LA CONFERENZA SUL CLIMA
IL CLIMA: PERCHE’ AZZUFFARSI ?
Ivan Spelti (11/2/2017)
Quando abbiamo parlato su questa
pagina dell’atmosfera terrestre ci
eravamo ripromessi di tornare sull’argomento trattando del clima del nostro
pianeta, sul quale la recente conferenza di Parigi, presenti i leader mondiali,
ha tentato un difficile accordo per la limitazione dei danni dovuti al
riscaldamento globale. In Italia si sono levate voci, cosiddette autorevoli,
per minimizzare il problema e altre, al contrario, per dire che è inderogabile
prendere di petto il tema e giungere ad
accordi mondiali ormai indilazionabili. Come sempre, gli schieramenti sono
contrapposti e ciascuno mette in campo le sue convinzioni, spesso
diametralmente opposte.
Prima di entrare nei temi che
affronteremo occorre subito fare chiarezza sulla distinzione tra meteo e clima,
ossia tra previsioni locali a breve
scadenza e le stesse previsioni a media-lunga scadenza: le prime riguardano la
meteorologia dell’oggi e del domani immediato (che tempo farà a Reggio fra 2
giorni ?), con estrapolazioni a 10-15 giorni, le seconde sono arricchite da
dati secolari, millenari e ultramillenari, storicizzati e caricati di conseguenze in base a dati
statistici di larghissimo respiro.
Il CLIMA è lo stato medio del
tempo atmosferico a varie scale spaziali (locale, regionale, nazionale,
continentale, o globale) rilevato nell’arco di almeno 30 anni e integrato dalle
caratteristiche climatiche di centinaia-migliaia d’anni in una certa zona. La
parola deriva dal greco “clima”, che vuol dire inclinato: infatti il clima è
massimamente funzione dell’inclinazione dei raggi solari sulla superficie
terrestre, che varia con la latitudine. Flora e fauna sono in fasce climatiche
comuni sul nostro globo (foreste pluviali e temperate, deserti, banchisa
polare, steppe, ecc…), con variazioni periodiche stagionali comuni. Ecco perché
una prima importante distinzione è
quella tra clima e meteorologia locale.
Ascoltiamo una prima voce, nella
quale si esprime scetticismo sulle previsioni drammatiche fatte sul
riscaldamento del pianeta. E’ quella del prof. Zichichi, che critica il metodo
con cui si pretende, a suo dire, di sapere cosa avverrà al nostro pianeta tra
10-50 anni. Alla domanda se esiste un modo rigorosamente scientifico di
trattare l’evoluzione del clima, risponde che per farlo in modo matematicamente
corretto sono necessarie tre equazioni differenziali non lineari e fortemente
accoppiate, ossia equazioni che descrivono l’evoluzione istante per istante
nello spazio e nel tempo (dove e quando), che l’evoluzione dipende anche da se
stessa, e la medesima evoluzione ha grandi effetti anche sulle altre. Questo
sistema di equazioni non ha soluzioni e quindi, dice Zichichi, nessuno potrà
mai scrivere l’equazione dell’evoluzione del clima. Non ci resta che costruire
“modelli” ad hoc; ma i modelli non sono la verità scientifica, e in fondo sono
l’equivalente delle chiacchiere. Le previsioni si possono fare per domattina,
se le facciamo a 15 giorni rischiamo di dire corbellerie: figuriamoci le
previsioni a 10 anni! Funziona bene solo il “now casting”, vale a dire le
previsioni a brevissima scadenza (poche ore) su un certo territorio. Ci sono 72
(?) emergenze planetarie che sono verificabili, a differenza di quelle sul
clima: ad esempio, quella dell’acqua. E poi, occorre non demonizzare l’anidride
carbonica (vecchio nome del biossido di carbonio, la famosa ci-o-due), che è
cibo per le piante e garantisce la vita vegetale: siccome la vita animale è
venuta dopo quella vegetale, se non ci fosse, non saremmo qui.
L’effetto serra non è nostro
nemico e non va demonizzato: ne abbiamo bisogno altrimenti la temperatura della
Terra sarebbe di 18 gradi sottozero! Esso ci “regala” ben 33 gradi in più
portando a +15° la temperatura media del pianeta. Fin qui le considerazioni di Zichichi.
La complessità dei
fattori che incidono sul clima
Dichiarazioni sottoscritte in
parte o in tutto dalla Società Italiana di Fisica (SIF) che per bocca della sua
presidentessa prof. Luisa Cifarelli afferma:” non esistono le equazioni del
clima e non sono d’accordo con l’affermazione che il ruolo dell’uomo sul riscaldamento
sia inequivocabile”. Così ha tolto il logo della SIF dal documento congiunto
delle altre associazioni, preparato per Parigi, consumando la rottura tra la
SIF e gli altri scienziati (in particolare, biologi e climatologi) che invece
sostenevano come “l’influenza umana sul
sistema climatico è inequivocabile ed è estremamente probabile che le attività
umane siano la causa dominante del riscaldamento, a partire dal XX secolo”.
Cifarelli ha gettato benzina sul fuoco nel successivo chiarimento dicendo ”le
verità scientifiche non possono basarsi sul consenso generalizzato, mescolando
scienza e politica, e la SIF è un’associazione di fisici abituati a considerare
leggi fisiche regolate da equazioni”, attirandosi ulteriori dichiarazioni di
irresponsabilità.
Qualcuno ha detto, al proposito:
“ se ci troviamo di fronte a un cadavere con un foro nella testa, non possiamo
ostinarci a credere che l’uomo di fronte a lui con la pistola fumante non sia
l’assassino”.
Dopo aver dato la parola agli
scienziati scettici, una prima considerazione fatta da Marco Cattaneo,
direttore del celebre mensile “Le Scienze”, è stata quella di accusare Zichichi
di confondere meteorologia e studio del clima ostinandosi ad applicare alla
prima le famose equazioni differenziali irrisolvibili pensando che fossero
applicabili all’evoluzione climatica. Come si vede, le accuse si sprecano a
vicenda.
Possiamo, in questa confusione,
mettere qualche punto fermo per continuare a capire?
Una risposta recentissima viene
da Carlo Rovelli, il fisico autore di best seller in questi ultimi anni e che non ha certo remore nell’esporsi
mediaticamente. Sue parole. Chi dice che non abbiamo certezze assolute riguardo
al futuro del clima del pianeta dice il vero, ma non è corretto dire che un
pericolo non è grave perché non siamo matematicamente certi che arrivi. Se
scopriamo che una bomba è rimasta inesplosa sotto un parco giochi per bambini,
non la lasciamo lì perché forse potrebbe anche non scoppiare. Se c’è un
incendio in cantina, prendiamo l’estintore, chiamiamo i vigili del fuoco, scappiamo
di casa… E continua. E’ un fatto accertato che la Terra si sta riscaldando
rapidamente e che ciò è da attribuire in modo considerevole all’attività umana.
Prevedere il futuro del clima è difficile, ma le proiezioni parlano di un
aumento di temperatura di 4-5 gradi entro il secolo, se non viene preso alcun
provvedimento. Le catastrofi dei prossimi decenni potrebbero essere molte e
notevoli. Cambiamenti di temperatura di questa entità hanno prodotto in passato
estinzioni di massa, anche se per la Terra come pianeta sono piccole
fluttuazioni. E’ per l’umanità il disastro: potremmo avere allagamenti delle
città di mare, nelle grandi pianure, desertificazione, crollo della produzione
agricola, carestie, uragani, fame e guerra ovunque. Non stiamo parlando degli
orsi polari, ma della vita dei nostri figli! Un’azione comune dell’umanità
potrebbe almeno dimezzare le emissioni di ci-o-due e tenere il riscaldamento in
aumento entro i 2 gradi, limitando i danni peggiori, anche se non per tutti. Quindi, anche se non abbiamo certezze, dovremo
prendere una decisione. Ignorare l’allarme e far finta di niente perché “non
siamo sicuri” è l’equivalente dell’atteggiamento di Schettino perché tanto
facendo l’inchino “non era sicuro di andare a sbattere”. Esiste quindi una
responsabilità precisa degli uomini che consiste nel minimizzare il corso degli
eventi e restare inerti.
L’andamento in aumento
della temperatura media della Terra
La conferenza di Parigi (Cop21)
ha inizialmente visto i paesi più poveri opporsi alla richiesta di non usare
carbone ( chiamata “decarbonizzazione”)
con un ragionamento, rivolto ai paesi industrializzati, del tipo “ voi ci avete
sfruttato per secoli, per poi passare a tecnologie più raffinate: come
pretendete di guidare le nostre scelte, se non abbiamo altro da utilizzare che
il carbone?”. Sul filo di lana, pare che in ogni caso, un accordo formale
minimo sia possibile: come applicarlo, poi, sarà un’altra storia.
Di certo c’è ormai consenso
scientifico (97% degli scienziati, dati 2015) in riferimento al problema reale
del riscaldamento globale del pianeta, nel senso della convergenza di prove
(carote di ghiaccio, pollini, anelli negli alberi, coralli, scioglimento dei
ghiacci e delle calotte polari, innalzamento dei mari, aumento della ci-o-due, perdita
della biodiversità, ecc…). Quindi il problema reale è intervenire, almeno per
rispettare questa soglia dei 2 gradi. Per parlare di cose vicino a noi, fa
rilevare Luca Lombroso di Unimore, in riferimento alla costa
emiliano-romagnola, non rispettare la soglia vorrebbe dire che larghe aree del
ferrarese e del ravennate sarebbero sommerse dal mare. Dovremo valutare gli
scenari che si apriranno, appena gli
accordi di Cop21 saranno analizzati compiutamente: per ora, questi accordi
sembrano assestarsi su una riduzione del riscaldamento globale intorno ad
1,5-2%. Si riuscirà a fare? Mah!



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