venerdì 14 settembre 2018

ASTRONOMIA - ASTROLOGIA


 
ASTRONOMIA ED ASTROLOGIA

ASTROLOGIA.   Com’è nata:  una lunga storia

Ivan Spelti (2/4/2017)
 

Questo lungo articolo ne riunisce tre, pubblicati in successione settimanale.
 
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Finalmente ci siamo arrivati, direte voi. L’autore di queste pagine della scienza ha deciso di parlare anche dell’astrologia. Affronterò l’argomento in tre parti: una prima, di natura storica, una seconda tecnico-conoscitiva e infine l’ultima di natura più scientifica, esprimendo il mio pensiero sul mondo dell’astrologia. In questa prima parte, storico-generale, la prenderò alla larga, ma capirete perché.

Cosa  intendiamo per astrologia? Un insieme di dottrine il cui scopo è quello di rendere conoscibile il destino futuro degli uomini mediante opportune interpretazioni delle vicende astrali. Il fondamento dell’astrologia consiste nel presupposto che esista una stretta corrispondenza tra il divenire degli eventi umani e le diverse e successive posizioni occupate dai corpi celesti nel firmamento. Conoscere il futuro dello spostamento degli astri vuol dire conoscere, per l’astrologo,  il futuro di ognuno di noi o degli eventi ai quali siamo collegati.

A tal proposito è opportuno rilasciare subito una dichiarazione. Lo scienziato, in generale, considera tutto questo inaccettabile, utopistico, e frutto di un sapere sterile, falso, pregiudizievole. Ne deriva l’universale discredito che circonda  di norma gli astrologi e le loro dottrine, fino a considerare l’astrologia una “sapienza divinatoria” che non offre alcuna seria garanzia di plausibilità.

Tuttavia, gli uomini non hanno sempre condiviso questa opinione. Fino a 3-4 secoli fa le dottrine astrologiche erano annoverate tra le più significative espressioni della conoscenza umana. Nei tempi ancora più antichi, l’astrologia fu spesso intesa come sintesi di ogni possibile sapere: filosofico, morale, religioso, politico, e naturalmente scientifico. Gli uomini di pensiero non erano certo estranei a questa posizione. Ne troviamo i cultori tra i più alti ingegni del Rinascimento. Tributari della sapienza astrologica si proclamarono alchimisti, medici, naturalisti, anche nel MedioEvo. Gli stessi studiosi del cielo, considerati tra i più seri, furono spesso astrologi militanti ( Copernico, Galileo, Keplero), ed è proprio questa la prima sorpresa: uomini di indubbio ingegno, animati da autentico spirito scientifico, fecero proprie dottrine oggi considerate inconsistenti come quelle astrologiche. Perché? Com’è potuto accadere che questi esperti di astronomia dei loro tempi si siano messi anche al servizio di un’idea incontrollabile e ingiustificata, che abbiano mescolato accurate misurazioni dei corpi celesti con atteggiamenti divinatori?

La risposta sta nella genesi stessa dell’orientamento astrologico, in quel particolare intreccio di fatti, riflessioni, emozioni, che ad un certo momento si presentarono tutte insieme nella mente di studiosi, ricevettero ordine e forma definita, sintetizzando in embrione una teoria che in seguito fu convenientemente articolata ed elaborata fino  a farle guadagnare consensi e a conquistare un predominio culturale destinato a lunga vita.

Questo ci porta a considerare e comprendere come ricostruire l’avvicendarsi dei fatti che ne hanno portato alla nascita.

Il passo iniziale, è quello di capire quali siano stati gli avvenimenti decisivi che hanno caratterizzato il cammino dell’umanità, a partire dalle più antiche fasi della sua evoluzione.

Uno di essi è sicuramente quello della scoperta delle tecniche agricole, che mutò profondamente l’economia delle comunità che l’applicarono, determinando radicali trasformazioni nei costumi e nell’organizzazione sociale dei gruppi. Queste trasformazioni iniziarono con il progressivo abbandono del nomadismo. Così l’attività preminente divenne l’agricoltura, che prevalse sulla caccia, e le società tribali poterono stabilizzarsi in sedi permanenti. Si dovettero garantire le possibilità di sopravvivenza mediante la costituzione di scorte alimentari, oltre ad elaborare efficienti dispositivi di sicurezza per la comunità. Una volta imboccata questa strada, le comunità potevano liberarsi dal tormentoso assillo giornaliero della sopravvivenza ed estendere la sfera d’interesse a molteplici altre attitudini: nuove invenzioni tecniche che aumentassero il grado di libertà nei confronti dell’ambiente e miglioramento della vita sociale organizzata. Sto parlando di affinamento delle attività artigianali, della nascita delle forme di espressione linguistiche e figurative, impulso delle attività mentali speculative che finirono per codificarsi in sintesi di carattere etico-religioso e tentativi di porsi di fronte al mondo circostante come a qualcosa da comprendere e spiegare.

E’ in questo stadio dell’evoluzione sociale dell’umanità che inizia a delinearsi la figura dello studioso del cielo, dell’uomo che cede all’attrazione irresistibile di contemplare ed interrogare gli astri, disposto a sacrificare sonno e fatica per carpirne i segreti, instancabile nel seguirne passo a passo con pazienza le loro strane apparizioni ed  evoluzioni.

All’inizio, lo scrutatore del cielo obbediva ad un’esigenza soggettiva, personale, privata. Tuttavia, il risultato in cui essa sfociava era l’acquisizione di effettive conoscenze degli eventi celesti che pertanto non potevano restare patrimonio esclusivo di uno o poche persone: troppo importante e diretta era l’influenza che tali accadimenti esercitano sulle vicende umane. Infatti, è dai fenomeni  essenzialmente astronomici, in particolare dal moto degli astri maggiori (Terra compresa) che dipendono l’alternarsi del giorno e della notte, la rotazione apparente della volta celeste, il ciclo lunare, le vicende annuali delle stagioni: tutti eventi che condizionavano e regolavano il ritmo stesso della vita individuale e collettiva. La conoscenza, anche non troppo approfondita, di tali fenomeni era già sufficiente a fornire vantaggi decisivi. Si poteva suddividere la misura del tempo, raccogliere elementi utili per programmare e attuare semine, raccolti, operazioni agricole generali, elaborare dati preziosi per orientarsi in luoghi sconosciuti, anche di notte e in mare aperto.
 
     

              .                                                                 da quando l’uomo ha iniziato a interrogarsi sul cielo              
                   
 
 
 
                                                                               astrologi babilonesi riferiscono al re e registrano dati


In definitiva, le conseguenze ricavabili dall’incipiente sapere astronomico doveva apparire una conquista straordinaria e di incalcolabile valore. Parallelamente, da interesse privato l’osservazione degli astri si trasformava in rilevante interesse pubblico, per la comunità, e coloro che se ne occupavano vedevano aumentato il loro prestigio, ottenendo di vedersi riconosciuti come membri attivi del corpo sociale in qualità di cultori e depositari del loro stesso sapere, acquistando una ben determinata fisionomia pubblica ed importanza.

Fu dunque opportuno che per loro venisse coniato un nome che ricordasse che erano “parlatori, discorritori di astri”, ovvero con voce greca  ASTROLOGI.

In certi casi, le loro conoscenze  del cielo consentivano la possibilità di prevedere, predire, futuri comportamenti per gli astri. Occorre tuttavia chiarire che la sapienza di quei primi “parlatori di astri” non si configurò subito come dottrina volta a vaticinare il destino, ma solo come effettivo sapere delle cose celesti, estraneo all’arte di divinare il futuro.

La loro attenzione esclusiva all’osservare senza preconcetti, misurare, comparare, catalogare, li portò ad iniziare un’autentica scienza, la più antica e prestigiosa tra lo sviluppo delle conoscenze di quel lontano passato. Così facendo, atteggiandosi a quello che oggi chiamiamo “gli scienziati”, erano ben lontani dal livello intellettuale delle loro comunità scarsamente alfabetizzate che finirono per assegnare loro ruoli sia personali che, diremmo oggi, scientifici, di potere. In seguito, tutto divenne consecutivo. Chi sapeva prevedere l’esatto numero di lunazioni che si sarebbero susseguite prima del ritorno della bella stagione per far germinare le sementi possedeva una straordinaria facoltà: sapeva leggere nel futuro. Il resto si imponeva da solo e si finì per interrogare l’astrologo circa l’andamento dei raccolti, il possibile insorgere di epidemie, l’incombere di una guerra. Se prima gli uomini si dedicavano a pratiche esorcistiche o magiche per conoscere il futuro e assicurarsi l’esito di un’impresa, in seguito l’astrologo fu chiamato a squarciare l’oscuro velo del futuro al loro posto.

Ed è qui che appare la divergenza: lo studio del cielo, da tempo assurto a istituzione pubblica per i cospicui vantaggi pratici che se ne potevano trarre, venne sempre più riguardato come possibile mezzo di divinazione del futuro e gli astrologi finirono per farsi vaticinatori delle sorti della comunità, finendo essi stessi per credere che il loro cambiamento di ruolo fosse del tutto plausibile, per quanto spirito autocritico potessero avere. Credettero che un’ampia connessione universale collegasse terra e cielo, in ciò assimilando l’atteggiamento aculturale del volgo.

A loro discolpa potremmo dire oggi che furono vittime del potere straordinario di previsione insito nella scienza, che utilizzarono ipotesi di lavoro per addivenire a soluzioni spesso fantasiose nel campo della previsione del futuro. E il cielo era la migliore palestra!

Mentre i secoli passavano quegli iniziatori dell’astrologia furono di volta in volta membri di caste sacerdotali, stregoni, profeti, vaticinatori del re. Ma non dimentichiamo che il doppio aspetto dell’astrologia antica di cui abbiamo parlato arricchì costantemente il patrimonio conoscitivo sul cielo, consegnando in Caldea, in Egitto e poi in Grecia un’immensa raccolta di notizie, scoperte, dati, schemi interpretativi, da cui derivò tutta l’astronomia che conosciamo: a piccoli passi, per approssimazioni successive, si delinearono gli scenari della moderna scienza del cielo. Quando l’aspetto meramente superstizioso della tradizione astrologica prese il sopravvento, l’astrologia decadde al ruolo di scoperto pregiudizio e i veri astrologi non vollero venire confusi con i veggenti e gli indovini che speculavano sul volgo. Se ne vollero distinguere anche nel nome, definendosi ASTRONOMI (dal greco “nomos”, dò legge). Così nel V secolo a.C. nacque l’astronomia propriamente detta.
 

L’astrologo (J.Vermeer, 1632-1675), Louvre

 
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CONOSCERE  L’ASTROLOGIA
 

La volta scorsa abbiamo percorso la lunga strada che, storicamente, vide la nascita dell’astrologia fino a giungere al V secolo a.C. e a sfociare nell’astronomia propriamente detta, allorquando la cultura greca, acquisite le conoscenze del sapere orientale coniugarono queste con il nascente pensiero scientifico e razionale. Si cercò di capire la natura e la manifestazione degli eventi, anche celesti, con il ragionamento (logos) e non più solo con il mito.

L’amore per la conoscenza come fine tenderà a sostituire gradatamente il mito con la razionalità, portando ad una prima scissione tra astrologia e astronomia.

Questo non vuol dire che venne fatta una netta distinzione tra le osservazioni dei fenomeni celesti e le loro attribuzioni all’uomo e/o alla comunità: tanto è vero che per 2.000 anni le cose proseguirono mescolate e  intersecate anche per quegli scienziati (Copernico, Keplero) che ci porteranno nell’era moderna della scienza. Tra l’altro, semplici problemi di guadagnarsi la pagnotta giornaliera (pensiamo a Keplero impegnato per tutta la vita anche a sfornare oroscopi) suggerivano loro ancora la commistione degli aspetti previsionali umani con quelli celesti. Fare l’oroscopo al re, dopotutto, non impediva nel chiuso di una torretta d’osservazione di inseguire nuove idee sul moto dei pianeti!

Ci occuperemo, per circoscrivere l’argomento, solo dell’astrologia occidentale, che tuttavia organizza e rinnova le tradizioni astrologiche africane e islamiche, medio-orientali (Persiani, Caldei) ed europee a partire dall’VIII secolo a.C., fondata sul Tetrabiblos  di Tolomeo, opera del II secolo che giunge a noi nel XIII secolo insieme all’Almagesto: di quel periodo, Giovanni di Sacrobosco in Inghilterra e Guido Bonatti da Forlì sono i più famosi  esponenti e commentatori.

 L’astrologia pervenuta da quel tempo è basata sullo sviluppo degli oroscopi, nei quali le predizioni sono articolate sulle posizioni di determinati corpi celesti del sistema solare, in un certo momento e in un certo luogo. Gran parte degli oroscopi sono basati sul periodo dell’anno di nascita, che coincide con il passaggio del Sole in un determinato segno zodiacale.

Iniziamo, dunque, con qualche riferimento tecnico sull’astrologia.

Gli elementi utilizzati  si possono dividere in 4 categorie: PIANETI, CASE, SEGNI ZODIACALI, ASPETTI  RELAZIONALI. L’analisi dell’astrologo parte dalla stesura della carta del cielo di nascita della persona: bisogna conoscere luogo e ora precisa di nascita. In seguito, l’astrologo calcola l’ascendente (punto dove l’orizzonte orientale terrestre incontra lo Zodiaco e rappresenta l’ inizio della casa).
 


Seguono alcune tecniche di diversa individuazione in base al segno zodiacale, calcolo delle posizioni dei pianeti sull’eclittica e la deduzione della carta astrologica del soggetto. Oggi si può computerizzare facilmente il tutto, ma non dimentichiamo che il computer viene istruito da un programma prescelto e magari ciascuno ha il suo preferito.

Oltre alle tecniche riassunte, interviene la “sensibilità interpretativa”, che analizza le relazioni di ogni pianeta con il segno zodiacale e con la casa in cui è collocato, gli aspetti dei pianeti tra loro, tra i pianeti e i punti cardinali, l’importanza delle case in base ai pianeti presenti, e così via.
 
 





 


Ognuna di queste relazioni porta a vari significati, a volte contrastanti, facendone risaltare anche le difficoltà interpretative, che vengono poi risolte dalla sensibilità dell’astrologo al fine di offrire un quadro complessivo che egli ritiene coerente e unitario. Resta ferma la convinzione che la circostanza della nascita, nel luogo e nel tempo, rappresenti l’impronta caratteriale ed il destino del soggetto, che tuttavia può sottrarsi (in parte) all’influenza degli astri mediante il libero arbitrio ( cosa significhi non è ben chiaro).

I pianeti possiederebbero caratteristiche di esaltazione o caduta nell’influenzare il destino. Lo Zodiaco viene suddiviso in 12 case in base al moto terrestre. Vi sono oroscopi “solari”, dovuti annualmente al ritorno del Sole nella stessa posizione, e oroscopi “progressivi” che interessano l’intera serie di avvenimenti della vita individuale. Le diverse scuole  astrologiche sono classificate con nomi del tipo: astrologia psicologica, umanistica o transpersonale, previsionale, siderale, evolutiva, attiva, dialettica, astrogeografica, cosmobiologica. La conclamata complessità dell’oroscopo fa si che gli stessi astrologi  diano poca credibilità al cosiddetto “oroscopo giornaliero” dei media (giornali, TV).

In definitiva possiamo dire che, se la base dell’astrologia risiede nelle nozioni astronomiche e trigonometriche (ovvero, geometrico-matematiche) comuni a noi tutti, l’associazione a tali nozioni viene fatta presupponendo una diversa capacità di percepire, riconoscere, interpretare lo spirito interiore dei simboli astrologici. Vi è dunque una componente “esoterica” che ricorda l’ancestrale cerchia degli “iniziati ai misteri” tipica dei lontani maestri di pensiero. Il fatto che l’astrologo “senta dentro di sé i segni e i pianeti” è una delle critiche che vengono mosse all’astrologia e la escludono oggi secondo molti  dal circuito della  vera scienza.

Con un grande balzo, portiamoci quindi ai nostri giorni e vediamo se, come, quando,  perché, esistono o meno le ragioni affinchè astrologia e astronomia possano continuare a parlarsi. Qualunque scienza, per sua stessa natura, deve essere previsionale: come dire che la sua “autorità  riconosciuta” consiste nell’efficacia di formulare predizioni corrette, il che comporta il valor massimo di probabilità previsionale. E’ ovvio che ogni tecnica “divinatoria” in quanto tale, si chiami astrologia, magia, cartomanzia, o altro, è al valore più basso di probabilità previsionale. Senza tacere delle richieste caratteristiche di sperimentazione e del suo controllo, secondo il metodo galileiano che costituisce l’ossatura della moderna scienza.

In questo quadro, fin dai tempi lontani (Lucrezio, Cicerone) non sono mancate critiche all’astrologia che venendo a noi possono essere riassunte in: 1) posizione nel cielo dei segni zodiacali, che risalgono a millenni fa e non sono più relazionati con le costellazioni di allora per effetto della precessione degli equinozi;  2) non viene considerata la costellazione dell’Ofiuco, in mezzo allo Zodiaco;  3) nel sistema solare vi sono tantissimi corpi minori di dimensioni paragonabili a piccoli pianeti che non possono essere trascurati; 4) in passato non sono mai comparsi nell’astrologia i pianeti Urano, Nettuno, Plutone, considerati solo dopo la loro scoperta, da fine ‘700 in poi (ma essi esistevano anche prima, per cui la loro supposta influenza doveva essere recepita); 5) due gemelli dovrebbero condividere lo stesso oroscopo; 6) la forza gravitazionale dei pianeti non può dar luogo ad alcun  previsto effetto astrologico. Nel mio articolo “La Luna influenza le nascite?” ho calcolato che la forza gravitazionale del sistema ostetrica-nascituro è molto molto maggiore di quella di Giove al momento della nascita. Si potrebbe continuare con le altre osservazioni e critiche. Per non parlare delle mancate prove sull’ipotesi di una relazione  tra movimenti celesti e destino degli individui, la vaghezza e l’arbitrio delle interpretazioni, e così via.

Naturalmente gli astrologi hanno cercato di dare risposte a tali critiche e, se volete, potrete analizzare  nel Web più in dettaglio il contraddittorio tra l’astrologia e la scienza “ufficiale”, fatto di distinguo, accettazioni, negazioni, e a volte di contrasti violenti. Spesso gli astrologi hanno anche chiamato in causa i padri della scienza moderna, da Galileo a Newton ad Einstein, per uscire dall’angolo in cui rischiavano di essere confinati. Ma credo sia  servito a poco.
 
 
 
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              ASTROLOGIA  E   ASTRONOMIA
 
Nelle due precedenti puntate ho dato conto di una prima legittima commistione tra astrologia e astronomia in senso storico, e successivamente ho evidenziato il loro differenziarsi negli obiettivi e negli interessi con la nascita della moderna scienza, fino ad evidenziarne i contrasti.
Tuttavia, quali che siano oggi questi contrasti tra astrologia ed astronomia, c’è un fattore  fondamentale di differenziazione: l’astrologia resta ancorata ad una visione di fondo “geocentrica ed antropocentrica” del mondo, mentre l’astronomia non solo è “eliocentrica”, ma ogni giorno allarga le conoscenze sull’universo lontano e relativizza l’importanza della presenza dell’uomo nel cosmo (principio copernicano generalizzato). In generale, operano quindi in modo non solo diverso ma contrario tra loro. Anche se ci piace coltivare l’orticello individuale, siamo fuori da una visione scientifica moderna del nostro posto nel mondo.
Non esistono congiunzioni astrologiche: esistono solo quelle astronomiche, ossia allineamenti di oggetti celesti sui quali non ha senso fare speculazioni previsionali in funzione delle costellazioni zodiacali in cui tali eventi si manifestano. Come non esiste, a rigore, alcuna costellazione! Come sapete le costellazioni sono arbitrarie interpretazioni che gli uomini hanno dato fin dall’antichità a certi gruppi di stelle che oggi sappiamo essere profondamente diverse per la distanza e la natura fisico-chimica. C’è un nome associato a queste interpretazioni: PAREIDOLIA (l’illusione che ci porta ad associare forme casuali di oggetti a profili noti o che ci piacciono). In altre zone dell’universo lontano dalla Terra non vedremo mai la testa di un Toro o di un Delfino: è una delle tante cose che si insegnano agli astronauti.
L’astronomia è feconda di  previsioni e risultati, e non da oggi. Pensiamo ad Halley, l’astronomo del tempo di Newton, che previde il ritorno periodico della cometa, alle perturbazioni gravitazionali che, calcolate, permisero di scoprire una moltitudine di oggetti minori nel sistema solare ( e non parliamo solo di asteroidi, ma di pianeti come Urano e Nettuno). Nessuna anticipazione astrologica poteva occuparsene. In definitiva, la sconfitta dell’astrologia divenne inevitabile con il moltiplicarsi dei successi dell’astronomia e con il diffondersi del metodo scientifico propriamente detto in ogni settore della ricerca che coinvolgevano matematica, fisica, osservazioni celesti del profondo cielo.
Oggi poi che lo studio degli esopianeti (pianeti in sistemi solari diversi dal nostro: ne conosciamo circa 4.000) è in pieno sviluppo, e con esso la ricerca su questi ultimi di qualche altra forma di vita, viene da chiedersi come conciliare una visione astrologica personalizzata con una cosmologica dell’universo nel suo complesso: quanto e come un terrestre si colloca in questo quadro, quanto e come leggere nelle stelle e nei pianeti il destino di uomini, cose, eventi? Mah!
Nel nostro tempo, l’astrologia ha perduto il doppio prestigio che aveva: quello di essere insieme religione e scienza, dottrina e pratica “politica” in senso lato. Ciò nonostante, il numero degli astronomi è oggi assai inferiore a quello dei loro ex colleghi astrologi, come dire che l’arte di articolare le sole parole è di gran lunga superiore all’umile lavoro di  adeguata ricerca scientifica. In definitiva ci sono molti più astrologi che astronomi! Parimenti, l’etichetta che gli astrologi ancora si danno è “scientifica”, dove con questo termine si intende di tutto, dall’intento psicologico a quello previsionale-esoterico-divinatorio nel quale la libertà delle parole  e le “sensazioni” costituiscono un coacervo di presunzione e spesso di ignoranza.
Abili artisti del confusionismo che a volte si ammanta di psicanalisi junghiana della sincronicità, peraltro molto attenta a sfuggire nella sua vaghezza al principio popperiano di falsicabiità, cui ogni  vera scienza  deve sottoporsi. Come dire che per gli astrologi la scienza dell’oracolo non è confutabile.
Ma allora, perché la gente crede ancora negli oroscopi? Perché in un paese come gli Stati Uniti vi sono 30 milioni di “credenti astrologici”, più o meno quanti quelli che ancor oggi restano convinti che l’uomo non sia andato sulla Luna nel 1969, ma sia stato tutto un trucco della NASA, complice la CIA e l’industria delle tecnologie più raffinate, vere lobby mondiali?
Il fatto è che come individui abbiamo la tendenza a voler credere che una certa descrizione sia perfettamente ritagliata per noi, anche se formulata genericamente: vogliamo autoriconoscerci nei profili personali che ci vengono offerti. Si chiama “effetto Forer” e non è altro che un tipo di “effetto Barnum” (quello del circo), di cui abbiamo già parlato in questa rubrica (La Luna delle nascite). Vogliamo credere in ciò che ci fa piacere credere, vedere ciò che desideriamo vedere e che avvenga per il nostro conforto sia quotidiano che per tutto il nostro ciclo di vita.
E’ la nostra manifestazione di irrazionalità, che ci dà piacere, che ci fa tirare avanti: quella che io chiamo una gestione della nostra speranza”, ancestralmente ed ambiguamente somigliante ad una pseudo-religione, molte volte trasversale rispetto al livello culturale medio individuale.
A volte la gente dice: lasciateci credere in quello che ci pare e ci fa piacere! Perché negarlo?
 
 
Riservo un’ultima considerazione all’oroscopo giornaliero, ripensando alla mia amica barista dei Gemelli (?) che, sapendo dei miei studi, prima del cappuccino mi chiedeva di leggerle e commentarle l’oroscopo sui quotidiani. Invariabilmente ricercava conferme e vendette verso il marito da cui era separata e al tempo stesso uno spiraglio di nuova vita sentimentale. Comprensibile, no?
Badate bene che non mi meraviglio che ogni giornale riporti l’oroscopo, accanto alle informazioni meteo e alle farmacie di turno. I giornali si devono anche adeguare ai lettori e tra questi ci sono sicuramente molti che vogliono leggersi l’oroscopo.


 

Tempo fa ho fatto con i miei studenti un  giochetto. Li ho invitati a scrivere su 100 foglietti altrettante frasi, articolate o meno, del tipo “incontrerete una persona interessante che vi farà battere il cuore”, “non prendete decisioni che vi potrebbero nuocere”, “fate attenzione alla vostra salute”, “ novità in campo lavorativo”, “ si profila una grossa vincita”, “anche se il vostro partner si mostra assente, sappiate che continua ad amarvi”, “Marte non vi è amico”, “non vi aiuta la Luna”, “ realizzerete i vostri sogni”, “novità in serata”, e via andare.
Ho invitato a mettere i biglietti in una cappelliera e ad estrarne 7 alla volta, associandoli ad ogni segno dell’oroscopo, a caso, e confrontarli con gli oroscopi dei quotidiani, settimanali e periodici. Scontato il risultato: avevamo fatto l’oroscopo. Questo potrebbe voler dire che siamo in malafede? Non voglio arrivare a tanto, ma qualche sospetto viene senza dubbio.
 
Il fatto è che, come umani, abbiamo bisogno di credere in quello che ci fa più piacere. Se oggi l’oroscopo non ci piace, domani ci piacerà. Se la donna non incontrerà oggi l’amore o l’uomo non vincerà al gratta-e-vinci, potrebbe accadere domani e quindi va bene così. Crederemo in un migliore destino benigno.
In tre puntate ho cercato di affrontare l’argomento in modo, credo, sufficientemente completo. L’ho fatto con serietà e qualche volta con severità.
Scontata, forse, la conclusione cui sono arrivato, dal momento che mi occupo di divulgazione scientifica entro i parametri che riconosco scientificamente validi per farlo.
Sono contento se vi ho fornito spunti di riflessione. In caso diverso, tutti contenti con l’oroscopo! Avrete, lo stesso, la mia comprensione.
 
                                                                           FINE
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