sabato 15 settembre 2018

MARTE: arriviamo!


 
IN QUALCHE MODO SIAMO ARRIVATI A MARTE!

Ivan Spelti (21/10/2016)

 

Sono stati 6 minuti mozzafiato: 353 secondi di trepidazione per il lander che è arrivato in qualche modo su Marte mercoledi scorso, dopo essere passato dalla velocità di  21.000 Km/h a quella d’impatto di 370 Km/h ed essersi schiantato.
 
 

La sonda completa arrivata a Marte contenente il lander

 

Domenica 16 ottobre 2016  la sonda europea ExoMars  era arrivata a 900.000 km da  Marte, dopo averne percorsi 3 milioni, e il 19  si sono separati i suoi componenti. Mentre il veicolo spaziale TGO (Trace Gas Orbiter) che ha consentito il viaggio (sonda madre) è  rimasto a 400 metri di altitudine in orbita marziana, il lander  Schiaparelli si è staccato per scendere sul pianeta rosso, in piena stagione delle tempeste di polvere sottili.

 La prima missione ExoMars era iniziata sette mesi fa  con il lancio dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan: una collaborazione europeo-russa  di esplorazione robotica marziana nella quale c’è moltissima Italia. La seconda missione è prevista nel 2020.



La discesa del modulo Schiaparelli

L’atterraggio di Schiaparelli, il nome del lander che si è arrivato su Marte, era stato preparato nei minimi dettagli: un paracadute di 12 metri di diametro lo doveva rallentare fino alla velocità di 250 km/h e i 9 motori di frenata dovevano controllare le ultime fasi di caduta. Qualcosa non ha funzionato e i 577 Kg del lander si sono schiantati sul pianeta alla velocità di una vettura di formula 1 contro un muretto. L’operazione era  riuscita fino agli ultimi 50 secondi di discesa, quando abbiamo perso il segnale. E’ iniziata, tuttavia, l’era dell’esplorazione sistematica del pianeta Marte al fine di mandare tra pochi decenni colonie di astronauti.

In questa missione gli obiettivi erano definiti limitati: test di ingresso e discesa dolce sul pianeta ed esami biochimico-fisici preliminari, insieme a ricerche sull’attività geologica e, forse, biologica passata e presente.

In futuro, a partire dalla prossima missione, ci daremo alle trivellazioni e carotaggi nelle zone equatoriali del pianeta  con i moduli cingolati “rover” alimentati a batterie solari.

Gli apparati scientifici-strumentali sono quasi tutti italiani e la nostra Thales Alenia Space Italia è la capogruppo delle missioni ExoMars per la parte tecnologico-industriale.

Uno degli strumenti di bordo del lander più importante era DREAMS, una piccola e completa stazione meteo i cui sensori ci avrebbero fornito misure sulla velocità e direzione del vento (le tempeste marziane sono intense e prolungate), temperatura, umidità, pressione, trasparenza atmosferica (la sua atmosfera è debole, ma c’è), campi elettrici. Italiano è anche il settore investigativo sulla composizione chimica atmosferica e quello dell’ottica tridimensionale per l’esplorazione della superficie del pianeta e del controllo delle perforazioni.

Le misurazioni sarebbero durate  4-8 “sol” (il “sol” è la durata marziana del giorno solare medio, 40 minuti in più di quello terrestre), fino all’esaurimento delle batterie.

La missione, tecnicamente, è parzialmente riuscita. TGO è in orbita marziana e sta girando ogni 4 giorni intorno al pianeta che è una bellezza. Il lander era, del resto, un dimostratore e doveva testare le varie fasi di discesa: forse lo abbiamo caricato di troppe aspettative, ma il suo lavoro principale di fornire i dati di discesa l’ha fatto.

Denominando Schiaparelli il lander si è voluto tributare il massimo degli omaggi al nostro grande astronomo piemontese dell’800 Giovanni Virginio Schiaparelli, celebre per le sue osservazioni di Marte, i suoi supposti “canali”, ed i disegni e le mappe delle varie zone del pianeta.

Il compito del veicolo TGO rimasto in orbita è notevole: dovrà per 7 mesi studiare l’atmosfera e svelarci il “mistero del metano”. Dalla superficie del pianeta provengono deboli emissioni di metano e dovremo stabilire se siano di origine geologica (quindi imputabili alla struttura e morfologia rocciosa, magari con antica presenza d’acqua) oppure biologica (dovuta a qualche tipo di microrganismi).

Inutile nascondersi che nei pensieri e negli obiettivi di queste missioni ci sia quello principale di cercare la vita, qualunque sia la forma e la tipologia che ci potrebbe offrire. Le future trivellazioni ci dovrebbero aprire queste prospettive e consentirci di farci più solide idee.

Riteniamo che nel lontano passato del pianeta, non tanto sulla superficie quanto nel sottosuolo, possa essersi formato materiale organico con cellule. Se riuscissimo anche ad avere prove sulla loro riproduttività potremmo concludere che qualche forma di vita si sia sviluppata.

Per ora abbiamo scoperto e tracciato la storia dell’acqua del pianeta, mostrato come centinaia di millenni fa vi fossero condizioni ambientali adatte ad ospitare forme di vita, prove di attività vulcanica, depositi d’acqua nel sottosuolo.



Il veicolo ROVER che nel 2020 esplorerà la superficie marziana

 

Non è un mistero che per le future missioni con astronauti avremo a disposizione solo la Luna e Marte e forse le cose rimarranno così per tutto il secolo.

L’idea dominante è che entro 10 anni manderemo rover sulla Luna e creeremo basi abitabili per uomini e donne. A seguire, colonizzeremo Marte poiché è il solo pianeta del nostro sistema solare dove pensiamo vi sia stata vita, forse di natura organica, in un remoto passato.

Coltiveremo riso, patate, grano, soia e riutilizzeremo i nostri prodotti biologici di scarto (urine e feci), costruendo ecosistemi chiusi in condizioni ambientali estreme, comunque favorite da una gravità pari al 40% di quella terrestre. Così potremo produrre  cibo ed insieme rigenerare aria e acqua, meglio che nel film “The Martian”.

Il presidente Obama si è impegnato a portare l’uomo su Marte entro il 2030-2040, lodando la collaborazione NASA-Privati.  Il magnate Elon Musk ha disposto 10 miliardi di dollari per un suo programma di turismo spaziale multiplo che interessi centinaia di umani. Siamo in piena accelerazione degli eventi.

Cari lettori, potreste chiedermi che senso ha tutto questo cercare quando sulla Terra abbiamo grandi e irrisolti problemi di ogni tipo, dalla fame alle ingiustizie sociali alle guerre, alle disparità di ogni genere. 

Vi rimando alle risposte che in vari articoli darò prossimamente in questa rubrica.

 Oggi vi lascio due riflessioni del grande scienziato Stephen Hawking  ci salveremo come umanità solo se lasceremo un giorno la Terra”,  e l’altra ”entro un secolo i computer supereranno gli esseri umani grazie all’intelligenza artificiale e dovremo esser certi che i loro obiettivi coincidano con i nostri”.

 

 

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