EMMY NOETHER: una
grande donna della scienza
Il suo teorema alla base della fisica teorica
Ivan Spelti (8-2-2017)
Proseguo oggi il capitolo sulle
grandi donne della scienza, ricordandone una conosciuta e nota agli addetti ai
lavori più che al grande pubblico.
Cento e più anni fa alle donne
era raramente consentita la frequenza all’università e comunque impedita la
carriera scientifica. In alcune biografie precedenti ho delineato alcune grandi
figure di donne nella scienza (Ipazia, Caroline Herschel, Vera Rubin,…). Oggi
voglio parlarvi di Emmy Noether, per dirla con le parole di Einstein
pronunciate durante l’elogio funebre nel 1935, il più grande matematico di
sesso femminile.
Amalie Emmy Noether era figlia di
uno stimato matematico dell’Università di Erlangen e la madre proveniva da una
antica e ricca famiglia ebrea di Colonia. Doveva diventare insegnante di lingue
ed invece scelse la matematica, insieme al fratello Fritz. Una strada difficile
per le donne: non potevano iscriversi regolarmente all’università e potevano
frequentare le lezioni solo come “uditori ospiti” (Hospitanten), sempre che un professore lo consentisse.
Studiò ad Erlangen e Gottinga,
divenne studente regolare nel 1904 quando la legge fu modificata e si addottorò
nel 1907. Non era consentito altro. L’Habilitation,
necessaria per diventare professore, era impedita alle donne e nonostante la
protezione dei grandi matematici tedeschi Felix Klein e David Hilbert non ci fu
verso di farla assumere ufficialmente all’università.
Famosa la frase di Hilbert a quel
senato accademico di Gottinga che si opponeva all’ingresso di Emmy: “ dopotutto questa è una università e non uno
stabilimento balneare”. Allora, nei bagni di mare e di lago, uomini e donne
erano rigorosamente separati.
Lavorò per molti anni non solo
senza alcun riconoscimento accademico, ma pure senza alcuna retribuzione
economica, scontando le convenzioni sociali e i pregiudizi allora esistenti nei
confronti delle donne di scienza. Agghiacciante la risposta del Ministero ad
Hilbert che protestava: ” cosa
penserebbero i soldati reduci dal fronte se all’università si ritrovassero a
seguire le lezioni di una donna?”. Non le restò che sostituire in aula il
padre in caso di indisposizione, fare
qualche lezione per Hilbert e ricerca per conto suo.
Pensate come si esprimeva nel
1907 lo storico Karl Brandl: “molti di
noi giudicano l’accesso delle donne agli organismi universitari come qualcosa
di dannoso per l’influsso umano e morale che può avere sul corpo insegnante
maschile e su un uditorio finora omogeneo”.
Solo alla fine della prima guerra
mondiale cambiò la legge e finalmente Emmy
diventò professore : del 1918 il suo famoso teorema che lega la
struttura simmetrica di una teoria alle leggi fisiche di conservazione. Un
lavoro fondamentale, di generale validità anche oggi in tutta la fisica
teorica. Semplifichiamo quello che vuol dire. Il teorema unisce due pilastri
della fisica: le leggi di conservazioni e la simmetria della Natura.
Partendo dalle simmetrie continue di un sistema fisico si deducono le
leggi di conservazione. Le simmetrie sono proprietà dei sistemi di rimanere
tali e quali sotto l’azione di certe trasformazioni nello spazio e nel tempo:
mi sposto di qua e di là, giro attorno a un palo, faccio trascorrere del tempo,
… e l’ambiente circostante si comporta sempre nello stesso modo, ossia è “invariante”. Ebbene, queste invarianze
permettono di “conservare le proprietà della Natura”. In tal modo, l’invarianza
di un sistema per traslazione (ossia, per spostamento lungo una linea retta)
corrisponde alla conservazione di quella che in fisica si chiama “quantità di
moto”, l’invarianza per rotazione (attorno a un asse) corrisponde alla “conservazione
del momento angolare”, e l’invarianza rispetto al tempo alla conservazione
dell’energia. Più in dettaglio, le prime due invarianze corrispondenti a
simmetrie spaziali comportano la
conservazione delle leggi di Newton della meccanica e la terza
invarianza la legge di conservazione dell’energia.
Solitamente è vero anche il
contrario: se una quantità fisica si conserva, allora esiste un’invarianza del
tipo anzidetto. Mi fermo qui, consapevole di sfiorare solo il problema. La potenza del teorema e dei risultati non è
però solo nello spiegare leggi acquisite da tempo, ma nel suggerire come e dove
cercarne altre nuove della Natura partendo dalle osservazioni delle simmetrie
ed invarianze che si stanno studiando. E’ qui che lo strumento matematico
di Noether diventa fondamentale, poiché permette di lavorare per deduzione
analitico-teorica, dalla semplice legge della meccanica al bosone di Higgs e
oltre. In fisica, ancor oggi, ogni studio sulle particelle, la simmetria e
l’invarianza, deve fare i conti con il teorema di Noether.
Le leggi razziali in Germania non
furono solo una sciagura generale, ma uno sfacelo anche per la scienza tedesca.
I pochi che restarono, come Hilbert e Heisenberg, non compensarono
l’emigrazione dei tanti (Einstein, Godel, Born, Wigner, Szilard, Teller, e
decine di altri) che andò altrove ad arricchire la scienza dei paesi ospitanti.
Nel 1933 la tedesca ebrea Emmy,
dopo la vittoria dei nazisti, venne congedata dall’università, senza stipendio
né pensione. Quattordici testimonianze a suo favore che ne esaltavano il valore
come matematico non servirono a mantenerne la carriera (si badi bene, di
professore “non ordinario”).
Forse anche le idee
socio-politiche contribuirono alla sua defenestrazione (era, come Einstein,
socialista e pacifista).
Gli amici matematici brigarono per
trovarle un posto in America: tuttavia, non fu accolta in un’università di
prestigio come le sarebbe spettato, ma in un College femminile vicino a
Princeton, che almeno le permise di continuare a frequentare il Gotha degli
scienziati dell’Istituto per gli Studi Avanzati di Princeton dove si trovavano
Einstein e Godel.
Amatissima dai suoi studenti
“Noether boys”, disponibilissima a lasciar firmare ad altri suoi lavori,
schiva, aveva elaborato in 30 anni studi in vari campi: algebra astratta
moderna, teoria degli ideali, teoria degli anelli, topologia, teoria dei
numeri, geometria algebrica, strutture matematiche. Fu caposcuola di tutti i
grandi matematici del tempo, molti dei quali furono suoi studenti a Gottinga e
poi si sparsero nel mondo (anche in Giappone) riportando la sua visione della
moderna matematica.
Emmy morì improvvisamente a 53
anni, dopo l’intervento per una cisti ovarica di cui non aveva nemmeno parlato
al fratello, tanto sembrava non preoccuparla.







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