua stessa natura, deve essere previsionale: come dire che la sua
“autorità riconosciuta” consiste
nell’efficacia di formulare predizioni corrette, il che comporta il valor
massimo di probabilità previsionale. E’ ovvio che ogni tecnica “divinatoria” in
quanto tale, si chiami astrologia, magia, cartomanzia, o altro, è al valore più
basso di probabilità previsionale. Senza tacere delle richieste caratteristiche
di sperimentazione e del suo controllo, secondo il metodo galileiano che
costituisce l’ossatura della moderna scienza.
In questo quadro, fin
dai tempi lontani (Lucrezio, Cicerone) non sono mancate critiche all’astrologia
che venendo a noi possono essere riassunte in: 1) posizione nel cielo dei segni
zodiacali, che risalgono a millenni fa e non sono più relazionati con le
costellazioni di allora per effetto della precessione degli equinozi; 2) non viene considerata la costellazione
dell’Ofiuco, in mezzo allo Zodiaco; 3)
nel sistema solare vi sono tantissimi corpi minori di dimensioni paragonabili a
piccoli pianeti che non possono essere trascurati; 4) in passato non sono mai
comparsi nell’astrologia i pianeti Urano, Nettuno, Plutone, considerati solo
dopo la loro scoperta, da fine ‘700 in poi (ma essi esistevano anche prima, per
cui la loro supposta influenza doveva essere recepita); 5) due gemelli
dovrebbero condividere lo stesso oroscopo; 6) la forza gravitazionale dei
pianeti non può dar luogo ad alcun
previsto effetto astrologico. Nel mio articolo “La Luna influenza le
nascite?” ho calcolato che la forza gravitazionale del sistema ostetrica-nascituro
è molto molto maggiore di quella di Giove al momento della nascita. Si potrebbe
continuare con le altre osservazioni e critiche. Per non parlare delle mancate
prove sull’ipotesi di una relazione tra
movimenti celesti e destino degli individui, la vaghezza e l’arbitrio delle
interpretazioni, e così via.
Naturalmente gli
astrologi hanno cercato di dare risposte a tali critiche e, se volete, potrete
analizzare nel Web più in dettaglio il
contraddittorio tra l’astrologia e la scienza “ufficiale”, fatto di distinguo,
accettazioni, negazioni, e a volte di contrasti violenti. Spesso gli astrologi
hanno anche chiamato in causa i padri della scienza moderna, da Galileo a
Newton ad Einstein, per uscire dall’angolo in cui rischiavano di essere
confinati. Ma credo sia servito a poco.
3
ASTROLOGIA E
ASTRONOMIA
Nelle due precedenti
puntate ho dato conto di una prima legittima commistione tra astrologia e
astronomia in senso storico, e successivamente ho evidenziato il loro
differenziarsi negli obiettivi e negli interessi con la nascita della moderna
scienza, fino ad evidenziarne i contrasti.
Tuttavia, quali che siano
oggi questi contrasti tra astrologia ed astronomia, c’è un fattore fondamentale di differenziazione: l’astrologia resta ancorata ad una visione
di fondo “geocentrica ed antropocentrica” del mondo, mentre l’astronomia
non solo è “eliocentrica”, ma ogni giorno allarga le conoscenze sull’universo
lontano e relativizza l’importanza della presenza dell’uomo nel cosmo
(principio copernicano generalizzato). In generale, operano quindi in modo non
solo diverso ma contrario tra loro. Anche se ci piace coltivare l’orticello
individuale, siamo fuori da una visione scientifica moderna del nostro posto
nel mondo.
Non esistono
congiunzioni astrologiche: esistono solo quelle astronomiche, ossia
allineamenti di oggetti celesti sui quali non ha senso fare speculazioni
previsionali in funzione delle costellazioni zodiacali in cui tali eventi si
manifestano. Come non esiste, a rigore, alcuna costellazione! Come sapete le
costellazioni sono arbitrarie interpretazioni che gli uomini hanno dato fin
dall’antichità a certi gruppi di stelle che oggi sappiamo essere profondamente
diverse per la distanza e la natura fisico-chimica. C’è un nome associato a
queste interpretazioni: PAREIDOLIA (l’illusione che ci porta ad associare forme
casuali di oggetti a profili noti o che ci piacciono). In altre zone
dell’universo lontano dalla Terra non vedremo mai la testa di un Toro o di un
Delfino: è una delle tante cose che si insegnano agli astronauti.
L’astronomia è
feconda di previsioni e risultati, e non
da oggi. Pensiamo ad Halley, l’astronomo del tempo di Newton, che previde il
ritorno periodico della cometa, alle perturbazioni gravitazionali che,
calcolate, permisero di scoprire una moltitudine di oggetti minori nel sistema
solare ( e non parliamo solo di asteroidi, ma di pianeti come Urano e Nettuno).
Nessuna anticipazione astrologica poteva occuparsene. In definitiva, la
sconfitta dell’astrologia divenne inevitabile con il moltiplicarsi dei successi
dell’astronomia e con il diffondersi del metodo scientifico propriamente detto
in ogni settore della ricerca che coinvolgevano matematica, fisica,
osservazioni celesti del profondo cielo.
Oggi poi che lo
studio degli esopianeti (pianeti in sistemi solari diversi dal nostro: ne
conosciamo circa 4.000) è in pieno sviluppo, e con esso la ricerca su questi
ultimi di qualche altra forma di vita, viene da chiedersi come conciliare una
visione astrologica personalizzata con una cosmologica dell’universo nel suo
complesso: quanto e come un terrestre si colloca in questo quadro, quanto e
come leggere nelle stelle e nei pianeti il destino di uomini, cose, eventi?
Mah!
Nel nostro tempo,
l’astrologia ha perduto il doppio prestigio che aveva: quello di essere insieme
religione e scienza, dottrina e pratica “politica” in senso lato. Ciò
nonostante, il numero degli astronomi è oggi assai inferiore a quello dei loro
ex colleghi astrologi, come dire che l’arte di articolare le sole parole è di
gran lunga superiore all’umile lavoro di
adeguata ricerca scientifica. In definitiva ci sono molti più astrologi
che astronomi! Parimenti, l’etichetta che gli astrologi ancora si danno è
“scientifica”, dove con questo termine si intende di tutto, dall’intento
psicologico a quello previsionale-esoterico-divinatorio nel quale la libertà
delle parole e le “sensazioni” costituiscono
un coacervo di presunzione e spesso di ignoranza.
Abili artisti del
confusionismo che a volte si ammanta di psicanalisi junghiana della
sincronicità, peraltro molto attenta a sfuggire nella sua vaghezza al principio
popperiano di falsicabiità, cui ogni
vera scienza deve sottoporsi.
Come dire che per gli astrologi la scienza dell’oracolo non è confutabile.
Ma allora, perché la
gente crede ancora negli oroscopi? Perché in un paese come gli Stati Uniti vi
sono 30 milioni di “credenti astrologici”, più o meno quanti quelli che ancor
oggi restano convinti che l’uomo non sia andato sulla Luna nel 1969, ma sia stato
tutto un trucco della NASA, complice la CIA e l’industria delle tecnologie più
raffinate, vere lobby mondiali?
Il fatto è che come individui abbiamo la tendenza a voler
credere che una certa descrizione sia perfettamente ritagliata per noi,
anche se formulata genericamente: vogliamo autoriconoscerci nei profili
personali che ci vengono offerti. Si chiama “effetto Forer” e non è altro che
un tipo di “effetto Barnum” (quello del circo), di cui abbiamo già parlato in
questa rubrica (La Luna delle nascite).
Vogliamo credere in ciò che ci fa piacere credere, vedere ciò che desideriamo
vedere e che avvenga per il nostro conforto sia quotidiano che per tutto il
nostro ciclo di vita.
E’ la nostra
manifestazione di irrazionalità, che ci dà piacere, che ci fa tirare avanti:
quella che io chiamo una “gestione della
nostra speranza”, ancestralmente ed ambiguamente somigliante ad una
pseudo-religione, molte volte trasversale rispetto al livello culturale medio
individuale.
A volte la gente
dice: lasciateci credere in quello che ci pare e ci fa piacere! Perché negarlo?
Riservo un’ultima
considerazione all’oroscopo giornaliero, ripensando alla mia amica barista dei Gemelli
(?) che, sapendo dei miei studi, prima del cappuccino mi chiedeva di leggerle e
commentarle l’oroscopo sui quotidiani. Invariabilmente ricercava conferme e
vendette verso il marito da cui era separata e al tempo stesso uno spiraglio di
nuova vita sentimentale. Comprensibile, no?
Badate bene che non
mi meraviglio che ogni giornale riporti l’oroscopo, accanto alle informazioni
meteo e alle farmacie di turno. I giornali si devono anche adeguare ai lettori
e tra questi ci sono sicuramente molti che vogliono leggersi l’oroscopo.
Tempo fa ho fatto con
i miei studenti un giochetto. Li ho
invitati a scrivere su 100 foglietti altrettante frasi, articolate o meno, del
tipo “incontrerete una persona
interessante che vi farà battere il cuore”, “non prendete decisioni che vi
potrebbero nuocere”, “fate attenzione alla vostra salute”, “ novità in campo
lavorativo”, “ si profila una grossa vincita”, “anche se il vostro partner si
mostra assente, sappiate che continua ad amarvi”, “Marte non vi è amico”, “non
vi aiuta la Luna”, “ realizzerete i vostri sogni”, “novità in serata”, e via
andare.
Ho invitato a mettere
i biglietti in una cappelliera e ad estrarne 7 alla volta, associandoli ad ogni
segno dell’oroscopo, a caso, e confrontarli con gli oroscopi dei quotidiani,
settimanali e periodici. Scontato il risultato: avevamo fatto l’oroscopo.
Questo potrebbe voler dire che siamo in malafede? Non voglio arrivare a tanto,
ma qualche sospetto viene senza dubbio.
Il fatto è che, come
umani, abbiamo bisogno di credere in quello che ci fa più piacere. Se oggi
l’oroscopo non ci piace, domani ci piacerà. Se la donna non incontrerà oggi
l’amore o l’uomo non vincerà al gratta-e-vinci, potrebbe accadere domani e
quindi va bene così. Crederemo in un migliore destino benigno.
In tre puntate ho
cercato di affrontare l’argomento in modo, credo, sufficientemente completo.
L’ho fatto con serietà e qualche volta con severità.
Scontata, forse, la
conclusione cui sono arrivato, dal momento che mi occupo di divulgazione
scientifica entro i parametri che riconosco scientificamente validi per farlo.
Sono contento se vi
ho fornito spunti di riflessione. In caso diverso, tutti contenti con
l’oroscopo! Avrete, lo stesso, la mia comprensione.
FINE









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