IN QUALCHE MODO SIAMO
ARRIVATI A MARTE!
Ivan Spelti
(21/10/2016)
Sono stati 6 minuti mozzafiato: 353 secondi di trepidazione
per il lander che è arrivato in qualche modo su Marte mercoledi scorso, dopo
essere passato dalla velocità di 21.000
Km/h a quella d’impatto di 370 Km/h ed essersi schiantato.
La sonda completa
arrivata a Marte contenente il lander
Domenica 16 ottobre 2016 la sonda europea ExoMars era arrivata a 900.000 km da Marte, dopo averne percorsi 3 milioni, e il
19 si sono separati i suoi componenti.
Mentre il veicolo spaziale TGO (Trace Gas Orbiter) che ha consentito il viaggio
(sonda madre) è rimasto a 400 metri di
altitudine in orbita marziana, il lander Schiaparelli si è staccato per scendere sul
pianeta rosso, in piena stagione delle tempeste di polvere sottili.
La prima missione
ExoMars era iniziata sette mesi fa con
il lancio dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan: una collaborazione
europeo-russa di esplorazione robotica
marziana nella quale c’è moltissima Italia. La seconda missione è prevista nel 2020.
La discesa del modulo
Schiaparelli
L’atterraggio di Schiaparelli, il nome del lander che si è
arrivato su Marte, era stato preparato nei minimi dettagli: un paracadute di 12
metri di diametro lo doveva rallentare fino alla velocità di 250 km/h e i 9
motori di frenata dovevano controllare le ultime fasi di caduta. Qualcosa non
ha funzionato e i 577 Kg del lander si sono schiantati sul pianeta alla
velocità di una vettura di formula 1 contro un muretto. L’operazione era riuscita fino agli ultimi 50 secondi di
discesa, quando abbiamo perso il segnale. E’ iniziata, tuttavia, l’era
dell’esplorazione sistematica del pianeta Marte al fine di mandare tra pochi
decenni colonie di astronauti.
In questa missione gli obiettivi erano definiti limitati:
test di ingresso e discesa dolce sul pianeta ed esami biochimico-fisici
preliminari, insieme a ricerche sull’attività geologica e, forse, biologica
passata e presente.
In futuro, a partire dalla prossima missione, ci daremo alle
trivellazioni e carotaggi nelle zone equatoriali del pianeta con i moduli cingolati “rover” alimentati a
batterie solari.
Gli apparati scientifici-strumentali sono quasi tutti
italiani e la nostra Thales Alenia Space Italia è la capogruppo delle missioni
ExoMars per la parte tecnologico-industriale.
Uno degli strumenti di bordo del lander più importante era
DREAMS, una piccola e completa stazione meteo i cui sensori ci avrebbero
fornito misure sulla velocità e direzione del vento (le tempeste marziane sono
intense e prolungate), temperatura, umidità, pressione, trasparenza atmosferica
(la sua atmosfera è debole, ma c’è), campi elettrici. Italiano è anche il
settore investigativo sulla composizione chimica atmosferica e quello
dell’ottica tridimensionale per l’esplorazione della superficie del pianeta e
del controllo delle perforazioni.
Le misurazioni sarebbero durate 4-8 “sol” (il “sol” è la durata marziana del
giorno solare medio, 40 minuti in più di quello terrestre), fino
all’esaurimento delle batterie.
La missione, tecnicamente, è parzialmente riuscita. TGO è in orbita
marziana e sta girando ogni 4 giorni intorno al pianeta che è una bellezza. Il
lander era, del resto, un dimostratore e doveva testare le varie fasi di
discesa: forse lo abbiamo caricato di troppe aspettative, ma il suo lavoro
principale di fornire i dati di discesa l’ha fatto.
Denominando Schiaparelli il lander si è voluto tributare il massimo
degli omaggi al nostro grande astronomo piemontese dell’800 Giovanni Virginio Schiaparelli,
celebre per le sue osservazioni di Marte, i suoi supposti “canali”, ed i disegni
e le mappe delle varie zone del pianeta.
Il compito del veicolo TGO rimasto in orbita è notevole:
dovrà per 7 mesi studiare l’atmosfera e svelarci il “mistero del metano”. Dalla
superficie del pianeta provengono deboli emissioni di metano e dovremo
stabilire se siano di origine geologica (quindi imputabili alla struttura e
morfologia rocciosa, magari con antica presenza d’acqua) oppure biologica
(dovuta a qualche tipo di microrganismi).
Inutile nascondersi che nei pensieri e negli obiettivi di
queste missioni ci sia quello principale di cercare la vita, qualunque sia la
forma e la tipologia che ci potrebbe offrire. Le future trivellazioni ci
dovrebbero aprire queste prospettive e consentirci di farci più solide idee.
Riteniamo che nel lontano passato del pianeta, non tanto
sulla superficie quanto nel sottosuolo, possa essersi formato materiale
organico con cellule. Se riuscissimo anche ad avere prove sulla loro
riproduttività potremmo concludere che qualche forma di vita si sia sviluppata.
Per ora abbiamo scoperto e tracciato la storia dell’acqua del
pianeta, mostrato come centinaia di millenni fa vi fossero condizioni
ambientali adatte ad ospitare forme di vita, prove di attività vulcanica,
depositi d’acqua nel sottosuolo.
Il veicolo ROVER che
nel 2020 esplorerà la superficie marziana
Non è un mistero che per le future missioni con astronauti
avremo a disposizione solo la Luna e Marte e forse le cose rimarranno così per
tutto il secolo.
L’idea dominante è che entro 10 anni manderemo rover sulla
Luna e creeremo basi abitabili per uomini e donne. A seguire, colonizzeremo
Marte poiché è il solo pianeta del nostro sistema solare dove pensiamo vi sia
stata vita, forse di natura organica, in un remoto passato.
Coltiveremo riso, patate, grano, soia e riutilizzeremo i
nostri prodotti biologici di scarto (urine e feci), costruendo ecosistemi
chiusi in condizioni ambientali estreme, comunque favorite da una gravità pari
al 40% di quella terrestre. Così potremo produrre cibo ed insieme rigenerare aria e acqua,
meglio che nel film “The Martian”.
Il presidente Obama si è impegnato a portare l’uomo su Marte
entro il 2030-2040, lodando la collaborazione NASA-Privati. Il magnate Elon Musk ha disposto 10 miliardi
di dollari per un suo programma di turismo spaziale multiplo che interessi
centinaia di umani. Siamo in piena accelerazione degli eventi.
Cari lettori, potreste chiedermi che senso ha tutto questo
cercare quando sulla Terra abbiamo grandi e irrisolti problemi di ogni tipo,
dalla fame alle ingiustizie sociali alle guerre, alle disparità di ogni
genere.
Vi rimando alle risposte che in vari articoli darò
prossimamente in questa rubrica.
Oggi vi lascio due
riflessioni del grande scienziato Stephen Hawking “ci
salveremo come umanità solo se lasceremo un giorno la Terra”, e l’altra ”entro un secolo i computer supereranno gli esseri umani grazie
all’intelligenza artificiale e dovremo esser certi che i loro obiettivi
coincidano con i nostri”.



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