sabato 15 settembre 2018

STORIA DELLE ANTICHE IDEE SUL CIELO


                 
               LA STORIA DELLE IDEE SUL CIELO

Ivan Spelti (31/7/2017)
In questo lunghissimo articolo riunisco quattro puntate già pubblicate sul quotidiano Prima Pagina, che costituiscono il primo capitolo del mio libro SETTE LEZIONI DI ASTRONOMIA

                                                                                                                                                                                                               Giacomo Leopardi                                                                                                                  

“La più sublime, la più nobile tra le fisiche scienze è senza dubbio l’Astronomia. L’uomo s’innalza per mezzo di essa al di sopra di se medesimo e giunge a conoscere la causa dei fenomeni più straordinari…”.

Alcuni ricorderanno che Giacomo Leopardi, nella straordinaria e immensa  biblioteca paterna, coltivava anche lo studio del cielo: scrisse perfino una “Storia dell’astronomia”. Del resto, lo spettacolo del cielo notturno ben si confaceva al suo narrare “l’infinito”.  In una notte serena ognuno di noi, con una macchina reflex ben fissata puntata tra l’orizzonte e la parte di cielo sovrastante comprendente la Stella Polare, può fare un’esperienza affascinante: con alcune ore di pazienza, mentre la notte avanza, può fotografare le stelle scoprendo che intorno alla Polare si formano circonferenze concentriche, rilevabili con piccoli segmenti appena disgiunti.

La domanda è:  le stelle “ruotano”? No, oggi sappiamo che è la Terra che ruota, ma l’apparenza suggerirebbe il contrario.

Vedremo che questo problema dell’apparenza delle cose è l’enorme problema che gli antichi quotidianamente  si trovavano a fronteggiare.

Alla fine del nostro esperimento fotografico, tuttavia, non sono solo quelle tracce delle stelle ad interessarci, bensì il fatto che le stelle “sembrano scomparire sotto l’orizzonte”, per ricomparire la sera successiva. Analogamente alle stelle, anche il Sole, la Luna, i pianeti, pur con le loro diverse apparenze, sembrano scomparire sotto l’orizzonte per ripresentarsi in seguito.

Sono fenomeni che  definiamo “ciclici”.  Ancora oggi, al bambino che ci chiede perché il Sole non c’è più dopo il tramonto diciamo che è “andato a dormire e tornerà domani”.


                  Con la fotografia scopriamo  le “tracce” delle stelle

Giungere all’idea che le stelle e gli astri in generale “passano sotto”, si ripresentano, e perché lo fanno, ha richiesto migliaia e migliaia di anni ed è per questo che è necessaria una minima informazione sulla storia delle idee astronomiche, per niente semplici nel passato e collegate alla nostra evoluzione intellettuale di umani.  Come si dice, dobbiamo partire da lontano e ripercorrere la storia delle idee sul cielo.

E’ difficile rivivere compiutamente il lungo periodo dell’uomo del Paleolitico (2.500.000 – 10.000 a.C.) e congetturare sulle idee di questi  nostri antenati in merito a quello che pensavano su ciò che li circondava. Un cielo “misterioso” li sovrastava, fenomeni atmosferici e naturali spesso li atterrivano, l’ambiente era quasi sempre  ostile. Osservavano, senza capire, il ciclo giornaliero del Sole e mensile della Luna, i moti periodici di cinque corpi celesti (che poi saranno chiamati pianeti), alcuni piuttosto strani, e cercavano di allenare gli occhi per distinguere centinaia e centinaia di puntini luminosi che sembravano fissi e incastonati nella volta celeste: le stelle.

In tempi più vicini, nel Mesolitico (10.000 – 8.000 a.C.), le cose iniziarono a migliorare con le prime costruzioni adatte ad individuare la ripetitività dei moti degli astri, ma  è solo nel Neolitico (8.000 – 3.000 a.C.) che delle osservazioni del cielo  troviamo le prime  tracce e documentazioni di un certo rilievo.
I simbolismi, l’embrione della scrittura e soprattutto la capacità di “contare”, correlando i NUMERI agli eventi del cielo, apriranno la strada della conoscenza ai nostri antenati.


         UNA PARENTESI MODERNA : i numeri nell’astronomia


Sappiamo che sono spesso molto grandi e fuori dalla comune comprensione. Parliamo oggi di centinaia di miliardi di galassie, altrettanto di stelle, distanti miliardi e miliardi di kilometri. Oppure di masse di miliardi di kilogrammi. A  volte  parliamo anche di tempi piccolissimi (miliardi e miliardi inferiori al secondo) o lunghissimi (quanto durerà l’universo?). Vediamo un esempio. La Galassia di Andromeda, considerata molto simile alla nostra galassia (Via Lattea) dista 2,5 milioni di anni-luce, contiene da 200 a 400 miliardi di stelle, ed ha una estensione di 200.000 anni-luce. La sua massa è di un milione di miliardi maggiore di quella del nostro Sole, che è 2.10^30 Kg.  A sua volta la massa del Sole è 333.000 volte quella della Terra e 27 milioni di volte quella della Luna. Non c’è che dire: sono dati fuori dall’ordinaria comprensione!

   

                                           Galassia di Andromeda   

                                            schema della Via Lattea

                              (dove  posizionare in Andromeda un sistema solare simile al nostro)                    
                                                           (analogo schema anche per un’altra media galassia a spirale)

Cos’è l’anno-luce? La distanza (non un tempo) che la luce percorre in un anno viaggiando alla velocità costante di 300.000 kilometri al secondo. Vuol dire che se stasera puntiamo un telescopio su Andromeda, la luce che da essa ci giunge è stata emessa in Andromeda 2,5 milioni di anni fa, ossia al tempo dei nostri lontani antenati , all’ inizio del  Paleolitico.

Ciò significa che le nostre conoscenze dei corpi celesti sono correlate alla rincorsa a scoprire ritardi. Perché?

I tempi di ricezione dei loro segnali (la luce che emettono) non corrispondono mai ai “tempi propri” degli oggetti celesti che li emettono, o li hanno emessi. La Luna “si trova” da noi a 1,28 secondi luce, vale a dire che se per pura ipotesi l’astronauta a passeggio accendesse una potente lampadina, il suo ”adesso” noi sulla Terra lo vedremmo solo dopo 1,28 secondi. Il Sole è a 8,33 minuti-luce, e le galassie più lontane si trovano a diversi miliardi di anni-luce. Quanto vale 1 anno-luce? 9.461 miliardi di kilometri!!! In notazione esponenziale:  9,46. 10^12 km.  La bellezza di  63.240  volte la distanza Terra-Sole.

Oggi, dunque, l’astronomo è in definitiva un archeologo del cielo: osserva, scopre, studia e  cataloga corpi celesti distanti nello spazio e lontani nel tempo.

Ne consegue che non esiste un tempo “assoluto”, uguale per ogni osservatore nell’universo, ma soltanto un tempo “proprio” di chi emette e di chi riceve : questi tempi non sono mai coincidenti.
La ragione è che la velocità della luce, pur essendo elevatissima (300.000 Km/s), è comunque  finita.

Abbiamo anticipato dei dati odierni. Chiediamoci se questi dati e considerazioni erano ipotizzabili anche in passato.
Le percezioni delle distanze, delle dimensioni, le osservazioni, le scoperte, erano alla portata dei nostri antenati?  Assolutamente no.


                                    IL CIELO AD OCCHIO NUDO


Il  cielo degli antichi era osservato ad occhio “nudo”, mischiato alla vita quotidiana e alle sue varie preoccupazioni: elementi di magia, fideismo, irrazionalità, si intersecavano e sovrapponevano con osservazioni e dati nel tentativo di capire il cosmo.

Dobbiamo fare un salto temporale enorme, fino a poche migliaia di anni fa, quando le osservazioni dirette degli astri e dei loro moti, le raffigurazioni e registrazioni si succedono ed inizia quella che chiamiamo la organizzazione dei dati osservativi ad occhio nudo.
E’ il primo embrione di ricerca scientifica, mescolato a misticismo, paure, simbologie, divinità benevole e non. I “capi”, nella struttura gerarchica di gruppo e di comando, amministrano le rivelazioni delle conoscenze che si vanno acquisendo. La gestione della speranza, da leggersi negli astri, doveva  primariamente  mantenere coeso, euforico, guerriero, il gruppo e la tribù.

I primi reperti di cultura astronomica sono databili a 15-20.000 anni fa.
-       Registrazioni di fenomeni astronomici su frammenti d’osso.

-       Incisioni su pietra.

-       Pitture rupestri.

La fine del nomadismo, la stabilizzazione delle migrazioni, la stanzialità dei popoli e la necessità di sviluppare l’agricoltura e la navigazione comportarono la massima attenzione ai fenomeni del cielo.
A quel tempo erano già noti alcuni dei vari fenomeni celesti, molti  dei quali usuali e altri  a volte terrificanti: la diversa visibilità della Luna e le sue eclissi, le eclissi di Sole, gli strani moti di alcuni pianeti (come il moto retrogrado di Marte), la caduta a terra di sassi più o meno grandi dallo spazio.


 BABILONESI ed EGIZI

Iniziamo da circa 4.000 anni fa.


Nella tavoletta d’argilla del primo millennio a.C., conservata al British  Museum di Londra, si nota  nell’originale (a sinistra) il centro del mondo, Babilonia. Sotto, poniamo l’immagine ricostruita che descrive la prima cosmologia  pervenutaci.

                                         tavoletta babilonese
                                           
                                             la sua ricostruzione

                     
Ed ecco la prima idea del mondo
          


                      la prima idea strutturata del mondo (Sumeri)
                                           immagine più esplicita

Al centro dell’universo, chiuso e limitato, è posta la Terra circondata dal mare. Sopra, aria e cielo, insieme agli astri e ai fenomeni meteorologici. Sotto la Terra, l’inferno (senza dettagliarne la tipologia). Tutto l’universo è contenuto in un mare primordiale, vale a dire dall’acqua  da cui tutto si riteneva avesse avuto origine.


I Babilonesi perfezionarono il sistema di calcolo dei loro predecessori, i Sumeri: la loro astronomia si distingueva  per la ricerca di SEGNI CELESTI PREMONITORI. Nacquero gli DEI e gli EROI, raffigurati nel cielo: entrambi comunicavano le loro volontà al sovrano e al popolo. Coesistevano  ASTRONOMIA e ASTROLOGIA, ossia lo studio dei corpi celesti in quanto tali e le supposte influenze sulla vita degli uomini.
Iniziarono le osservazioni sistematiche, gli studi sui PIANETI, le predizioni di ECLISSI (di Luna e Sole) e di congiunzioni planetarie (allineamenti).
Stabilirono anche una prima orbita lunare, molto in linea con i calcoli odierni. Nella matematica, intorno al II millennio a.C., scoprirono il principio di posizione nel numero: a seconda del posto che una cifra occupava  in un numero completo, il valore di quest’ultimo era diverso. Se prendo una cifra, ad esempio il 4, è ben diverso  scrivere  40,  84, o 4000.
Del pari, il loro sistema di numerazione non era  a base decimale (10), ma sessagesimale (base 60), probabilmente perché connesso alle determinazioni dei valori degli angoli, importanti per la divisione del terreno. Il calendario babilonese era di 12 mesi, con inizio marzo-aprile.
Territorialmente limitrofi ai Babilonesi erano gli  EGIZI.
Nell’antico Egitto l’astronomia  era riservata ai sacerdoti. La figura  rappresenta un dipinto, con molte varianti ritrovate nei templi e nelle tombe egizie: la donna arcuata è NUT, dea del cielo con un corpo di stelle, sostenuta dal dio dell’aria SHU. Sdraiato, il dio della Terra, GEB. Nei dettagli, sopra al cielo si trova il battello del Sole che viaggia sull’acqua del Nilo, che a sua volta scorre lungo lo zodiaco. La figura del faraone è  a destra in basso.


                                            cosmologia egizia
                                           stelle di Orione e piramidi
Nella ricostruzione a destra, il presunto allineamento dei vertici di tre piramidi con le tre stelle della cintura della costellazione di Orione.
Il culto della stella SIRIO (la dea Sothis) era l’elemento distintivo di tutta l’astronomia egizia: quando sorgeva insieme al Sole  era il tempo dell’inizio delle piene stagionali del Nilo. La predizione dell’evento  e la sua gestione era annuncio di prosperità e benessere.
Il calendario era di dodici mesi: 4 mesi di inondazione, con inizio luglio-agosto,4 di semina e 4 di raccolta, a cui si aggiungevano 5 giorni supplementari su luglio. Un calendario di 365 giorni, piuttosto buono, che  Giulio Cesare introdurrà  a Roma.

ALTRE  COSMOLOGIE
Spostandoci ad est, ricordiamo alcune altre idee dei popoli sulla struttura del mondo. Secondo gli antichi Purana indù, la creazione ebbe origine da un grande UOVO COSMICO.  

                                                                                                          
                                      l’uovo cosmico (Brahmanda)  
                                               cosmologia indù       
Mentre, per quanto riguarda la Terra,  si trova sopra il guscio di una tartaruga, a sua volta sostenuta da 4 elefanti (ai punti cardinali), posti  a loro volta sopra una tartaruga più grande. Un enorme serpent (uroboro) richiudeva il mondo, compreso il sole e le stelle.
Il Grande Nord esprimeva  invece, in Scandinavia, una cosmologia  rappresentata da L’ALBERO COSMICO, con le tre Parche che tessono il destino e gli elementi della vita e della mitologia ben evidenti.
                                        cosmologia scandinava
Intorno al 2.000 a.C, in Inghilterra meridionale, a Stonehenge , veniva eretta  un’importante costruzione megalitica, vero e proprio osservatorio astronomico. Serviva  per seguire il corso del Sole, della Luna e delle eclissi. L’allineamento delle pietre consentiva anche la predizione dei punti di levata e tramonto del Sole, della Luna e dei punti degli equinozi e dei solstizi.


                                                Stonehenge oggi 
                                      ricostruzione dell’osservatorio
Dalla parte opposta, in CINA, dove l’imperatore era considerato “figlio dei cieli” e come tale doveva mantenere l’armonia tra Terra e Cielo, l’astronomia dipendente dal sovrano era sviluppata dagli astronomi di corte, che rispondevano anche con la vita del loro lavoro. Dal 2.000 a.C. abbiamo i riferimenti delle loro osservazioni  ed è del 1217 a.C.  la registrazione della prima eclisse solare. Il calendario  era di 340 giorni.
La costellazione più importante era quella del Drago, ma una delle testimonianze più interessanti sono i disegni di comete, apparentemente infantili ma completi di  dettagli osservativi.


                                disegni cinesi di comete (IV sec.a.C.)  
                                            le costellazioni cinesi
Nel continente americano, i MAYA svilupparono un sistema di numerazione e un calendario di 13 mesi insieme a codici iconografici basati su figure di teste (glifi) per completare le operazioni aritmetiche elementari (qui non rappresentate).
                    
                                               la numerazione Maya   
                                il codice di Dresda (Library of Congress)
Il CODICE DI DRESDA  è un libro Maya di 74 pagine che, unite, formano una striscia di 4 metri. Solo 3 libri sono scampati alla furia distruttiva di un intraprendente frate che incendiò gli scritti ritrovati, ritenuti opera del demonio, nel periodo dei Conquistadores. Si è parlato, nel passato, che nel codice fosse  prevista la fine del mondo per il 21 dicembre 2012. In verità, nell’ultima pagina del codice, viene solo prevista una grande inondazione che pone fine a un’era. Le ere Maya erano di circa 5.125 anni.
Per cui, il 22 dicembre 2012, sarebbe dovuta iniziare una nuova era, la quinta. Moltiplicando per 5 la durata di un’era Maya si ottiene 25.625 anni, un periodo molto vicino a quello della precessione degli equinozi oggi pari a circa 26.000 anni.
A sud, nelle Ande, troviamo gli INCAS con gli osservatori astronomici abbarbicati sulle montagne:  sono spesso noti i loro sacrifici umani per sfamare o placare gli dei, situazioni del resto comuni a tutte le civiltà mesoamericane.


                   osservatorio Inca  (tempio del Sole Machu Picchu)
                         osservazione di una cometa (Codice Duran)
Questa breve rassegna che copre i millenni ci porta a dire che l’astronomia degli antichi era portata avanti anche da VISIONARI, nel senso che tale era il miscuglio tra realtà osservativa, immaginazione, ricerca di prosperità, di vittoria, benessere, di  asservimento al potere. 
Lo studio del cielo era profondamente connesso alle vicende umane.
E’ meglio essere chiari: essere visionari non è certo un difetto. Anche oggi, nel grande dibattito sulla scienza moderna, spesso distinguiamo tra “Visionari” e “Artigiani”: alla prima categoria, assegniamo figure come Anassimandro, Newton, Einstein e alla seconda moltissime  figure di altri  scienziati e situazioni collegate  spesso all’uso tecnologico delle scoperte. Cos’è infatti la nostra epoca di computer e telefoni cellulari se non la prova delle applicazioni esponenziali della fisica quantistica, tecnologia elettronica, e tanto altro!
Nel caso specifico dell’astronomia antica, il più grande problema è che bisognava  “immaginare di vedere” i corpi celesti e i loro moti, senza poterli toccare. Si trattava di  un laboratorio unico, non riproducibile con una modellistica a quel tempo impensabile.
Inoltre, la scienza degli Antichi non era ancora misura, esperimento, matematica, deduzione rigorosa: era  costretta a partire da una visione delle cose la cui chiarezza era solo limitata alla distinzione tra terra (sotto) e cielo (sopra).
E’ in una situazione di questo tipo che la “visione” fa un balzo enorme. Siamo debitori ad Anassimandro di questo primo colpo d’ala. Ed è qui che giungiamo ai Greci.

                                                      I  GRECI
Acquisirono  le conoscenze del sapere orientale e lo coniugarono al pensiero scientifico e razionale. Cercavano di capire la natura con il ragionamento (logos) e non più solo con il mito. Si fece strada l’amore per la conoscenza come fine: pur sopravvivendo il mito, si tenderà a  sostituirlo  gradatamente con la razionalità. E, conseguentemente,  venne  tentata anche una prima scissione tra Astronomia e Astrologia.
Già TALETE (626-548 a.C.) sostiene che la Terra è un disco piatto che si regge sull’acqua, ma è il suo allievo ANASSIMANDRO, 2.600 anni fa, a Mileto culla del pensiero razionale, che sviluppa ancor meglio l’idea. La Terra è un grosso sasso (un cilindro) tutto circondato dal cielo, sopra e sotto: “galleggia” nello spazio, senza cadere. Ed è così che egli può spiegare la “ricorsività” dei moti dei corpi celesti (Sole, Luna, Stelle, Pianeti). Lui non sa  perché questo accada, ma è il primo grande passo.


                                                                                                                                         
                                   la Terra è un cilindro  sospeso
                        il mondo di Anassimandro di terre e acque
Con il modello di Anassimandro i corpi celesti possono “passare sotto” la Terra e ricomparire ciclicamente! Karl Popper, uno dei massimi filosofi moderni della scienza,  dice che la visione di Anassimandro è la prima grande rivoluzione cosmologica e una delle più coraggiose e portentose idee nella storia del pensiero.                                                                                                                                                                


PITAGORA (Samo, circa 570-495 a.C.) pare che abbia avuto la prima intuizione della sfericità della Terra: non ci è giunto nulla di scritto, essendo stato il suo un insegnamento orale. Ricordiamo la teoria delle “sfere armoniche”: i pianeti emetterebbero suoni diversi dipendenti dalla  loro velocità di rotazione intorno alla Terra. E’ la MUSICA DELLE SFERE. L’idea sarà ripresa da Keplero.

FILOLAO (470-400 a.C.), studioso pitagorico, è il primo a togliere la Terra dalla posizione centrale del cosmo. La sua idea è che al centro del cosmo vi sia un fuoco primigenio, ente fisico animatore di tutto l’universo: un fuoco centrale dimora di Zeus. Interposta, tra il fuoco e la Terra, un altro corpo: “l’antiterra”. Poi, la Luna, il Sole , i 5 pianeti conosciuti e le stelle fisse, in modo da arrivare  al numero 10, considerato perfetto.    
              
                          

                                    universo del pitagorico Filolao  
                                   le sfere concentriche di Eudosso


PLATONE (427-347 a.C.) sostiene la CIRCOLARITA’ DEI MOTI dei corpi celesti in base all’uniformità e alla perfezione dei cerchi rispetto ad ogni altra traiettoria possibile. Elabora quindi la teoria delle SFERE CRISTALLINE, che “trasportano” nei loro moti attorno alla Terra (immobile) la Luna, il Sole, i 5 pianeti e la sfera delle stelle fisse. Inoltre, comprende che la luce della Luna è riflessa dal Sole.

EUDOSSO (410-350 a.C.) frequenta sia Platone che Aristotele ed elabora il sistema delle SFERE OMOCENTRICHE (unico centro: la Terra). E’ un’idea che diventa pietra miliare nella storia dell’astronomia, in quanto rappresenta il primo approccio scientifico  ad una  strutturazione completa del cosmo. Tenta anche di spiegare le apparenti imperfezioni dei moti planetari, pur mantenendo sempre la Terra al centro del sistema del mondo.

ARISTOTELE (384-322 a.C.) codifica la sfericità della Terra e dei cieli intorno, nei quali scorrono gli astri celesti, elaborando un complesso sistema di 55 sfere che si muovono per descrivere il moto degli astri, sfruttando l’idea precedente di  Eudosso. Questa visione del mondo elaborata dalle civiltà del Mediterraneo, con alcune varianti, giungerà  fino al Medioevo: sarà anche  la visione del cosmo di DANTE (1265-1321 d.C.).

                             

      

              
                                                universo di Dante

Per Aristotele l’universo è diviso in due parti  nettamente contrapposte:  il mondo sub-lunare e quello sovra-lunare. Il primo è composto dai quattro elementi della fisica pre-socratica: terra, acqua, aria, fuoco. Il secondo è composto dalla “quintaessenza” o “etere cosmico”, inalterabile, trasparente, perfetto, incorruttibile.

Nel mondo sub-lunare esistono due tipi di movimento: quello che spinge ogni cosa verso il suo “luogo naturale” ( i corpi pesanti verso la Terra, quelli leggeri verso il Cielo), e quello violento (ad esempio, il lancio di un sasso,…). Nel mondo sovra-lunare esiste solo il movimento circolare, che secondo Aristotele ben si addice alle sfere costituite da etere cosmico.
L’universo è “tenuto in movimento”, ovvero “attratto”, dal Primo Motore Immobile (Dio).

Intanto, si andavano scoprendo importanti dati e il primo di questi è la misura della circonferenza terrestre ad opera di ERATOSTENE (275-195 a.C.).

Famoso il suo calcolo, effettuato considerando le due citta di Siene  ed Alessandria, utilizzando le ipotesi che si trovino sullo stesso meridiano, che la Terra sia sferica, e che i raggi del Sole siano paralleli.
Così al mezzogiorno del solstizio d’estate, con il Sole sulla verticale, un bastone posto nel pozzo a Siene non produce ombra.  Ad Alessandria, invece, l’ombra del bastone ci sarà e sarà la più corta possibile. Era nota la distanza tra le due città (5.000 stadi).
Con una semplice proporzione Eratostene calcolò  la misura della circonferenza terrestre: 250.000 stadi.
Attualizzando la misura e tenendo conto del valore incerto dello “stadio” alessandrino, l’errore di misura è intorno al 3-10%.

Oggi sappiamo che la circonferenza della Terra è circa di 40.000 Km.

                          


                                                     i due pozzi    
                                                   lo schema                


ARISTARCO (310-230 a.C.), qualche decennio prima di Eratostene, ipotizza il primo sistema eliocentrico, nel quale è il Sole al centro del mondo e la Terra e i pianeti gli girano intorno. La Terra gira su se stessa e intorno al Sole, come gli altri pianeti: idea che appare stravagante, perché nulla intorno a noi lascia supporre che ci stiamo muovendo veloci nello spazio. Ancora l’apparenza!  Il modello non ha successo: la Terra al centro del cosmo non si discute. E’ considerato il Copernico dell’antichità. Misura anche la distanza Terra-Sole, ma in modo sottostimato.

IPPARCO (Nicea, 190-120 a.C.) ripete le misure di Aristarco e calcola piuttosto bene la distanza della Luna. Sviluppa modelli di teorie solari e lunari, elenca tutte le eclissi lunari osservate in Mesopotamia fin dall’VIII secolo, compila un catalogo di 1.080 stelle, ma soprattutto scopre la precessione degli equinozi. Pare sia sua l’invenzione dell’astrolabio. Grande geografo, è il primo a mappare la Terra  fino ad allora conosciuta.

                 
               
                                    precessione degli equinozi      
                               
                         spostamento e rotazione dell’asse polare

Con TOLOMEO (100-175 d.C.), astronomo, matematico, geografo, il sistema del mondo è una grande sfera con al centro la Terra immobile: attorno, ruotano una serie complessa di sfere concentriche, ciascuna delle quali porta incastonati i corpi celesti (Sole, Luna, Pianeti). L’ultima sfera è quella delle STELLE FISSE, confine dell’universo.

Nell’ Almagesto egli include ed estende le conoscenze dell’astronomia babilonese e greca, che per circa 2.000 anni avevano prodotto sia osservazioni che  dati e misure.

Il modello tolemaico funzionava piuttosto bene: gli astri non ruotavano esattamente intorno al centro della Terra, ma orbitavano intorno a punti che a loro volta ruotavano intorno alla Terra.

Anche se il sistema era complicato, era perfettamente compatibile con le osservazioni e tutto veniva spiegato.

Fu difficile quindi capire più tardi come mai la teoria fosse concettualmente sbagliata, in base al fatto che  se una cosa funziona non si va tanto per il sottile: spesso la si applica e basta!

La soluzione di Tolomeo durerà 1.500 anni.


           
                                           il modello  di Tolomeo
                                                     Tolomeo


Naturalmente, erano ben note le eclissi di Sole e di Luna, come nel cielo ci fossero stelle in apparenza raggruppate, come a volte comparissero comete o cadessero sulla Terra corpi più o meno piccoli,  in particolare come nel cielo fossero  apparentemente  identificabili figure mitologiche e di vita quotidiana (le costellazioni), come trovare la stella polare che indicava il nord ai naviganti.


                        

                                                      eclissi di Sole  
                                                   eclissi di Luna

                                            cometa  Lovejoy  2015
                                        ammasso di stelle (Pleiadi)

In questo capitolo abbiamo trattato l’evoluzione delle idee sul cosmo come si sono andate sviluppando nel periodo più antico di cui abbiamo testimonianza. Siamo progrediti dalla cultura greca a quella alessandrina, che fissa un primo punto fermo su come si riteneva fosse costituito il mondo.

Dallo studio delle diverse astronomie esce vincente quella di Tolomeo:  la Terra è il centro del cosmo, Sole, Luna e Pianeti le ruotano intorno su orbite complesse con sfere che rotolavano su altre sfere, in una complicata geometria.

       

                  
        deferente- epiciclo 
    

                                              il “cappio” di Marte

Gli elementi che portano le conoscenze  sono: occhio nudo + geometria + matematica.          
                      

      modello tolemaico                                                                                   


Il calcolatore di quel periodo fu la macchina di Anticitera (150-100 a.C.), la più antica, ritrovata un secolo fa nell’Egeo: era un piccolo planetario mosso da ruote dentate e utilizzato per prevedere il moto del Sole, i solstizi, gli equinozi, le fasi lunari e le eclissi. Al museo archeologico di Atene è conservata una sua funzionante riproduzione. Ne ho parlato in questo blog.



 ASTRONOMIA  BIBLICA

Come abbiamo visto, presso le culture egiziana e babilonese la Terra era pensata essenzialmente come piatta:  al di sopra di essa, lo strato delle stelle e al di sotto quello delle acque cosmiche.

In questo contesto culturale si formarono anche i primi libri dell’Antico Testamento. Per alcuni aspetti, come ad esempio la condanna dell’astrologia (cfr. Is 47,12-14) essi si distaccarono profondamente da questa visione, ma per altri si può riscontrare una notevole continuità. La Terra era descritta come una superficie pianeggiante e finita, con al centro la Palestina circondata dal grande oceano i cui limiti non potevano essere attraversati (Gb 26,10).

Si noti come sia possibile trovare nella Scrittura sia una cosmologia bipartita “ cielo e terra”, in cui la Terra viene immaginata come una tela quadrangolare sospesa nel cielo (Is 11,12; Ez 7,2; Gb 37,3), sia una cosmologia tripartita “cielo-terra-mare” (Es 20,11) o “cielo-terra-acque sotterranee”(Es 20,4). Le acque della Terra formano i mari, che si estendono anche sotto di essa; in particolare il  “tehòm” la grande massa delle acque di quell’oceano che sta attorno e sotto la superficie terrestre (Gen 1,2), viene distinta dalle acque celesti che si riversano sulla terra al momento del diluvio “mabbùl” (Gen 6,17).

Il cielo è pensato come una superficie distesa in modo ricurvo che può arrotolarsi (Is 34,4) ed essere lacerata (Is 63,19):  viene indicato con il termine plurale “shàmajim” o con firmamento “ràqia”.  Alcuni autori hanno tentato di ricavare una visione più unitaria (fig.1-46). In ogni caso questa pluralità di rappresentazioni dell’ambiente ci fa comprendere come per la Scrittura non sia primario descrivere la conformazione fisica del cosmo, ma ricordare al credente che il cosmo è opera di Dio.




  Il cielo, la Terra, gli abissi, secondo gli scrittori dell’Antico Testamento (*)

ABC è il cielo superiore, ADC il contorno dell’abisso, AEC il piano della Terra e dei mari. In SSR diverse parti del mare, in EEE diverse parti della Terra. In GHG si ha il profilo del firmamento o cielo inferiore, in KK i serbatoi dei venti, in LL i serbatoi delle acque superiori, della neve e della grandine; M è lo spazio occupato dall’aria nel quale corrono le nubi. In NN le acque del grande abisso, in xxx le fonti del grande abisso. PP è lo Sheol, Q la sua parte inferiore (*).         (*) Elaborazione Schiaparelli

                                           immagine equivalente 


 ASTRONOMIA  ISLAMICA
Dopo la crisi che colpisce circa 2.000 anni fa il mondo scientifico greco l’arrivo degli Arabi nel sud dell’Europa, Spagna, Sicilia, determina il mantenimento di una fiorente cultura astronomica. I nomi delle stelle (Aldebaran, Betelgeuse, Deneb,…) e molti termini (zenith, nadir, azimut…) sono di origine araba. Il corpus degli scritti astronomici islamici è costituito da circa 10.000 manoscritti, molti dei quali non ancora catalogati. Il maggiore impulso al fiorire di questa astronomia è dovuto alle osservazioni religiose, che hanno posto una varietà enorme di problemi matematici e astronomici. La determinazione della Pasqua, il modo di utilizzare le stelle come orientamento, la navigazione, la definizione dell’ora delle preghiere, ne sono esempi. Dice un precetto coranico: “ Ed è Lui che consacrò le stelle a voi affinchè  voi, in questo modo, poteste essere guidati nell’oscurità della terra e del mare”.
Nell’830 d.C., al Khwarizimi introduce i concetti tolemaici nell’astronomia islamica e nell’850 al Farghani corregge la teoria tolemaica sulla base dei dati di astronomi arabi. Tuttavia, gli arabi restano nel sistema geocentrico di Tolomeo: lo perfezionano solo per allinearlo ai propri principi. Solo tra il 1200 e il 1400 autori arabi riassumono le incongruenze del sistema tolemaico, cercando di lanciare modelli alternativi. Molto attivi, in precedenza, gli Osservatori di Damasco e Bagdad, con sofisticati strumenti, per favorire le principali osservazioni astronomiche. E’ del 1420 il grande osservatorio di Samarcanda, i cui resti sono stati scavati nel 1908. Il  sistema di numerazione  arabo , dedotto dagli Indiani, sostituì a poco a poco quello romano, visto che con quello era più semplice rendere gli algoritmi di calcolo.


 

                                           Al-Biruni     Le fasi lunari   
                                       gli strumenti dell’astronomo

L’astrolabio è lo strumento completo principale dell’astronomo del tempo, unitamente a globi celesti e sfere armillari. Ancor oggi, 126 globi celesti arabi sono rintracciabili nel mondo e il più antico è dell’ XI secolo. Invece, non è sopravvissuta alcuna sfera armillare islamica.
            





                                           astrolabio   medioevale   
                             tecniche di osservazioni ad occhio nudo
                                                    IL  MEDIOEVO
Compassi, goniometri, tubi su supporti nei quali mettere l’occhio e scrutare il cielo, insieme all’astrolabio, sono gli elementi più importanti e il  corredo dell’astronomo fino al Medioevo. Si sviluppa l’astronomia “sferica” e la conseguente rappresentazione del mondo. Si perfezionano e nascono altri strumenti di corredo: la sfera armillare, il torquetum, il notturnale, l’orologio astronomico, le meridiane, i quadranti.
Agli inizi del Medioevo, tuttavia, l’astronomia greca era quasi sconosciuta in Europa: non esisteva una cultura astronomica che recepisse  la diffusione dell’Almagesto di Tolomeo. Ostilità di varie nature, pagana, religiosa, lo stesso “odio” verso la cultura antica, erano elementi frenanti per la diffusione del sapere. Citerò solo quei pochi  studiosi che si distinsero per un contributo positivo.
Il primo è SEVERINO BOEZIO (480-525 d.C.), eminente uomo politico durante il regno di re Teodorico. Tradusse in latino molte opere di Aristotele, Platone e altri classici. Non ci sono pervenute opere di carattere astronomico. Boezio, dopo il distacco di Teodorico da Costantinopoli, aveva dispiegato la sua diplomazia per migliorare le relazioni tra il Papa e l’imperatore  cristiano ortodosso di Costantinopoli. Teodorico era ariano. Una serie di  tragiche vicende condusse Boezio alla condanna a morte per tradimento.
Una seconda figura interessante è GIOVANNI FILIPONO (VI secolo), divenuto vescovo di Alessandria, ed autore di una serie di commenti sulla fisica e cosmologia di Aristotele. Ne tentò anche una riduzione alla teologia cristiana. Sua è la  teoria dell’impetus, che precorre in fisica  il concetto di energia cinetica.
SIMPLICIO (490-560)  produce un commentario sia sulla “Fisica” di Aristotele che sul “De Coelo”, descrive nel dettaglio le sfere omocentriche di Eudosso, per finire con un lavoro critico sugli “Elementi di Euclide”.
Viene apprezzato per la sua metodologia di lavoro: riconosce che i suoi commentari ricevono il grande contributo di altri che lo hanno preceduto e non si ascrive meriti che non ha.
BEDA IL VENERABILE (672-735), monaco inglese, scrive il trattato in base al quale risolve il problema della datazione della Pasqua e scopre il meccanismo di durata delle maree.
GERBERTO DI AURILLAC (930-1003), filosofo, teologo, umanista e scienziato. Diventa Papa Silvestro II. Figura di eminente studioso, fu al tempo stesso umanista e scienziato. Costruì personalmente sfere celesti e globi terrestri per l’insegnamento dell’astronomia. Appassionato collezionista, troviamo molti manoscritti latini alla Biblioteca Vaticana. Aveva frequentato scuole arabe a Cordoba e Siviglia ed è un precursore dell’integrazione tra le  diverse culture.
ALFONSO X  DI CASTIGLIA (1223-1284), re saggio e illuminato, accoglie  a corte studiosi arabi, ebrei, cristiani. Le Tavole Alfonsine  rappresentano il prodotto di un consistente lavoro  astronomico nel quale coinvolge gli astronomi del tempo.
FRANCIS  BACON (1214-1294), francescano, si laurea ad Oxford nel 1250. In Opus maius analizza e commenta con acume le opere dei Greci e degli Arabi. Da tolemaico, non esita tuttavia a seguire nuove concezioni dell’universo. Ottimo astronomo e fisico, è un precursore dei tempi moderni.
NICOLA ORESME (1323-1382) di Caen, si laureò in teologia e divenne vescovo. Strenuo oppositore dell’astrologia e critico aristotelico, fu buon cultore di scienze (teoria dell’impetus e moto dei proiettili).
E’ anticipatore della geometria analitica, poiché rappresenta graficamente, su coordinate ortogonali, i moti. Sostiene la rotazione della Terra e ne  fornisce  diverse prove.
In generale l’insegnamento dell’astronomia elementare nelle università medioevali avveniva all’interno del quadrivium, che comprendeva aritmetica, geometria, musica e astronomia.
Con la ripresa dello studio dell’astronomia, rifiorì anche l’astrologia. Nelle corti e presso la gente comune gli astrologi esercitavano la loro attività, spesso con manuali tradotti dall’arabo e in contrasto con la dottrina della Chiesa.


                
                                               astronomia sferica  
                                                    

                                 varie altezze del Sole nell’anno
      
         
                                            la  sfera armillare  
                                         i cerchi massimi della sfera
Un esempio del livello tecnico raggiunto, al termine di questo percorso sugli strumenti, è l’orologio di Praga costruito nel 1410, ristrutturato e completato  nel 1490 e 1552. Seriamente danneggiato dai tedeschi nel 1945 e risistemato, ha ripreso a funzionare nel 1948.
     
                                          orologio di Praga                                              
                            le innumerevoli funzioni dell’orologio
Il quadrante è a forma di astrolabio. Sono rappresentate le costellazioni, il moto del Sole e della Luna, l’alba e il tramonto nelle diverse stagioni.  Importanti strumenti di misurazione del tempo sono le meridiane, già sviluppate da Indiani e Greci e perfezionate dagli Arabi (che le utilizzavano nelle moschee per l’ora della preghiera). Sono giunte fino a noi  anche come interessanti abbellimenti di case padronali o autocostruzioni amatoriali, quasi sempre corredate da “motti” e dalle coordinate geografiche e astronomiche del luogo.
             
                                           meridiana provenzale   
                                meridiana tradizionale con motto
           
                                            meridiana altoatesina 

                                            meridiana a Noale (VE)




Riassumendo le diverse visioni del cosmo si può dire che:
-        Osservando le stelle, esse appaiono muoversi lentamente e all’unisono, in modo sincrono, e girare intorno ad una stella fissa (Stella Polare) che si trova sul prolungamento dell’asse terrestre. Gli antichi pensavano quindi che questi puntini brillanti facessero parte di una sfera solida in movimento: il lieve spostamento della sfera avrebbe prodotto il movimento d’insieme di ogni altra stella. Il cosmo era finito e chiuso dalla sfera delle “stelle fisse”.
-        Esistevano anche, oltre alle stelle fisse, puntini brillanti e con traiettorie indipendenti. I  Greci li chiamarono “pianeti”, che per loro voleva dire “erranti”: erano 5, visibili ad occhio nudo. Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno. La lista degli astri era completata da Sole e Luna.
-        Tutto sembrava girare intorno a noi , mentre la Terra stava ferma. Abbiamo detto come i nostri sensi ci  ingannino. In tale contesto diventa difficile pensare ad idee non in linea con le apparenze ed è per questo che è dovuto trascorrere tanto tempo prima di modificarle.
-        Abbiamo percorso, in 4 puntate, la storia antica delle idee sul cielo. Credo ne sia valsa la pena.

In seguito entreremo nel mondo copernicano, che segna l'inizio dell'era della rivoluzione scientifico-astronomica.
                                                                                                                                                     FINE

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