LA STORIA DELLE IDEE
SUL CIELO
Giacomo Leopardi
“La più sublime, la più nobile tra le fisiche scienze è senza dubbio
l’Astronomia. L’uomo s’innalza per mezzo di essa al di sopra di se medesimo e
giunge a conoscere la causa dei fenomeni più straordinari…”.
Alcuni ricorderanno che Giacomo
Leopardi, nella straordinaria e immensa
biblioteca paterna, coltivava anche lo studio del cielo: scrisse perfino
una “Storia dell’astronomia”. Del resto, lo spettacolo del cielo notturno ben
si confaceva al suo narrare “l’infinito”.
In una notte serena ognuno di noi, con una macchina reflex ben fissata
puntata tra l’orizzonte e la parte di cielo sovrastante comprendente la Stella
Polare, può fare un’esperienza affascinante: con alcune ore di pazienza, mentre
la notte avanza, può fotografare le stelle scoprendo che intorno alla Polare si
formano circonferenze concentriche, rilevabili con piccoli segmenti appena
disgiunti.
La domanda è: le stelle “ruotano”? No, oggi sappiamo che è
la Terra che ruota, ma l’apparenza suggerirebbe il contrario.
Vedremo che questo problema dell’apparenza delle cose è
l’enorme problema che gli antichi quotidianamente si trovavano a fronteggiare.
Alla fine del nostro esperimento
fotografico, tuttavia, non sono solo quelle tracce delle stelle ad
interessarci, bensì il fatto che le stelle “sembrano scomparire sotto
l’orizzonte”, per ricomparire la sera successiva. Analogamente alle stelle,
anche il Sole, la Luna, i pianeti, pur con le loro diverse apparenze, sembrano
scomparire sotto l’orizzonte per ripresentarsi in seguito.
Sono fenomeni che definiamo “ciclici”. Ancora oggi, al bambino che ci chiede perché
il Sole non c’è più dopo il tramonto diciamo che è “andato a dormire e tornerà
domani”.
Con
la fotografia scopriamo le “tracce”
delle stelle
Giungere all’idea che le stelle e
gli astri in generale “passano sotto”, si ripresentano, e perché lo fanno, ha
richiesto migliaia e migliaia di anni ed è per questo che è necessaria una
minima informazione sulla storia delle idee astronomiche, per niente semplici
nel passato e collegate alla nostra evoluzione intellettuale di umani. Come si dice, dobbiamo partire da lontano e
ripercorrere la storia delle idee sul
cielo.
E’ difficile rivivere
compiutamente il lungo periodo dell’uomo del Paleolitico (2.500.000 – 10.000
a.C.) e congetturare sulle idee di questi
nostri antenati in merito a quello che pensavano su ciò che li
circondava. Un cielo “misterioso” li sovrastava, fenomeni atmosferici e
naturali spesso li atterrivano, l’ambiente era quasi sempre ostile. Osservavano, senza capire, il ciclo
giornaliero del Sole e mensile della Luna, i moti periodici di cinque corpi
celesti (che poi saranno chiamati pianeti), alcuni piuttosto strani, e
cercavano di allenare gli occhi per distinguere centinaia e centinaia di
puntini luminosi che sembravano fissi e incastonati nella volta celeste: le
stelle.
In tempi più vicini, nel
Mesolitico (10.000 – 8.000 a.C.), le cose iniziarono a migliorare con le prime
costruzioni adatte ad individuare la ripetitività dei moti degli astri, ma è solo nel Neolitico (8.000 – 3.000 a.C.) che
delle osservazioni del cielo troviamo le
prime tracce e documentazioni di un certo
rilievo.
I simbolismi, l’embrione della
scrittura e soprattutto la capacità di “contare”, correlando i NUMERI agli
eventi del cielo, apriranno la strada della conoscenza ai nostri antenati.
UNA PARENTESI MODERNA : i numeri
nell’astronomia
Sappiamo
che sono spesso molto grandi e fuori dalla comune comprensione. Parliamo oggi
di centinaia di miliardi di galassie, altrettanto di stelle, distanti miliardi
e miliardi di kilometri. Oppure di masse di miliardi di kilogrammi. A volte
parliamo anche di tempi piccolissimi (miliardi e miliardi inferiori al
secondo) o lunghissimi (quanto durerà l’universo?). Vediamo un esempio. La
Galassia di Andromeda, considerata molto simile alla nostra galassia (Via
Lattea) dista 2,5 milioni di anni-luce, contiene da 200 a 400 miliardi di
stelle, ed ha una estensione di 200.000 anni-luce. La sua massa è di un milione
di miliardi maggiore di quella del nostro Sole, che è 2.10^30 Kg. A
sua volta la massa del Sole è 333.000 volte quella della Terra e 27 milioni di
volte quella della Luna. Non c’è che dire: sono dati fuori dall’ordinaria
comprensione!
Galassia di Andromeda
schema della Via Lattea
(dove
posizionare in Andromeda un sistema solare simile al nostro)
(analogo schema anche per
un’altra media galassia a spirale)
Cos’è l’anno-luce? La distanza
(non un tempo) che la luce percorre in un anno viaggiando alla velocità
costante di 300.000 kilometri al secondo. Vuol dire che se stasera puntiamo un
telescopio su Andromeda, la luce che da essa ci giunge è stata emessa in Andromeda
2,5 milioni di anni fa, ossia al tempo dei nostri lontani antenati , all’ inizio
del Paleolitico.
Ciò significa che le nostre conoscenze dei corpi celesti sono
correlate alla rincorsa a scoprire ritardi. Perché?
I tempi di ricezione dei loro
segnali (la luce che emettono) non corrispondono mai ai “tempi propri” degli
oggetti celesti che li emettono, o li hanno emessi. La Luna “si trova” da noi a
1,28 secondi luce, vale a dire che se per pura ipotesi l’astronauta a passeggio
accendesse una potente lampadina, il suo ”adesso” noi sulla Terra lo vedremmo
solo dopo 1,28 secondi. Il Sole è a 8,33 minuti-luce, e le galassie più lontane
si trovano a diversi miliardi di anni-luce. Quanto
vale 1 anno-luce? 9.461 miliardi di kilometri!!! In notazione
esponenziale: 9,46. 10^12 km. La
bellezza di 63.240 volte la distanza Terra-Sole.
Oggi, dunque, l’astronomo è in
definitiva un archeologo del cielo:
osserva, scopre, studia e cataloga corpi
celesti distanti nello spazio e lontani nel tempo.
Ne consegue che non esiste un
tempo “assoluto”, uguale per ogni osservatore nell’universo, ma soltanto un
tempo “proprio” di chi emette e di chi riceve : questi tempi non sono mai
coincidenti.
La ragione è che la velocità
della luce, pur essendo elevatissima (300.000 Km/s), è comunque finita.
Abbiamo anticipato dei dati
odierni. Chiediamoci se questi dati e considerazioni erano ipotizzabili anche
in passato.
Le percezioni delle distanze,
delle dimensioni, le osservazioni, le scoperte, erano alla portata dei nostri
antenati? Assolutamente no.
IL CIELO AD OCCHIO NUDO
Il cielo degli antichi era
osservato ad occhio “nudo”, mischiato alla vita quotidiana e alle sue varie
preoccupazioni: elementi di magia, fideismo, irrazionalità, si intersecavano e
sovrapponevano con osservazioni e dati nel tentativo di capire il cosmo.
Dobbiamo fare un salto temporale
enorme, fino a poche migliaia di anni fa, quando le osservazioni dirette degli
astri e dei loro moti, le raffigurazioni e registrazioni si succedono ed inizia
quella che chiamiamo la organizzazione
dei dati osservativi ad occhio nudo.
E’ il primo embrione di ricerca scientifica, mescolato a misticismo, paure,
simbologie, divinità benevole e non. I “capi”, nella struttura gerarchica di
gruppo e di comando, amministrano le rivelazioni delle conoscenze che si vanno
acquisendo. La gestione della speranza,
da leggersi negli astri, doveva
primariamente mantenere coeso,
euforico, guerriero, il gruppo e la tribù.
I primi reperti di cultura
astronomica sono databili a 15-20.000 anni fa.
- Registrazioni di fenomeni astronomici su
frammenti d’osso.
- Incisioni su pietra.
- Pitture rupestri.
La fine del nomadismo, la
stabilizzazione delle migrazioni, la stanzialità dei popoli e la necessità di
sviluppare l’agricoltura e la navigazione comportarono la massima attenzione ai
fenomeni del cielo.
A quel tempo erano già noti
alcuni dei vari fenomeni celesti, molti
dei quali usuali e altri a volte
terrificanti: la diversa visibilità della Luna e le sue eclissi, le eclissi di
Sole, gli strani moti di alcuni pianeti (come il moto retrogrado di Marte), la
caduta a terra di sassi più o meno grandi dallo spazio.
BABILONESI ed EGIZI
Iniziamo da circa 4.000 anni fa.
Nella tavoletta d’argilla del
primo millennio a.C., conservata al British
Museum di Londra, si nota
nell’originale (a sinistra) il centro del mondo, Babilonia. Sotto,
poniamo l’immagine ricostruita che descrive la prima cosmologia pervenutaci.
la prima idea strutturata del mondo (Sumeri)
immagine più esplicita
Al centro dell’universo, chiuso e
limitato, è posta la Terra circondata dal mare. Sopra, aria e cielo, insieme
agli astri e ai fenomeni meteorologici. Sotto la Terra, l’inferno (senza
dettagliarne la tipologia). Tutto l’universo è contenuto in un mare
primordiale, vale a dire dall’acqua da
cui tutto si riteneva avesse avuto origine.
I Babilonesi perfezionarono il
sistema di calcolo dei loro predecessori, i Sumeri: la loro astronomia si
distingueva per la ricerca di SEGNI
CELESTI PREMONITORI. Nacquero gli DEI e gli EROI, raffigurati nel cielo:
entrambi comunicavano le loro volontà al sovrano e al popolo. Coesistevano ASTRONOMIA e ASTROLOGIA, ossia lo studio dei
corpi celesti in quanto tali e le supposte influenze sulla vita degli uomini.
Iniziarono le osservazioni sistematiche,
gli studi sui PIANETI, le predizioni di ECLISSI (di Luna e Sole) e di
congiunzioni planetarie (allineamenti).
Stabilirono anche una prima
orbita lunare, molto in linea con i calcoli odierni. Nella matematica, intorno
al II millennio a.C., scoprirono il principio di posizione nel numero: a
seconda del posto che una cifra occupava
in un numero completo, il valore di quest’ultimo era diverso. Se prendo
una cifra, ad esempio il 4, è ben diverso
scrivere 40, 84, o 4000.
Del pari, il loro sistema di numerazione
non era a base decimale (10), ma
sessagesimale (base 60), probabilmente perché connesso alle determinazioni dei
valori degli angoli, importanti per la divisione del terreno. Il calendario
babilonese era di 12 mesi, con inizio marzo-aprile.
Territorialmente limitrofi ai
Babilonesi erano gli EGIZI.
Nell’antico Egitto l’astronomia era riservata ai sacerdoti. La figura rappresenta un dipinto, con molte varianti ritrovate nei templi e nelle tombe egizie: la donna arcuata è NUT, dea del cielo con un corpo di stelle, sostenuta dal dio dell’aria SHU. Sdraiato, il dio della Terra, GEB. Nei dettagli, sopra al cielo si trova il battello del Sole che viaggia sull’acqua del Nilo, che a sua volta scorre lungo lo zodiaco. La figura del faraone è a destra in basso.
Nell’antico Egitto l’astronomia era riservata ai sacerdoti. La figura rappresenta un dipinto, con molte varianti ritrovate nei templi e nelle tombe egizie: la donna arcuata è NUT, dea del cielo con un corpo di stelle, sostenuta dal dio dell’aria SHU. Sdraiato, il dio della Terra, GEB. Nei dettagli, sopra al cielo si trova il battello del Sole che viaggia sull’acqua del Nilo, che a sua volta scorre lungo lo zodiaco. La figura del faraone è a destra in basso.
cosmologia egizia
stelle di Orione e piramidi
Nella ricostruzione a destra, il
presunto allineamento dei vertici di tre piramidi con le tre stelle della
cintura della costellazione di Orione.
Il culto della stella SIRIO (la
dea Sothis) era l’elemento distintivo di tutta l’astronomia egizia: quando
sorgeva insieme al Sole era il tempo
dell’inizio delle piene stagionali del Nilo. La predizione dell’evento e la sua gestione era annuncio di prosperità
e benessere.
Il calendario era di dodici mesi:
4 mesi di inondazione, con inizio luglio-agosto,4 di semina e 4 di raccolta, a
cui si aggiungevano 5 giorni supplementari su luglio. Un calendario di 365
giorni, piuttosto buono, che Giulio
Cesare introdurrà a Roma.
ALTRE COSMOLOGIE
Spostandoci ad est, ricordiamo
alcune altre idee dei popoli sulla struttura del mondo. Secondo gli antichi Purana indù, la creazione ebbe origine
da un grande UOVO COSMICO.
l’uovo
cosmico (Brahmanda)
cosmologia indù
Mentre, per quanto riguarda la
Terra, si trova sopra il guscio di una
tartaruga, a sua volta sostenuta da 4 elefanti (ai punti cardinali), posti a loro volta sopra una tartaruga più grande.
Un enorme serpent (uroboro)
richiudeva il mondo, compreso il sole e le stelle.
Il Grande Nord esprimeva invece, in Scandinavia, una cosmologia
rappresentata da L’ALBERO COSMICO, con le tre Parche che tessono il
destino e gli elementi della vita e della mitologia ben evidenti.
cosmologia
scandinava
Intorno al 2.000 a.C, in
Inghilterra meridionale, a Stonehenge
, veniva eretta un’importante
costruzione megalitica, vero e proprio osservatorio astronomico. Serviva per seguire il corso del Sole, della Luna e
delle eclissi. L’allineamento delle pietre consentiva anche la predizione dei
punti di levata e tramonto del Sole, della Luna e dei punti degli equinozi e
dei solstizi.
Stonehenge oggi
ricostruzione dell’osservatorio
Dalla parte opposta, in CINA, dove l’imperatore era considerato
“figlio dei cieli” e come tale doveva mantenere l’armonia tra Terra e Cielo,
l’astronomia dipendente dal sovrano era sviluppata dagli astronomi di corte,
che rispondevano anche con la vita del loro lavoro. Dal 2.000 a.C. abbiamo i
riferimenti delle loro osservazioni ed è
del 1217 a.C. la registrazione della
prima eclisse solare. Il calendario era
di 340 giorni.
La costellazione più importante
era quella del Drago, ma una delle testimonianze più interessanti sono i
disegni di comete, apparentemente infantili ma completi di dettagli osservativi.
disegni cinesi di comete (IV sec.a.C.)
le costellazioni cinesi
Nel continente americano, i MAYA svilupparono un sistema di
numerazione e un calendario di 13 mesi insieme a codici iconografici basati su
figure di teste (glifi) per completare le operazioni aritmetiche elementari
(qui non rappresentate).
la numerazione Maya
il
codice di Dresda (Library of Congress)
Il CODICE DI DRESDA è un libro Maya di 74 pagine che, unite,
formano una striscia di 4 metri. Solo 3 libri sono scampati alla furia
distruttiva di un intraprendente frate che incendiò gli scritti ritrovati,
ritenuti opera del demonio, nel periodo dei Conquistadores. Si è parlato, nel
passato, che nel codice fosse prevista
la fine del mondo per il 21 dicembre 2012. In verità, nell’ultima pagina del
codice, viene solo prevista una grande inondazione che pone fine a un’era. Le
ere Maya erano di circa 5.125 anni.
Per cui, il 22 dicembre 2012,
sarebbe dovuta iniziare una nuova era, la quinta. Moltiplicando per 5 la durata
di un’era Maya si ottiene 25.625 anni, un periodo molto vicino a quello della
precessione degli equinozi oggi pari a circa 26.000 anni.
A sud, nelle Ande, troviamo gli INCAS con gli osservatori astronomici
abbarbicati sulle montagne: sono spesso
noti i loro sacrifici umani per sfamare o placare gli dei, situazioni del resto
comuni a tutte le civiltà mesoamericane.
osservatorio Inca (tempio del Sole Machu Picchu)
osservazione di una cometa (Codice Duran)
Questa breve rassegna che copre i millenni ci porta a
dire che l’astronomia degli antichi era portata avanti anche da VISIONARI, nel senso che tale era il
miscuglio tra realtà osservativa, immaginazione, ricerca di prosperità, di
vittoria, benessere, di asservimento al
potere.
Lo studio del cielo era profondamente connesso alle vicende umane.
E’ meglio essere chiari: essere visionari non è certo un difetto. Anche oggi, nel grande dibattito sulla scienza moderna, spesso distinguiamo tra “Visionari” e “Artigiani”: alla prima categoria, assegniamo figure come Anassimandro, Newton, Einstein e alla seconda moltissime figure di altri scienziati e situazioni collegate spesso all’uso tecnologico delle scoperte. Cos’è infatti la nostra epoca di computer e telefoni cellulari se non la prova delle applicazioni esponenziali della fisica quantistica, tecnologia elettronica, e tanto altro!
Lo studio del cielo era profondamente connesso alle vicende umane.
E’ meglio essere chiari: essere visionari non è certo un difetto. Anche oggi, nel grande dibattito sulla scienza moderna, spesso distinguiamo tra “Visionari” e “Artigiani”: alla prima categoria, assegniamo figure come Anassimandro, Newton, Einstein e alla seconda moltissime figure di altri scienziati e situazioni collegate spesso all’uso tecnologico delle scoperte. Cos’è infatti la nostra epoca di computer e telefoni cellulari se non la prova delle applicazioni esponenziali della fisica quantistica, tecnologia elettronica, e tanto altro!
Nel caso specifico
dell’astronomia antica, il più grande problema è che bisognava “immaginare di vedere” i corpi celesti e i
loro moti, senza poterli toccare. Si trattava di un laboratorio unico, non riproducibile con
una modellistica a quel tempo impensabile.
Inoltre, la scienza degli Antichi
non era ancora misura, esperimento, matematica, deduzione rigorosa: era costretta a partire da una visione delle cose
la cui chiarezza era solo limitata alla distinzione tra terra (sotto) e cielo
(sopra).
E’ in una situazione di questo
tipo che la “visione” fa un balzo enorme. Siamo debitori ad Anassimandro di
questo primo colpo d’ala. Ed è qui che giungiamo ai Greci.
I GRECI
Acquisirono le conoscenze del sapere orientale e lo
coniugarono al pensiero scientifico e razionale. Cercavano di capire la natura
con il ragionamento (logos) e non più
solo con il mito. Si fece strada l’amore per la conoscenza come fine: pur sopravvivendo il mito, si tenderà a sostituirlo
gradatamente con la razionalità. E, conseguentemente, venne
tentata anche una prima scissione tra Astronomia e Astrologia.
Già TALETE (626-548 a.C.) sostiene che la Terra è un disco piatto che
si regge sull’acqua, ma è il suo allievo ANASSIMANDRO,
2.600 anni fa, a Mileto culla del pensiero razionale, che sviluppa ancor meglio
l’idea. La Terra è un grosso sasso (un cilindro) tutto circondato dal cielo,
sopra e sotto: “galleggia” nello spazio, senza cadere. Ed è così che egli può
spiegare la “ricorsività” dei moti dei corpi celesti (Sole, Luna, Stelle,
Pianeti). Lui non sa perché questo
accada, ma è il primo grande passo.
la Terra è un cilindro sospeso
il mondo di Anassimandro di terre e acque
Con il modello di Anassimandro i
corpi celesti possono “passare sotto” la Terra e ricomparire ciclicamente! Karl
Popper, uno dei massimi filosofi moderni della scienza, dice che la visione di Anassimandro è la
prima grande rivoluzione cosmologica e una delle più coraggiose e portentose
idee nella storia del pensiero.
PITAGORA (Samo, circa 570-495 a.C.) pare che abbia avuto la prima
intuizione della sfericità della Terra: non ci è giunto nulla di scritto,
essendo stato il suo un insegnamento orale. Ricordiamo la teoria delle “sfere
armoniche”: i pianeti emetterebbero suoni diversi dipendenti dalla loro velocità di rotazione intorno alla
Terra. E’ la MUSICA DELLE SFERE. L’idea sarà ripresa da Keplero.
FILOLAO (470-400 a.C.), studioso pitagorico, è il primo a togliere
la Terra dalla posizione centrale del cosmo. La sua idea è che al centro del
cosmo vi sia un fuoco primigenio,
ente fisico animatore di tutto l’universo: un fuoco centrale dimora di Zeus.
Interposta, tra il fuoco e la Terra, un altro corpo: “l’antiterra”. Poi, la
Luna, il Sole , i 5 pianeti conosciuti e le stelle fisse, in modo da arrivare al numero 10, considerato perfetto.
universo del pitagorico Filolao
le sfere concentriche di Eudosso
PLATONE (427-347 a.C.) sostiene la CIRCOLARITA’ DEI MOTI dei corpi
celesti in base all’uniformità e alla perfezione dei cerchi rispetto ad ogni
altra traiettoria possibile. Elabora quindi la teoria delle SFERE CRISTALLINE, che “trasportano” nei
loro moti attorno alla Terra (immobile) la Luna, il Sole, i 5 pianeti e la
sfera delle stelle fisse. Inoltre, comprende che la luce della Luna è riflessa
dal Sole.
EUDOSSO (410-350 a.C.) frequenta sia Platone che Aristotele ed
elabora il sistema delle SFERE
OMOCENTRICHE (unico centro: la Terra). E’ un’idea che diventa pietra
miliare nella storia dell’astronomia, in quanto rappresenta il primo approccio
scientifico ad una strutturazione completa del cosmo. Tenta anche
di spiegare le apparenti imperfezioni dei moti planetari, pur mantenendo sempre
la Terra al centro del sistema del mondo.
ARISTOTELE (384-322 a.C.) codifica la sfericità della Terra e dei
cieli intorno, nei quali scorrono gli astri celesti, elaborando un complesso
sistema di 55 sfere che si muovono per descrivere il moto degli astri,
sfruttando l’idea precedente di Eudosso.
Questa visione del mondo elaborata dalle civiltà del Mediterraneo, con alcune
varianti, giungerà fino al Medioevo:
sarà anche la visione del
cosmo di DANTE (1265-1321 d.C.).
universo di Dante
Per Aristotele l’universo è
diviso in due parti nettamente
contrapposte: il mondo sub-lunare e
quello sovra-lunare. Il primo è composto dai quattro elementi della fisica
pre-socratica: terra, acqua, aria, fuoco. Il secondo è composto dalla
“quintaessenza” o “etere cosmico”, inalterabile, trasparente, perfetto,
incorruttibile.
Nel mondo sub-lunare esistono due
tipi di movimento: quello che spinge ogni cosa verso il suo “luogo naturale” (
i corpi pesanti verso la Terra, quelli leggeri verso il Cielo), e quello
violento (ad esempio, il lancio di un sasso,…). Nel mondo sovra-lunare esiste
solo il movimento circolare, che secondo Aristotele ben si addice alle sfere
costituite da etere cosmico.
L’universo è “tenuto in
movimento”, ovvero “attratto”, dal Primo Motore Immobile (Dio).
Intanto, si andavano scoprendo
importanti dati e il primo di questi è la misura della circonferenza terrestre
ad opera di ERATOSTENE (275-195 a.C.).
Famoso il suo calcolo, effettuato
considerando le due citta di Siene ed
Alessandria, utilizzando le ipotesi che si trovino sullo stesso meridiano, che
la Terra sia sferica, e che i raggi del Sole siano paralleli.
Così al mezzogiorno del solstizio
d’estate, con il Sole sulla verticale, un bastone posto nel pozzo a Siene non
produce ombra. Ad Alessandria, invece,
l’ombra del bastone ci sarà e sarà la più corta possibile. Era nota la distanza
tra le due città (5.000 stadi).
Con una semplice proporzione
Eratostene calcolò la misura della
circonferenza terrestre: 250.000 stadi.
Attualizzando la misura e tenendo
conto del valore incerto dello “stadio” alessandrino, l’errore di misura è
intorno al 3-10%.
Oggi sappiamo che la
circonferenza della Terra è circa di 40.000 Km.
i due pozzi
lo schema
ARISTARCO (310-230 a.C.), qualche decennio prima di Eratostene, ipotizza il primo sistema eliocentrico,
nel quale è il Sole al centro del mondo e la Terra e i pianeti gli girano
intorno. La Terra gira su se stessa e intorno al Sole, come gli altri pianeti:
idea che appare stravagante, perché nulla intorno a noi lascia supporre che ci
stiamo muovendo veloci nello spazio. Ancora
l’apparenza! Il modello non ha
successo: la Terra al centro del cosmo non si discute. E’ considerato il
Copernico dell’antichità. Misura anche la distanza Terra-Sole, ma in modo
sottostimato.
IPPARCO (Nicea, 190-120 a.C.) ripete le misure di Aristarco e
calcola piuttosto bene la distanza della Luna. Sviluppa modelli di teorie
solari e lunari, elenca tutte le eclissi lunari osservate in Mesopotamia fin
dall’VIII secolo, compila un catalogo di 1.080 stelle, ma soprattutto scopre la
precessione degli equinozi. Pare sia sua l’invenzione dell’astrolabio. Grande
geografo, è il primo a mappare la Terra
fino ad allora conosciuta.
precessione degli equinozi
spostamento e rotazione dell’asse polare
Con TOLOMEO (100-175 d.C.), astronomo, matematico, geografo, il sistema
del mondo è una grande sfera con al centro la Terra immobile: attorno, ruotano
una serie complessa di sfere concentriche, ciascuna delle quali porta
incastonati i corpi celesti (Sole, Luna, Pianeti). L’ultima sfera è quella
delle STELLE FISSE, confine dell’universo.
Nell’ Almagesto egli include ed estende le conoscenze dell’astronomia
babilonese e greca, che per circa 2.000 anni avevano prodotto sia osservazioni
che dati e misure.
Il modello tolemaico funzionava piuttosto bene: gli astri non
ruotavano esattamente intorno al centro della Terra, ma orbitavano intorno a
punti che a loro volta ruotavano intorno alla Terra.
Anche se il sistema era
complicato, era perfettamente compatibile con le osservazioni e tutto veniva
spiegato.
Fu difficile quindi capire più
tardi come mai la teoria fosse concettualmente sbagliata, in base al fatto
che se una cosa funziona non si va tanto
per il sottile: spesso la si applica e basta!
La soluzione di Tolomeo durerà
1.500 anni.
il modello
di Tolomeo
Tolomeo
Naturalmente, erano ben note le
eclissi di Sole e di Luna, come nel cielo ci fossero stelle in apparenza
raggruppate, come a volte comparissero comete o cadessero sulla Terra corpi più
o meno piccoli, in particolare come nel cielo fossero apparentemente identificabili figure mitologiche e di vita
quotidiana (le costellazioni), come trovare la stella polare che indicava
il nord ai naviganti.
eclissi di Sole
eclissi di Luna
cometa
Lovejoy 2015
ammasso di stelle (Pleiadi)
In questo capitolo abbiamo
trattato l’evoluzione delle idee sul cosmo come si sono andate sviluppando nel
periodo più antico di cui abbiamo testimonianza. Siamo progrediti dalla cultura
greca a quella alessandrina, che fissa un primo punto fermo su come si riteneva
fosse costituito il mondo.
Dallo studio delle diverse astronomie esce vincente quella
di Tolomeo: la Terra è il centro del
cosmo, Sole, Luna e Pianeti le ruotano intorno su orbite complesse con sfere
che rotolavano su altre sfere, in una complicata geometria.
deferente- epiciclo
il “cappio”
di Marte
Gli elementi che portano le
conoscenze sono: occhio nudo + geometria + matematica.
modello tolemaico
Il calcolatore di quel periodo fu
la macchina di Anticitera (150-100 a.C.),
la più antica, ritrovata un secolo fa nell’Egeo: era un piccolo planetario
mosso da ruote dentate e utilizzato per prevedere il moto del Sole, i solstizi,
gli equinozi, le fasi lunari e le eclissi. Al museo archeologico di Atene è
conservata una sua funzionante riproduzione. Ne ho parlato in questo blog.
ASTRONOMIA BIBLICA
Come abbiamo visto, presso le
culture egiziana e babilonese la Terra era pensata essenzialmente come piatta: al di sopra di essa, lo strato delle stelle e
al di sotto quello delle acque cosmiche.
In questo contesto culturale si
formarono anche i primi libri dell’Antico Testamento. Per alcuni aspetti, come
ad esempio la condanna dell’astrologia (cfr. Is 47,12-14) essi si distaccarono
profondamente da questa visione, ma per altri si può riscontrare una notevole
continuità. La Terra era descritta come una superficie pianeggiante e finita, con
al centro la Palestina circondata dal grande oceano i cui limiti non potevano
essere attraversati (Gb 26,10).
Si noti come sia possibile
trovare nella Scrittura sia una cosmologia bipartita “ cielo e terra”, in cui
la Terra viene immaginata come una tela quadrangolare sospesa nel cielo (Is
11,12; Ez 7,2; Gb 37,3), sia una cosmologia tripartita “cielo-terra-mare” (Es
20,11) o “cielo-terra-acque sotterranee”(Es 20,4). Le acque della Terra formano
i mari, che si estendono anche sotto di essa; in particolare il “tehòm” la grande massa delle acque di
quell’oceano che sta attorno e sotto la superficie terrestre (Gen 1,2), viene
distinta dalle acque celesti che si riversano sulla terra al momento del
diluvio “mabbùl” (Gen 6,17).
Il cielo è pensato come una
superficie distesa in modo ricurvo che può arrotolarsi (Is 34,4) ed essere
lacerata (Is 63,19): viene indicato con
il termine plurale “shàmajim” o con firmamento “ràqia”. Alcuni autori hanno tentato di ricavare una
visione più unitaria (fig.1-46). In ogni caso questa pluralità di
rappresentazioni dell’ambiente ci fa comprendere come per la Scrittura non sia
primario descrivere la conformazione fisica del cosmo, ma ricordare al credente
che il cosmo è opera di Dio.
ABC è il cielo superiore, ADC il
contorno dell’abisso, AEC il piano della Terra e dei mari. In SSR diverse parti
del mare, in EEE diverse parti della Terra. In GHG si ha il profilo del
firmamento o cielo inferiore, in KK i serbatoi dei venti, in LL i serbatoi
delle acque superiori, della neve e della grandine; M è lo spazio occupato
dall’aria nel quale corrono le nubi. In NN le acque del grande abisso, in xxx
le fonti del grande abisso. PP è lo Sheol, Q la sua parte inferiore (*). (*) Elaborazione Schiaparelli
Dopo la crisi che colpisce circa
2.000 anni fa il mondo scientifico greco l’arrivo degli Arabi nel sud
dell’Europa, Spagna, Sicilia, determina il mantenimento di una fiorente cultura
astronomica. I nomi delle stelle (Aldebaran, Betelgeuse, Deneb,…) e molti
termini (zenith, nadir, azimut…) sono di origine araba. Il corpus degli scritti
astronomici islamici è costituito da circa 10.000 manoscritti, molti dei quali
non ancora catalogati. Il maggiore impulso al fiorire di questa astronomia è
dovuto alle osservazioni religiose, che hanno posto una varietà enorme di
problemi matematici e astronomici. La determinazione della Pasqua, il modo di
utilizzare le stelle come orientamento, la navigazione, la definizione dell’ora
delle preghiere, ne sono esempi. Dice un precetto coranico: “ Ed è Lui che
consacrò le stelle a voi affinchè voi,
in questo modo, poteste essere guidati nell’oscurità della terra e del mare”.
Nell’830 d.C., al Khwarizimi introduce
i concetti tolemaici nell’astronomia islamica e nell’850 al Farghani corregge
la teoria tolemaica sulla base dei dati di astronomi arabi. Tuttavia, gli arabi
restano nel sistema geocentrico di Tolomeo: lo perfezionano solo per allinearlo
ai propri principi. Solo tra il 1200 e il 1400 autori arabi riassumono le
incongruenze del sistema tolemaico, cercando di lanciare modelli alternativi.
Molto attivi, in precedenza, gli Osservatori di Damasco e Bagdad, con
sofisticati strumenti, per favorire le principali osservazioni astronomiche. E’
del 1420 il grande osservatorio di Samarcanda, i cui resti sono stati scavati
nel 1908. Il sistema di numerazione arabo , dedotto dagli Indiani, sostituì a
poco a poco quello romano, visto che con quello era più semplice rendere gli
algoritmi di calcolo.
Al-Biruni Le fasi lunari
gli strumenti dell’astronomo
L’astrolabio
è lo strumento completo principale dell’astronomo del tempo, unitamente a globi
celesti e sfere armillari. Ancor oggi, 126 globi celesti arabi sono
rintracciabili nel mondo e il più antico è dell’ XI secolo. Invece, non è
sopravvissuta alcuna sfera armillare islamica.
astrolabio
medioevale
tecniche di osservazioni ad occhio nudo
IL
MEDIOEVO
Compassi, goniometri, tubi su
supporti nei quali mettere l’occhio e scrutare il cielo, insieme
all’astrolabio, sono gli elementi più importanti e il corredo dell’astronomo fino al Medioevo. Si
sviluppa l’astronomia “sferica” e la conseguente rappresentazione del mondo. Si
perfezionano e nascono altri strumenti di corredo: la sfera armillare, il
torquetum, il notturnale, l’orologio astronomico, le meridiane, i quadranti.
Agli inizi del Medioevo,
tuttavia, l’astronomia greca era quasi sconosciuta in Europa: non esisteva una
cultura astronomica che recepisse la
diffusione dell’Almagesto di Tolomeo.
Ostilità di varie nature, pagana, religiosa, lo stesso “odio” verso la cultura
antica, erano elementi frenanti per la diffusione del sapere. Citerò solo quei
pochi studiosi che si distinsero per un
contributo positivo.
Il primo è SEVERINO BOEZIO (480-525 d.C.), eminente uomo politico durante il
regno di re Teodorico. Tradusse in latino molte opere di Aristotele, Platone e
altri classici. Non ci sono pervenute opere di carattere astronomico. Boezio,
dopo il distacco di Teodorico da Costantinopoli, aveva dispiegato la sua
diplomazia per migliorare le relazioni tra il Papa e l’imperatore cristiano ortodosso di Costantinopoli. Teodorico
era ariano. Una serie di tragiche
vicende condusse Boezio alla condanna a morte per tradimento.
Una seconda figura interessante è
GIOVANNI FILIPONO (VI secolo),
divenuto vescovo di Alessandria, ed autore di una serie di commenti sulla
fisica e cosmologia di Aristotele. Ne tentò anche una riduzione alla teologia
cristiana. Sua è la teoria dell’impetus, che precorre in
fisica il concetto di energia cinetica.
SIMPLICIO (490-560) produce
un commentario sia sulla “Fisica” di Aristotele che sul “De Coelo”,
descrive nel dettaglio le sfere omocentriche di Eudosso, per finire con un
lavoro critico sugli “Elementi di Euclide”.
Viene apprezzato per la sua
metodologia di lavoro: riconosce che i suoi commentari ricevono il grande
contributo di altri che lo hanno preceduto e non si ascrive meriti che non ha.
BEDA IL VENERABILE (672-735), monaco inglese, scrive il trattato in
base al quale risolve il problema della datazione della Pasqua e scopre il
meccanismo di durata delle maree.
GERBERTO DI AURILLAC (930-1003), filosofo, teologo, umanista e
scienziato. Diventa Papa Silvestro II. Figura di eminente studioso, fu al tempo
stesso umanista e scienziato. Costruì personalmente sfere celesti e globi
terrestri per l’insegnamento dell’astronomia. Appassionato collezionista,
troviamo molti manoscritti latini alla Biblioteca Vaticana. Aveva frequentato
scuole arabe a Cordoba e Siviglia ed è un precursore dell’integrazione tra
le diverse culture.
ALFONSO X DI CASTIGLIA
(1223-1284), re saggio e illuminato, accoglie a corte studiosi arabi, ebrei, cristiani. Le
Tavole Alfonsine rappresentano il
prodotto di un consistente lavoro
astronomico nel quale coinvolge gli astronomi del tempo.
FRANCIS BACON (1214-1294),
francescano, si laurea ad Oxford nel 1250. In Opus maius analizza e commenta con acume le opere dei Greci e degli
Arabi. Da tolemaico, non esita tuttavia a seguire nuove concezioni
dell’universo. Ottimo astronomo e fisico, è un precursore dei tempi moderni.
NICOLA ORESME (1323-1382) di Caen, si laureò in teologia e divenne
vescovo. Strenuo oppositore dell’astrologia e critico aristotelico, fu buon
cultore di scienze (teoria dell’impetus e moto dei proiettili).
E’ anticipatore della geometria
analitica, poiché rappresenta graficamente, su coordinate ortogonali, i moti.
Sostiene la rotazione della Terra e ne
fornisce diverse prove.
In generale l’insegnamento
dell’astronomia elementare nelle università medioevali avveniva all’interno del
quadrivium, che comprendeva
aritmetica, geometria, musica e astronomia.
Con la ripresa dello studio
dell’astronomia, rifiorì anche l’astrologia. Nelle corti e presso la gente
comune gli astrologi esercitavano la loro attività, spesso con manuali tradotti
dall’arabo e in contrasto con la dottrina della Chiesa.
astronomia sferica
varie altezze del
Sole nell’anno
la
sfera armillare
i cerchi massimi della sfera
Un esempio del livello tecnico
raggiunto, al termine di questo percorso sugli strumenti, è l’orologio di Praga
costruito nel 1410, ristrutturato e completato
nel 1490 e 1552. Seriamente danneggiato dai tedeschi nel 1945 e risistemato,
ha ripreso a funzionare nel 1948.
orologio di Praga
le innumerevoli funzioni dell’orologio
Il quadrante è a forma di
astrolabio. Sono rappresentate le costellazioni, il moto del Sole e della Luna,
l’alba e il tramonto nelle diverse stagioni.
Importanti strumenti di misurazione del tempo sono le meridiane, già
sviluppate da Indiani e Greci e perfezionate dagli Arabi (che le utilizzavano
nelle moschee per l’ora della preghiera). Sono giunte fino a noi anche come interessanti abbellimenti di case
padronali o autocostruzioni amatoriali, quasi sempre corredate da “motti” e
dalle coordinate geografiche e astronomiche del luogo.
meridiana provenzale
meridiana tradizionale con motto
meridiana altoatesina
meridiana a Noale (VE)
Riassumendo le diverse visioni del cosmo si può dire
che:
-
Osservando le stelle, esse appaiono muoversi
lentamente e all’unisono, in modo sincrono, e girare intorno ad una stella
fissa (Stella Polare) che si trova sul prolungamento dell’asse terrestre. Gli
antichi pensavano quindi che questi puntini brillanti facessero parte di una
sfera solida in movimento: il lieve spostamento della sfera avrebbe prodotto il
movimento d’insieme di ogni altra stella. Il cosmo era finito e chiuso dalla
sfera delle “stelle fisse”.
-
Esistevano anche, oltre alle stelle fisse,
puntini brillanti e con traiettorie indipendenti. I Greci li chiamarono “pianeti”, che per loro
voleva dire “erranti”: erano 5, visibili ad occhio nudo. Mercurio, Venere, Marte,
Giove, Saturno. La lista degli astri era completata da Sole e Luna.
-
Tutto sembrava girare intorno a noi , mentre la
Terra stava ferma. Abbiamo detto come i nostri sensi ci ingannino. In tale contesto diventa difficile
pensare ad idee non in linea con le apparenze ed è per questo che è dovuto
trascorrere tanto tempo prima di modificarle.
-
Abbiamo percorso, in 4 puntate, la storia antica
delle idee sul cielo. Credo ne sia valsa la pena.
In seguito entreremo nel mondo copernicano, che segna l'inizio dell'era della rivoluzione scientifico-astronomica.
FINE
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