venerdì 14 settembre 2018

IL CLIMA


                   
                    LA CONFERENZA SUL CLIMA

 

                      IL CLIMA: PERCHE’ AZZUFFARSI ?

Ivan Spelti (11/2/2017)

 

Quando abbiamo parlato su questa pagina  dell’atmosfera terrestre ci eravamo ripromessi di tornare sull’argomento trattando del clima del nostro pianeta, sul quale la recente conferenza di Parigi, presenti i leader mondiali, ha tentato un difficile accordo per la limitazione dei danni dovuti al riscaldamento globale. In Italia si sono levate voci, cosiddette autorevoli, per minimizzare il problema e altre, al contrario, per dire che è inderogabile prendere di petto il tema  e giungere ad accordi mondiali ormai indilazionabili. Come sempre, gli schieramenti sono contrapposti e ciascuno mette in campo le sue convinzioni, spesso diametralmente opposte.

Prima di entrare nei temi che affronteremo occorre subito fare chiarezza sulla distinzione tra meteo e clima, ossia tra previsioni  locali a breve scadenza e le stesse previsioni a media-lunga scadenza: le prime riguardano la meteorologia dell’oggi e del domani immediato (che tempo farà a Reggio fra 2 giorni ?), con estrapolazioni a 10-15 giorni, le seconde sono arricchite da dati secolari, millenari e ultramillenari, storicizzati  e caricati di conseguenze in base a dati statistici di larghissimo respiro.
 
 



Il CLIMA è lo stato medio del tempo atmosferico a varie scale spaziali (locale, regionale, nazionale, continentale, o globale) rilevato nell’arco di almeno 30 anni e integrato dalle caratteristiche climatiche di centinaia-migliaia d’anni in una certa zona. La parola deriva dal greco “clima”, che vuol dire inclinato: infatti il clima è massimamente funzione dell’inclinazione dei raggi solari sulla superficie terrestre, che varia con la latitudine. Flora e fauna sono in fasce climatiche comuni sul nostro globo (foreste pluviali e temperate, deserti, banchisa polare, steppe, ecc…), con variazioni periodiche stagionali comuni. Ecco perché una prima importante distinzione  è quella tra clima e meteorologia locale.

Ascoltiamo una prima voce, nella quale si esprime scetticismo sulle previsioni drammatiche fatte sul riscaldamento del pianeta. E’ quella del prof. Zichichi, che critica il metodo con cui si pretende, a suo dire, di sapere cosa avverrà al nostro pianeta tra 10-50 anni. Alla domanda se esiste un modo rigorosamente scientifico di trattare l’evoluzione del clima, risponde che per farlo in modo matematicamente corretto sono necessarie tre equazioni differenziali non lineari e fortemente accoppiate, ossia equazioni che descrivono l’evoluzione istante per istante nello spazio e nel tempo (dove e quando), che l’evoluzione dipende anche da se stessa, e la medesima evoluzione ha grandi effetti anche sulle altre. Questo sistema di equazioni non ha soluzioni e quindi, dice Zichichi, nessuno potrà mai scrivere l’equazione dell’evoluzione del clima. Non ci resta che costruire “modelli” ad hoc; ma i modelli non sono la verità scientifica, e in fondo sono l’equivalente delle chiacchiere. Le previsioni si possono fare per domattina, se le facciamo a 15 giorni rischiamo di dire corbellerie: figuriamoci le previsioni a 10 anni! Funziona bene solo il “now casting”, vale a dire le previsioni a brevissima scadenza (poche ore) su un certo territorio. Ci sono 72 (?) emergenze planetarie che sono verificabili, a differenza di quelle sul clima: ad esempio, quella dell’acqua. E poi, occorre non demonizzare l’anidride carbonica (vecchio nome del biossido di carbonio, la famosa ci-o-due), che è cibo per le piante e garantisce la vita vegetale: siccome la vita animale è venuta dopo quella vegetale, se non ci fosse, non saremmo qui.

L’effetto serra non è nostro nemico e non va demonizzato: ne abbiamo bisogno altrimenti la temperatura della Terra sarebbe di 18 gradi sottozero! Esso ci “regala” ben 33 gradi in più portando a +15° la temperatura media del pianeta.  Fin qui le considerazioni di Zichichi.
 
 


La complessità dei fattori che incidono sul clima
 

Dichiarazioni sottoscritte in parte o in tutto dalla Società Italiana di Fisica (SIF) che per bocca della sua presidentessa prof. Luisa Cifarelli afferma:” non esistono le equazioni del clima e non sono d’accordo con l’affermazione che il ruolo dell’uomo sul riscaldamento sia inequivocabile”. Così ha tolto il logo della SIF dal documento congiunto delle altre associazioni, preparato per Parigi, consumando la rottura tra la SIF e gli altri scienziati (in particolare, biologi e climatologi) che invece sostenevano come  “l’influenza umana sul sistema climatico è inequivocabile ed è estremamente probabile che le attività umane siano la causa dominante del riscaldamento, a partire dal XX secolo”. Cifarelli ha gettato benzina sul fuoco nel successivo chiarimento dicendo ”le verità scientifiche non possono basarsi sul consenso generalizzato, mescolando scienza e politica, e la SIF è un’associazione di fisici abituati a considerare leggi fisiche regolate da equazioni”, attirandosi ulteriori dichiarazioni di irresponsabilità.

Qualcuno ha detto, al proposito: “ se ci troviamo di fronte a un cadavere con un foro nella testa, non possiamo ostinarci a credere che l’uomo di fronte a lui con la pistola fumante non sia l’assassino”.

Dopo aver dato la parola agli scienziati scettici, una prima considerazione fatta da Marco Cattaneo, direttore del celebre mensile “Le Scienze”, è stata quella di accusare Zichichi di confondere meteorologia e studio del clima ostinandosi ad applicare alla prima le famose equazioni differenziali irrisolvibili pensando che fossero applicabili all’evoluzione climatica. Come si vede, le accuse si sprecano a vicenda.

Possiamo, in questa confusione, mettere qualche punto fermo per continuare a capire?

Una risposta recentissima viene da Carlo Rovelli, il fisico autore di best seller in questi ultimi anni  e che non ha certo remore nell’esporsi mediaticamente. Sue parole. Chi dice che non abbiamo certezze assolute riguardo al futuro del clima del pianeta dice il vero, ma non è corretto dire che un pericolo non è grave perché non siamo matematicamente certi che arrivi. Se scopriamo che una bomba è rimasta inesplosa sotto un parco giochi per bambini, non la lasciamo lì perché forse potrebbe anche non scoppiare. Se c’è un incendio in cantina, prendiamo l’estintore, chiamiamo i vigili del fuoco, scappiamo di casa… E continua. E’ un fatto accertato che la Terra si sta riscaldando rapidamente e che ciò è da attribuire in modo considerevole all’attività umana. Prevedere il futuro del clima è difficile, ma le proiezioni parlano di un aumento di temperatura di 4-5 gradi entro il secolo, se non viene preso alcun provvedimento. Le catastrofi dei prossimi decenni potrebbero essere molte e notevoli. Cambiamenti di temperatura di questa entità hanno prodotto in passato estinzioni di massa, anche se per la Terra come pianeta sono piccole fluttuazioni. E’ per l’umanità il disastro: potremmo avere allagamenti delle città di mare, nelle grandi pianure, desertificazione, crollo della produzione agricola, carestie, uragani, fame e guerra ovunque. Non stiamo parlando degli orsi polari, ma della vita dei nostri figli! Un’azione comune dell’umanità potrebbe almeno dimezzare le emissioni di ci-o-due e tenere il riscaldamento in aumento entro i 2 gradi, limitando i danni peggiori, anche se non per tutti.  Quindi, anche se non abbiamo certezze, dovremo prendere una decisione. Ignorare l’allarme e far finta di niente perché “non siamo sicuri” è l’equivalente dell’atteggiamento di Schettino perché tanto facendo l’inchino “non era sicuro di andare a sbattere”. Esiste quindi una responsabilità precisa degli uomini che consiste nel minimizzare il corso degli eventi e restare inerti.
 
 
 


L’andamento in aumento della temperatura media della Terra
 

La conferenza di Parigi (Cop21) ha inizialmente visto i paesi più poveri opporsi alla richiesta di non usare carbone ( chiamata  “decarbonizzazione”) con un ragionamento, rivolto ai paesi industrializzati, del tipo “ voi ci avete sfruttato per secoli, per poi passare a tecnologie più raffinate: come pretendete di guidare le nostre scelte, se non abbiamo altro da utilizzare che il carbone?”. Sul filo di lana, pare che in ogni caso, un accordo formale minimo sia possibile: come applicarlo, poi, sarà un’altra storia.

Di certo c’è ormai consenso scientifico (97% degli scienziati, dati 2015) in riferimento al problema reale del riscaldamento globale del pianeta, nel senso della convergenza di prove (carote di ghiaccio, pollini, anelli negli alberi, coralli, scioglimento dei ghiacci e delle calotte polari, innalzamento dei mari, aumento della ci-o-due, perdita della biodiversità, ecc…). Quindi il problema reale è intervenire, almeno per rispettare questa soglia dei 2 gradi. Per parlare di cose vicino a noi, fa rilevare Luca Lombroso di Unimore, in riferimento alla costa emiliano-romagnola, non rispettare la soglia vorrebbe dire che larghe aree del ferrarese e del ravennate sarebbero sommerse dal mare. Dovremo valutare gli scenari che si apriranno, appena  gli accordi di Cop21 saranno analizzati compiutamente: per ora, questi accordi sembrano assestarsi su una riduzione del riscaldamento globale intorno ad 1,5-2%. Si riuscirà a fare? Mah!

 
                                                                                                                                  copyright
 

Nessun commento:

Posta un commento