giovedì 1 dicembre 2016

IPAZIA




Blog PASSIONE UNIVERSO di Ivan Spelti

 

 

               GRANDI DONNE NELLA SCIENZA

             IPAZIA di Alessandria

 

E’ bene dirlo subito: non sono state tante le donne che hanno avuto la possibilità di distinguersi nella scienza (e purtroppo non solo nella scienza), dal momento che questa è stata quasi sempre ritenuta un campo della conoscenza esclusivamente maschile.

Nella rubrica di oggi voglio in parte rimediare, aprendo il nuovo anno, con il ricordo di una grande scienziata e filosofa dell’antichità, cogliendo l’occasione per manifestare apertamente la stima per tutte le donne in generale e per quelle che si sono dedicate alla scienza in particolare.

Dico rimediare poiché è ancora vivo in questi giorni l’impresa di Samantha Cristoforetti (200 giorni come membro dell’equipaggio dell’Agenzia Spaziale Europea), vista da alcune nostre attricette, opinioniste, conduttrici televisive (ma non è mancato l’intervento un po’ delirante di Guido Ceronetti su Repubblica, che si è lanciato in fisiologia ginecologica e analisi freudiane sulle fluttuazioni nella capsula come desiderio di rapporti incestuosi col padre) come un disturbo mediatico: alcuni-e hanno esternato il fastidio per il ritorno sulla Terra dell’astronauta e la popolarità data all’evento.

Da poche centinaia di anni, alcune di queste donne sono entrate nella storia: ad esempio, in astronomia, Caroline Herschel (1750-1848) (sorella del più celebre fratello William, con cui condivise nel 1781 la scoperta del pianeta  Urano) e Henrietta Leavitt, il cui studio delle stelle variabili cefeidi, all’inizio del ‘900, permise un primo calcolo della distanza delle galassie. Senza dimenticare, per dirne due, Florence Nightingale fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna e Rita Levi Montalcini nella neurologia.

Oggi mi assale la rabbia quando vedo che la neo direttrice del CERN di Ginevra, la nostra Fabiola Giannotti, una vita dedicata alla scienza, alla notizia della nomina, riceve su Facebook  un decimo dei “mi piace” rispetto a quelli della foto di  un bel gattino o di un bella bionda che “si autoscatta” mai dimenticando gambe e tette! Posso indignarmi?
 
Ipazia di Alessandria

Parlare di Ipazia, grande scienziata e filosofa vissuta ad Alessandria d’Egitto nel IV-V secolo d.C., costituisce un primo momento per rendere giustizia alle donne in generale e al loro ingegno e cultura in particolare.
 
Raffaello: la scuola di Atene (particolare)

Nacque, data incerta, intorno al 360-370 d.C. Il padre, Teone,  geometra e filosofo, era dedito all’insegnamento della matematica e dell’astronomia. Fu prima allieva del padre e poi sua collaboratrice, superandolo ben presto, secondo lo storico Filostorgio, in particolare nell’astronomia e in certe applicazioni pratiche. Suo l’idroscopio, costruito come un flauto otturato che porta intagli trasversali, mediante il quale si misura il peso specifico dei liquidi: immerso in un certo liquido, restava eretto, e dal conteggio degli intagli si determinava il peso specifico del liquido. Migliorò anche la struttura dell’astrolabio, inventato da Ipparco intorno al 150 d.C., per l’orientamento nel cielo notturno.

Va detto che la Scuola Alessandrina, che noi oggi ricordiamo per Ipparco e Tolomeo, era ancora straordinariamente vivace, con la libertà di pensiero come elemento essenziale per il fiorire della cultura , a garanzia di quei numerosi passi avanti nei vari campi che diverranno fondamentali nel Rinascimento: geometria piana e solida, trigonometria, algebra, astronomia, teoria degli infinitesimi.

La stessa opera di Tolomeo, che sarà venerata in Europa centinaia di anni dopo e diverrà la scienza ufficiale, in virtù di questa continua ricerca scientifica alessandrina, era ritenuta sì importante, ma non conclusiva, e sulle ipotesi tolemaiche c’era tutto un fervore di interventi e scoperte. Questa considerazione è fondamentale per capire come la libertà di pensiero in Alessandria, filosofico e scientifico, verrà  associata ad una visione autonoma “pagana”, in contrapposizione alla visione “cristiana”, e porterà al tragico assassinio di Ipazia.

Così Ipazia, presto circondata come insegnante da numerosi allievi, che si intratteneva con ogni persona per istruirla, fece importanti scoperte sul moto degli astri, raccolte nel testo  “Canone astronomico”. Pare abbia anche formulato ipotesi sul movimento della Terra nel cielo, cercando di superare la teoria geocentrica di Tolomeo.

Ipazia fu anche filosofa molto apprezzata. Pallada, in un epigramma, così scrive: << quando ti vedo, mi prostro, davanti a te e alle tue parole, vedendo la casa astrale della Vergine, infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto  Ipazia  sacra, bellezza delle parole, astro incontaminato della sapiente cultura >>.
questo tu ami?
 

Quando tracciava una nuova mappa del cielo, Ipazia indicava una traiettoria nuova per mezzo della quale uomini e donne potessero orientarsi sulla terra, dalla terra al cielo e viceversa, senza bisogno della mediazione del potere ecclesiastico, senza condizionamenti religiosi. Al tempo stesso, Ipazia insegnava ad entrare dentro di sé (l’intelletto) guardando fuori il cielo (la volta celeste) e mostrava come procedere nel cammino della conoscenza con il rigore della geometria e della matematica, la parte razionale di noi, che costituivano per lei l’inflessibile canone di verità (G. Beretta).
astrolabio, per il calcolo della posizione degli astri

Non ci sono pervenute opere autografe di Ipazia: tutto ciò che sappiamo lo dobbiamo ai suoi allievi e agli studiosi: in particolare a Sinesio (373-414 d.C.), poi divenuto vescovo di Tolemaide (Libia).

Nel 412 d.C. Cirillo divenne, pur contro il volere di molti che lo giudicavano violento e autoritario, vescovo e patriarca di Alessandria, secondo Socrate Scolastico acquisendo più potere dei predecessori ed ispirandosi alla difesa ad ogni costo dell’ortodossia cristiana con azioni drastiche come l’espulsione degli ebrei, la chiusura delle altre chiese e la confisca dei loro beni, anche in urto con il prefetto imperiale Oreste, interpretando a suo modo gli editti cristiani dell’imperatore Teodosio.
Raffaello: la scuola di Atene

Nel marzo del 415, a quaresima, un gruppo di cristiani sorpresero lpazia che tornava a casa, la tirarono giù dal carro e la trascinarono in chiesa: quindi la denudarono, la uccisero usando dei cocci, le cavarono gli occhi ancor viva, la fecero  a pezzi membro a membro, ne trasportarono i brandelli e li bruciarono cancellando ogni traccia dell’efferato delitto. Nella prima biografia di Ipazia, il filosofo Damascio, cento anni dopo, sostenne la diretta responsabilità come istigatore del vescovo Cirillo, a causa dell’invidia di questi per l’autorevolezza della figura di Ipazia  presso gli alessandrini.

La figura di Ipazia affascinò molto letteratura e poesia, nelle diverse epoche. Voltaire parlò di “excès du fanatism” e il mondo protestante del ‘700 non risparmiò accuse a Cirillo. Qualche voce fuori dal coro come quella di Giovanni di Nikiu che scriveva “Ipazia ipnotizzava i suoi studenti con la magia e si dedicava alla satanica scienza degli astri”, fino a giungere alla Controriforma cattolica con la messa in discussione delle fonti dell’omicidio e l’assoluzione di Cirillo da ogni responsabilità, non hanno sedimentato opinioni diverse da quelle ben più consistenti dell’atroce  delitto contro la persona e la  libertà del pensiero razionale. Nel 2009-2010 il film “Agorà” ha tracciato la biografia di Ipazia.

Può forse far riflettere il fatto che Ipazia, con la sua cultura, in fondo umiliò il mondo maschile, sia quello rozzo degli ignoranti e dei fanatici (Pietro, il predicatore, suo primo assassino) che quello ecclesiastico dei mandatari intolleranti (Cirillo).

Tuttavia, il valore scientifico di Ipazia e le responsabilità della sua morte sono ormai accertati. C’è chi ne ha parlato come una delle prime martiri del “libero pensiero”, nel senso che la sua scuola neoplatonica che si rifaceva a Platone, Aristotele e Plotino, ben coniugò le nuove idee con l’antidogmatismo in generale. La storia di Ipazia fa riflettere su come i dogmi, religiosi o ideologici, siano troppe volte nemici della libertà di pensiero e della sete di conoscenza insita nella natura umana: nel suo caso, anche una fonte di discriminazione delle donne, alle quali non era consentito primeggiare, insegnare, parlare da pari all’uomo, ma solo mostrarsi velate, accondiscendenti, schive, dedite alla casa e non alla cultura, ciò che oggi ogni persona giustamente ripudia.
 
pubblicato su Prima Pagina Reggio (la pagina della scienza) gennaio 2015. Copyright

 

 

 

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