PIANETI EXTRASOLARI - LE
SETTE SORELLE ROCCIOSE
L’ultima scoperta
comunicata dalla NASA il 22 febbraio
Ivan Spelti (26-2-2017)
Nelle ultime due settimane siamo
rimasti in attesa del comunicato NASA sulla scoperta di altri pianeti
extrasolari, detti esopianeti. Gli ESOPIANETI sono pianeti che appartengono a
sistemi solari esterni al nostro e ruotano intorno a stelle diverse dal nostro
Sole.
Va detto subito che ne conosciamo
ormai oltre 4.000, a partire dal 1995, posti a diversa distanza da noi e in diverse
zone dell’universo. L’impennata delle conoscenze su di essi si è avuta negli
ultimi 4 anni, quando il monitoraggio è stato affidato sia ai telescopi di
terra che a quelli spaziali. In questo senso possiamo parlare di un lavoro di
ricerca di routine e quindi la scoperta NASA si colloca in quest’ottica. Sono
stati identificati da pochi anni diversi esopianeti “gemelli” della Terra,
insieme ad altri molto più grandi, gassosi, e per niente simili al nostro.
L’ultima scoperta è questa: 7
pianeti extrasolari, di cui 6 rocciosi come la Terra e 3 di questi con ampia
probabilità di avere acqua liquida, magari in forme oceaniche. Il sistema
identificato ruota intorno alla stella TRAPPIST-1, una nana rossa ultrafredda,
molto più fredda del nostro Sole (più propriamente una nana chiamata “bruna”),
posta a 40 anni luce, ossia a 400.000 miliardi di km.
il sistema esosolare denominato Trappist-1
confronti
La scoperta è interessante per
due motivi: 1) per l’infilata di pianeti rocciosi così numerosa, in una regione
molto piccola vicino alla stella e delle dimensioni dell’orbita di Mercurio (58
milioni di km) o se preferite la zona di Giove con tutti i suoi satelliti, 2)
per la conferma che questi pianeti appartengono a sistemi solari al comando di
stelle fredde, e siccome queste ultime compongono l’80% delle stelle della
nostra galassia è alle nane brune che dobbiamo guardare. Chissà quanti ne
troveremo ancora.
Mentre proseguiremo la loro
ricerca, non possiamo nasconderci la curiosità scientifica di arrivare un
giorno a conoscere se e quali di loro presentano caratteristiche adatte ad
ospitare la vita: per questo cerchiamo in prevalenza pianeti rocciosi simili
alla Terra, l’unico laboratorio che ci è
noto e dove si è sviluppata la vita a partire dall’acqua e dai composti chimici
che l’hanno favorita.
Badate bene: non parliamo di vita
necessariamente evoluta o intelligente, ma solo della possibilità che ci siano
fattori che la favoriscano. Facilmente non troveremo domani una bella ragazza o
ET, ma batteri e/o microrganismi. Come del resto cerchiamo anche nel sistema
solare, con l’analisi di Marte. Il resto è fantascienza, per quanto intrigante.
Adesso un po’ di dati. Prima
sulla stella nana: come le altre del suo tipo, viene chiamata “cool” (in
inglese, freddo, ma anche fantastico, figo, e tutti gli attributi le si
addicono). Ha una temperatura superficiale di 2.500 gradi, contro i 6.000 del
nostro Sole, ha un’età di oltre mezzo
miliardo di anni e una massa solo l’8% di quella del Sole. E’ 80 volte più grande
di Giove, che come sapete è una stella mancata.
I 3 pianeti di cui stiamo
parlando distano appena pochissimi milioni di km dalla loro stella, per cui la
loro illuminazione è comunque buona. Un giorno, o un anno (essendo la rotazione
sincrona), dura solo qualcuno dei nostri giorni. Le loro temperature sono
comprese tra 0-100 °C.
Le sette sorelle della Terra, se
preferite i 7 gemelli (ma la denominazione è solo per fare notizia), hanno
dimensioni straordinariamente simili al
nostro pianeta, e le identificazioni sono avvenute concentrando un gruppo di
telescopi terrestri, grandi e piccoli, e il telescopio spaziale infrarosso Spitzer. Vi chiederete come li hanno scoperti.
Con il “metodo dei transiti”: quando i pianeti transitano davanti alla stella,
i telescopi analizzano la variazione della curva di luce di questa, che viene
occultata nel transito. Insomma, un cerchietto scuro che attraversa il disco
stellare luminoso più grande.
il transito davanti alla stella madre
la curva di luce
Sono in “fascia abitabile”, come
Venere, Terra, Marte, da noi: vuol dire che le condizioni di distanza e illuminamento
consentono ai pianeti rocciosi il mantenimento di acqua liquida. Attenzione
però, la somiglianza con la Terra si ferma qui. Non abbiamo alcuna certezza che
ci siano veramente oceani, né tanto meno vegetazione o formazioni terrestri. La
sensazionalità della scoperta è nell’avere trovato per la prima volta ben 3
pianeti in zona “abitabile” in un colpo solo. Uno può anche essere una regola,
ma 3 è l’eccezione, al momento.
Le due parole magiche di questa
scoperta sono “potenzialmente” e “abitabile”. Abitabile, in aggiunta a quanto
appena detto, comporta il requisito indispensabile che la sua temperatura
consenta la presenza di acqua liquida, paragonato ad uno come la Terra che ha
una pressione al suolo di 1 atmosfera.
Potenzialmente vuol dire usare il condizionale per tutta una serie di altri
complicati dati. Sappiamo infatti che la vita ha bisogno di carbonio e di acqua
liquida: il primo è l’elemento più duttile per formare molecole complesse e il
secondo è il solvente universale indispensabile. Poi ci vuole anche del tempo:
la Terra ha impiegato 1 miliardo di anni, dalla sua formazione, per vedere
comparire la vita.
Per parlare di pianeti “gemelli”
occorrerà anche vedere se la loro atmosfera è sufficientemente densa, per
esempio di tipo terrestre.
La prossima generazione di
telescopi spaziali (ESO, James Webb) si incaricherà delle analisi più
dettagliate sia per l’acqua che per l’atmosfera di ciascuno di essi.
E’ veramente affascinante, sia
dal punto di vista scientifico che culturale, arrivare a conoscere se oltre il
nostro sistema solare vi siano mondi potenzialmente favorevoli alla vita. Non
cercheremo tanto abitanti, quanto molecole o loro strutturazioni più o meno
evolute per capire il nostro universo vicino (40 anni luce sono nell’universo
come l’orto di casa).
Pensate adesso alle ipotesi di
Giordano Bruno: vi sono infinite stelle e infiniti pianeti abitabili, tutti a
gloria a Dio! Un’affermazione che lo portò, insieme ad altre, al rogo proprio
nell’anno 1600. Oggi sappiamo che ci sono miliardi di pianeti nella nostra
galassia e miliardi di miliardi in tutto l’universo.
Infatti, se ogni stella avesse
mediamente un pianeta intorno, solo nella nostra galassia ci sarebbero
centinaia di miliardi di altri mondi. E nell’intero universo centinaia di
miliardi di miliardi!
In seguito i nostri pronipoti si
porranno il problema dei viaggi extrasolari: ci sono molte idee, ma ancora non
abbiamo la tecnologia necessaria per realizzarle.
Ultima cosa. L’annuncio della
NASA è stato preceduto da anticipazioni e “soffiate” che hanno creato un clima di attesa. Non ci
dobbiamo stupire se è stato fatto un po’ di marketing: dopotutto, le ricerche
dei telescopi di terra e spaziali vanno garantite per il futuro e i soldi
bisogna trovarli. Le scoperte aiutano a farlo. Comunque sia, se volete la mia
opinione, vi dirò che nell’universo è più facile essere in compagnia che essere
soli. Quanto all’aspetto che avranno i nostri amici, per ora possiamo
fantasticare quanto vogliamo!







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