Blog PASSIONE UNIVERSO di Ivan Spelti
PADRE ANGELO SECCHI: il
gesuita reggiano che classificò le stelle.
Reggio prepara le Celebrazioni
di Padre Angelo Secchi (1818-1878) per il bicentenario della nascita.
IVAN SPELTI
A Reggio c’è la via Secchi, di
fianco al Palazzo dei Civici Musei, a fine ‘800
sede del Regio Istituto “Angelo Secchi”, che formava agrimensori (gli
attuali Geometri), contabili (gli attuali Ragionieri) e fisico-matematici
(l’attuale Liceo Scientifico). La via era stata subito dedicata, post
mortem, ad uno dei più grandi e illustri
reggiani che si era distinto in pieno
ottocento nei moltissimi campi del sapere scientifico e tecnico.
I nostri concittadini, e non
solo, poco in genere sanno di questo eminente studioso, considerato il più
grande astrofisico italiano dell’800: astrofisico è lo scienziato che si occupa
della costituzione fisica e chimica degli astri (Stelle, Sole in particolare,
Luna, Pianeti,…).
il
padre Angelo Secchi
Pietro Angelo Secchi era nato nel 1818 in una modesta
abitazione all’attuale nr.12 di via
Porta Brennone , dove tuttora è posta un’iscrizione marmorea: il padre era
stipettaio (falegname) e la madre cucitrice. L’iscrizione recita: <<
Questa si povera casa dove nel XVIII giugno MDCCCXVIII nacque Angelo Secchi,
astronomo e fisico insigne al mondo, dice quanto possa con fortuna d’ingegno
virtù di volere>>. Frequentò il Ginnasio Liceo dei Gesuiti di via Farini.
Entrò a 15 anni nella Compagnia di Gesù, si formò al Collegio Romano e nel 1847
divenne sacerdote. Si distinse in particolare nelle materie scientifiche ed
ebbe per maestro il Padre De Vico, professore di astronomia e direttore
dell’Osservatorio del Collegio Romano. Si perfezionò al Collegio dei Gesuiti di
Loreto, mentre al tempo il Papa Pio IX dovette rifugiarsi a Gaeta. Con i moti
del 1848 la Compagnia dei Gesuiti fu sciolta. Secchi scelse gli Stati Uniti,
l’Inghilterra e Parigi per formarsi all’astronomia, completare quelli di
teologia, ed avviarsi all’insegnamento. Ritornò a Roma, dove nel 1852 inaugurò
da direttore l’Osservatorio del Collegio Romano costruito sui pilastri
della chiesa di Sant’Ignazio,
conservando la carica fino alla morte. Lavorò con costanza, ottenendo meriti
che lo posero in primo piano tra gli scienziati del suo tempo, fondendo
l’astronomia con la fisica e la chimica.
Conquistò fama internazionale dieci anni dopo con l’analisi degli
spettri stellari. Il suo lavoro fu quasi sempre solitario, con una
produzione scientifica di più di 700 articoli.
Angelo Secchi fu definito “il
pioniere dell’astrofisica” ed è universalmente noto per essere stato il primo
grande classificatore delle STELLE. Per
secoli gli astronomi non avevano attribuito speciale significato al colore
delle stelle, finchè William Herschel (celebre astronomo e primo costruttore
dei maggiori telescopi del 7-800) fece passare in un prisma la luce delle
sei principali stelle brillanti, notando
differenze tra “lo spettro” bianco-azzurro di Sirio e quello rosso-arancione di
Arturo.
Negli anni ’60 dell’800, con un
lavoro paziente di spettroscopia astronomica , Secchi raccolse e analizzò la
luce di oltre 4.000 stelle, organizzando e stabilendo la loro
suddivisione in 4 grandi gruppi (o classi): un primo tipo, di colore
bianco-azzurro (Sirio, Vega, Altair,…), un secondo di colore giallo (Sole,
Capella,…), un terzo di colore rosso-arancio (Betelgeuse, Antares,…) e un
quarto colore rosso “sangue” o rubino, di piccole dimensioni e peculiari. Il
ragionamento base di Secchi era questo: il colore
di una stella è legato alla sua temperatura
superficiale, proprio come un metallo che, riscaldato, assume via via un
colore sempre “più chiaro”, aumentandone la temperatura. Come dire che i corpi
“roventi” passano dal colore rosso al bianco. Nel frattempo, si scoprì che i
principali elementi chimici di laboratorio, posti sulla fiamma, erano caratterizzati
da colori specifici: così il sodio era giallo, il mercurio viola, ecc… Va anche
ricordato che a metà del 1800 si ebbe lo sviluppo della fotografia: ciò
esaltava la varietà dei colori delle stelle e serviva ad integrare la semplice
osservazione spettroscopica.
In definitiva, scoprì che “lo
spettro” di una stella ne costituiva l’impronta digitale e nel 1868 presentò la
classificazione al convegno dell’Associazione britannica per il progresso delle
scienze, cogliendone un plauso unanime e la massima considerazione scientifica
internazionale.
A grandi linee, ancor oggi,
nonostante l’incredibile sviluppo dell’astrofisica stellare, questa
classificazione può ritenersi valida. In figura è possibile vedere una moderna
classificazione spettroscopica stellare:
la classe (il tipo di stella) è a sinistra e a destra la temperatura superficiale.
Il nostro Sole è una stella di classe G, un tipo di stella tra i più comuni
delle galassie.
I rivolgimenti politici del tempo
interessarono sia la sua persona che l’abito che indossava: si succedettero la
Presa di Roma, la legge sulle Corporazioni Religiose, lo sgombero del Collegio
Romano. Subì il travaglio sempre con fede profonda e lealtà verso la Chiesa: la
stima di Minghetti e Sella non impediranno che gli istituendi rapporti
Stato-Chiesa influiscano sfavorevolmente la sua persona e la sua carica. Patirà
l’ostilità di varie personalità: politici, scienziati, esponenti della curia
romana.
Secchi fu scienziato completo:
lavorò nel campo della meteorologia, geodesia, topografia, oltre ad
importantissimi studi planetari, solari,
lunari, cometari. Ricordiamo alcuni studi di questi studi.
Sole: si occupa della morfologia delle eruzioni solari, delle
macchie solari e del loro ciclo, delle protuberanze, osserva eclissi solari
totali con tecnica di dagherrotipia (foto su lastra metallica), misura
l’intensità della radiazione solare che giunge sulla Terra applicando al
telescopio una pila termoelettrica collegata al galvanometro, misura la
temperatura della fotosfera e descrive l’azione magnetica del Sole sulla Terra
nel testo Le Soleil, controlla il
valore della durata della rotazione del Sole e la sua rotazione differenziale
(diversa al suo equatore e ai poli), ne studia la cromosfera durante le
eclissi.
Relativamente ai pianeti, per Marte scopre dei “canali
oscuri” che più tardi saranno adottati da Schiaparelli e ne individua la
trasparente atmosfera, per Giove ne suppone la natura non solida, che
l’atmosfera è ricca di elementi e composti diversi da quelli terrestri, per
Saturno le osservazioni spettroscopiche lo portano agli stessi risultati di
Giove, per Urano e Nettuno scopre la loro natura non solida, simile a quella di
Giove. Studia inoltre molte stelle
doppie. E’ naturale che per la Luna si
impegni con molti disegni e fotografie: in particolare oggetto del suo studio è
il cratere Copernico. Per i suoi contributi alla geografia lunare gli verrà
intitolato in seguito un cratere di 3.190 metri: il cratere Secchi è vicino
all’equatore lunare, tra il mare della Fecondità e quello della Tranquillità.
Ritrova per primo i due frammenti
della Cometa di Biela (1852) e
l’anno dopo scopre una rara cometa a nucleo multiplo. Nel 1866, nello spettro
della cometa di Tempel individua la presenza di molecole (composti
carbonio-ossigeno, idrocarburi,…). Circa le Nebulose, come strutture di stelle interne alla Via Lattea, ai
tempi di Secchi si pensava ad “universi isola”: la distinzione tra Nebulose e
Galassie avverrà 60 anni dopo. Secchi parlava di “mondi in formazione, masse di
materia cosmica”, ne studiava forma, struttura, composizione chimica, mediante l’analisi
spettroscopica. Molto interessanti le sue idee
cosmologiche. Per lui, le stelle non sono distribuite uniformemente nello
spazio, ma più concentrate nel piano galattico. L’universo non può avere né
confini, né centro. Nel libro “Le stelle” afferma: << lo spazio è immenso
e non arriveremo mai al limite reale del Creato. Ma tale spazio non è infinito,
poiché nessuna cosa composta da enti distinti e discreti può essere infinita (è
per lui la conseguenza dell’analisi del grande matematico Cauchy)>>.
Tuttavia, lo spazio dell’universo è come se fosse infinito, per la sua vastità.
Esprime i rapporti di grandezza tra i vari sottoinsiemi dell’universo (sistema
solare, Via Lattea, ammassi di stelle, nebulose), ma ne ammette l’incertezza
conoscitiva. Per Secchi, l’universo è al massimo grande 10.000 anni-luce
(oltre, dice, i telescopi non vedono): avremo sempre un limite conoscitivo,
poiché ad un certo punto “lo scienziato cessa di conoscere e il religioso deve
contemplare le meraviglie del Cielo”. Uno dei libri più importanti di Secchi,
che veniva molto considerato anche a livello didattico, è “L’Unità delle Forze
Fisiche” del 1864, un saggio di
filosofia naturale ed insieme un trattato di Fisica: a quel tempo, la Fisica
veniva fatta rientrare nella “ Scienza e Filosofia Naturale”. Molto importanti
anche gli studi di Secchi in Geodesia.
Per volere di Pio IX ridetermina nel 1870 la base trigonometrica sulla via
Appia e anche per questo gli sarà dedicato un busto al Pincio: in quella
occasione rideterminò il “Primo meridiano d’Italia”, il meridiano di Roma, che
passava per la Basilica di San Pietro e serviva alla cartografia italiana in
ricostruzione. Dal punto di vista pratico, per una questione di orizzonte, fu
scelta la collina di Monte Mario (la torre di Villa Mellini). Nel campo della Meteorologia, come discepolo del Padre
Denza che avviò la rete meteorologica del paese, sviluppò diverse versioni del
“Meteorografo” strumento completo per ogni tipo di studi settoriali: lo
strumento ebbe uno straordinario successo all’Expo universale di Parigi e
Napoleone III concesse a Secchi la croce della Legion d’onore. Diede impulso
allo sviluppo della meteorologia nelle varie città, tanto che a fine ottocento
la rete osservativa italiana conterà oltre 200 osservatori centrali che
rispondevano all’Istituto di Meteorologia e Geodinamica.
Anche Reggio Emilia fu
beneficiata dall’intervento di Secchi con la torretta posta sul Museo. Un anno
prima della morte avvenuta nel 1878, sintetizzando un ideale di vita di
conciliazione scienza-fede, egli così si esprimeva:” i cieli narrano la gloria
del Signore”.
Insomma, un sacerdote-scienziato di calibro
superiore, come si dimostrerà intorno al
1930 anche il suo confratello belga
George Lemaitre, colui che si cimenterà nella cosmologia moderna
proponendo la prima ipotesi del “ Bing Bang”, in seguito smentendo due volte
Einstein e “silenziando” l’entusiasmo
ufficiale di Papa Pio XII per
l’ipotesi della Creazione che la sua teoria pareva suggerire, mostrando da
religioso il massimo equilibrio tra Scienza e Fede mantenendone distinti gli
ambiti.
L’opera e la figura del Padre
Secchi sono state da qualche tempo riconsiderate e valutate nei migliori
contesti. Dapprima, nel 1978, Reggio ha
voluto celebrarne il centenario della morte con una serie di iniziative,
promosse dalle Istituzioni e curate da studiosi (tra i quali chi scrive), che ne
riportassero in luce la fondamentale importanza nell’ambito dell’astrofisica.
In seguito, sono avvenute altre diverse occasioni non istituzionali atte a
celebrarne la statura scientifica.
La nostra Laura Gasparini, della
Biblioteca Panizzi, ha pubblicato una ricerca fondamentale e ricchissima sul Padre Secchi : “L’applicazione della
fotografia nelle osservazioni astronomiche”, che raccoglie i massimi studi
europei del tempo.
Recentemente, un ottimo contributo monografico è giunto da Aldo
Altamore (Università di Roma) e Padre Sabino Maffeo (Specola Vaticana), che con
Ileana Chinnici e vari ricercatori hanno pubblicato il volume “Angelo Secchi.
L’avventura scientifica del Collegio Romano – Quater Edizioni “.
Di questi giorni, infine, la
pubblicazione del carteggio Secchi-Tacchini, quest’ultimo altro grande astronomo,
a cura di Ileana Chinnici, presentato alla Pontificia Università Gregoriana. La
collaborazione tra i due scienziati contribuì in modo decisivo al passaggio
dall’astronomia “di posizione” all’astrofisica, grazie allo sviluppo della
spettroscopia astronomica da entrambi sostenuta.
Un’altra buona notizia. Si sta pensando per il 2018
alle celebrazioni del bicentenario della nascita, con una visione a 360° e una
sua connotazione internazionale: dai
carteggi e atti inediti messi a disposizione dai discendenti della famiglia
Secchi , ai convegni in astrofisica
stellare e al coinvolgimento degli Osservatori Astronomici della nostra
provincia nella didattica dell’astronomia.
L’evento, in collaborazione con
l’Università di Roma e la Specola Vaticana si prospetta come un’opportunità per
convogliare sinergie tra studiosi e amministratori e vedrà impegnati il Comune,
la Biblioteca Panizzi e i Civici Musei. Il Sindaco Luca Vecchi e Giordano
Gasparini, che coordina il comitato reggiano delle celebrazioni, si sono
mostrati attentissimi e disponibili. Un primo atto concreto sarà costituito
dalla ricostruzione dell’Osservatorio Meteorologico di Reggio, in disuso dal
dopoguerra, e dall’attivazione di una rete meteo provinciale informatizzata a
disposizione di tutti per l’analisi dei dati meteo sul medio-lungo periodo: una
grande mappa meteo storica su tutto il nostro territorio, disponibile ad ogni
utilizzo tecnico-scientifico.
Pubblicato in ATTI SCIENZIATI REGGIANI- Biblioteca Cappuccini-2016. Copyright











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