Blog PASSIONE UNIVERSO di Ivan Spelti
LE
COSTELLAZIONI
Ivan Spelti
Il cielo stellato ci affascina
sempre: ci induce meraviglia, stupore, e al tempo stesso un senso di mistero e
angoscia per la sua immensità.
Quando osserviamo le stelle, ci
appaiono come punti più o meno grandi, più o meno luminosi: sembrano tutte alla stessa distanza, come fossero incastonate
nella volta celeste. Un effetto di prospettiva assolutamente falso: in realtà
stelle deboli all’occhio possono essere gigantesche e luminosissime, e viceversa.
Gli antichi erano portatori di miti e avevano codificato
sistemi immaginari, cercato di trovare schemi regolari negli astri, spesso in
funzione mitologica o come proiezioni di vita terrestre che interessavano animali e cose. Il cielo era un vero e proprio
crogiolo dove si fondevano tutte le loro culture e le costellazioni erano per
loro gruppi di stelle che componevano figure immaginarie nel cielo.
Credevano di immaginare Leoni,
Arieti, Centauri, Pesci, e così via, dalla congiunzione immaginaria delle stelle
nella volta celeste, e le raggruppavano
in figure identificabili comuni alla loro cultura e vita quotidiana: creavano
racconti per spiegare come personaggi, animali, semidei si trovavano nel cielo
notturno. Ad esempio, Orione, una delle costellazioni più luminose con le sue
tre stelle della cintura, era secondo la mitologia greca un cacciatore
vanaglorioso che infastidiva gli dei i quali mandarono uno scorpione a morderlo
ed ucciderlo: pentitesi che furono gli dei, decisero di collocarlo in cielo.
In definitiva, l’origine delle
costellazioni è da ricercare in questa ancestrale esigenza di voler
identificare le cose secondo la creatività e la fantasia tipiche dell’uomo, a
partire dal Paleolitico superiore (15.000 anni fa).
Nel Neolitico, memorizzare gli
astri significò attribuire nomi, somiglianze, elementi della vita pastorale,
agricola, eroica, religiosa.
I Babilonesi perfezionarono il
sistema delle costellazioni già dal II millennio a.C., così come gli Egizi
elaborarono un’accurata carta stellare nel 1.534 a.C.. I grandi navigatori
Fenici si orientavano già sull’Orsa
Minore ed il Nord era loro indicato,
come oggi, dalla Stella Polare. I Greci
definirono in chiave mitologica e non più solo naturalistica le costellazioni,
con nomi di divinità.
Nel Medioevo, accettata la
cosmologia aristotelica, ci pensarono gli Arabi a proseguire con i loro
astronomi la diffusione dell’Almagesto di Tolomeo e a rinominare molte stelle
con nomi ancor oggi in uso (Debeb, Aldebaran, Altair, Betelgeuse, …).
Nei tempi moderni, questi
raggruppamenti prospettici, che non hanno alcun reale significato astronomico,
hanno chiarito che:
1)
Le stelle facenti parte di una stessa
costellazione, nello spazio, possono essere separate da distanze enormi e possono
essere diversissime in dimensioni reali e luminosità;
2)
In ipotetici viaggi interstellari, per il cambio
di prospettiva, potremmo non riuscire più ad identificare determinate
costellazioni e semmai, alla nostra immaginazione, ne apparirebbero di nuove;
3)
In rispetto delle antiche definizioni, tutta la
sfera celeste è stata divisa in 88 parti (emisfero nord + sud), al fine di
raggruppare le stelle localmente apparenti. L’Unione Astronomica Internazionale
(IAU) ha stabilito confini precisi ad ogni zona, in modo che ogni punto della
sfera celeste appartenesse ad una sola costellazione.
Alle latitudini settentrionali,
le costellazioni sono basate sulle tradizioni dell’antica Grecia, ed hanno nomi
di figure mitologiche (Ercole, Pegaso, Sagittario), di animali e oggetti
(Cigno, Scorpione, Leone, Toro, Ariete,
Pesci, Bilancia,…). Nell’emisfero australe, dove le conoscenze iniziarono a
provenire più tardi dai grandi navigatori, le costellazioni ricevono nomi di
strumenti di navigazione (Vela, Sestante, Compasso, Bussola,…) e molte di loro
sono state etichettate in età illuministica, con nomi di invenzioni
(Microscopio, Orologio,…); naturalmente, non mancano nomi di animali, oggetti,
personaggi (Pavone, Tucano, Balena, Lupo, Mosca, Fenice, Pittore, Scultore,…).
Nel 1543 Alessandro Piccolomini
pubblicò il libro De le stelle fisse,
con le 47 mappe delle costellazioni tolemaiche, senza le figure mitologiche in
sovrimpressione e più tardi Johann Bayer pubblicò l’atlante dell’intera sfera
celeste.
Le stelle più luminose di una
costellazione prendono il nome da una lettera greca (alfa, beta, gamma.
delta,..) associata al genitivo della costellazione di appartenenza (esempio:
α Centauri). In seguito, furono
completate altre operazioni di denominazione secondo criteri più precisi, ancor
oggi in uso.
le nostre costellazioni estive: riconoscibili il “triangolo estivo” delle stelle Deneb, Vega, Altair e a destra, l’arancione Arturo
Le stelle hanno da sempre
costituito un potente strumento per la navigazione e l’orientamento in
generale. La rotazione terrestre intorno al proprio asse fa si che le
costellazioni ci appaiono sorgere ad est e tramontare verso ovest durante la notte. La rivoluzione
della Terra intorno al Sole, a sua volta, determina le diverse posizioni di molte delle costellazioni nel cielo.
Tuttavia, alcune di esse si vedono tutto l’anno e tutte le notti: sembra che
non sorgano né tramontino mai: appaiono ruotare attorno al polo nord celeste
indicato dalla stella “polare”, la stella più popolare dell’Orsa Minore
nonostante sia solo la 49esima per luminosità. Sono dette stelle e
costellazioni circumpolari. Oltre all’Orsa Minore (Piccolo Carro), sono circumpolari
l’Orsa Maggiore (Grande Carro), Cassiopea, Cefeo, Dragone e Giraffa.
Distinguiamo spesso le
costellazioni in base al periodo dell’anno. Così, in primavera, abbiano la Vergine con la
brillante stella Spica. Ancora il Bifolco (Pastore, latino Bootes) con la
stella rossa Arturo, la Corona Boreale, il Leone con la luminosa stella Regolo.
In estate la notte è contrassegnata dal triangolo estivo di stelle: Vega (nella
Lira), Deneb (nel Cigno), Altair (nell’Aquila). Il cielo autunnale vede
Andromeda, la costellazione che annuncia l’autunno, Pegaso, Pesci, Perseo. In
inverno è la costellazione di Orione, con le sue tre stelle allineate al
centro, a dominare il cielo, insieme a Betelgeuse e Rigel. Nel Cane Maggiore troviamo
Sirio, la stella più brillante del nostro cielo, nel Cane Minore Procione, nel
Toro Aldebaran, nei Gemelli Castore e Polluce, in Auriga Capella.
La breve carrellata serva solo
come esempio e stimolo per incuriosire, poiché ad ogni costellazione e stella
sono associate storie antiche ed interessanti scoperte passate e recenti.
l la fascia dello zodiaco
Invito il lettore curioso a munirsi di una delle innumerevoli mappe
celesti o ancor meglio a consultare uno dei tanti siti web (esempio:
www.stellarium.org) dove potrà impostare data e ora dell’osservazione del cielo
ed imparare non solo a riconoscere stelle e costellazioni, ma anche le
caratteristiche delle singole stelle componenti.
pubblicato in Prima Pagina Reggio, 2016. Copyright




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