Blog PASSIONE UNIVERSO di Ivan Spelti
STEPHEN HAWKING
La
volontà di vivere e di conoscere
Tra gli scienziati odierni, uno in particolare continua ad essere al centro dell’attenzione:
l’astrofisico e cosmologo inglese
Stephen Hawking.
Il film di James Marsh (2014) La teoria del tutto ne ha
recentemente riproposto la figura e l’opera, raccontando una vita scientifica
estremamente ricca e prolifica, che oggi cercherò di narrarvi senza entrare
troppo nella specificità dei suoi straordinari studi.
Lo scienziato ha supervisionato e approvato il film, anche per
la parte sentimentale e relativa alla sua disabilità: un grande viaggio tra gioventù, amore, carriera,
passione per la scienza, sfide, vittorie e sconfitte, che ha presentato al
grande pubblico un uomo di genio, in continua lotta con i suoi problemi di
varia natura e i risultati intellettuali da raggiungere.
Stephen, Jane e i tre figli
A soli 21 anni gli viene diagnosticata la SLA (sclerosi
laterale amiotrofica), una malattia neurodegenerativa che secondo i medici lo
avrebbe portato alla morte entro due anni: fortunatamente la diagnosi errata fu
più tardi sostituita da quella di “atrofia muscolare progressiva”, una
patologia che lo ha tuttavia costretto a vivere sempre su una sedia a rotelle,
in attesa di una paralisi integrale del corpo a lento decorso. Oggi Stephen ha
74 anni ed è probabilmente il più conosciuto scienziato vivente, grazie ai suoi
libri specifici e didattici, alla frequente partecipazione a congressi di ogni
tipo, alle sue polemiche, ma soprattutto alle sue idee scientifiche di punta in
campo astrofisico accompagnate dalle riflessioni sul nostro futuro.
Solo due esempi: “ci salveremo come umanità solo se lasceremo
la Terra” e ”entro un secolo i computer supereranno gli esseri umani grazie
all’intelligenza artificiale e dovremo esser certi che i loro obiettivi
coincidano con i nostri”. Nel primo caso, il riferimento è quello di
incoraggiare i viaggi spaziali e nel secondo è un richiamo metodologico al
controllo costante dell’evoluzione informatica della nostra civiltà.
Più volte in odore di premio Nobel, probabilmente rinviato a
causa dei suoi studi eminentemente teorici, consiglia da sempre a chi è colpito
da disabilità di concentrarsi sulle cose che si amano senza lamentarsi delle
interferenze negative che queste comportano. Rivolgendosi ai disabili dice “non
siate disabili nello spirito così come lo siete nel corpo”.
Hawking nasce nel 1942 a Oxford. A scuola non è
particolarmente brillante, anzi si mostra pigro e sfaticato. Ha pochi amici,
con i quali discute di tutto: fisica,
religione, parapsicologia, modellismo. Tuttavia ha una mente particolare che lo
porta ad interessarsi di cose grandi e complesse, una delle quali è l’origine
dell’universo.
Il matrimonio con Jane (1965)
Durante l’università i problemi fisici emersi intorno ai 13
anni si accentuano: si laurea tuttavia
in Fisica a 20 anni, a pieni voti, e viene accettato in facoltà perché continui
gli studi di relatività, sull’universo e i buchi neri. Nel 1965 sposa Jane, che
per 25 anni sarà moglie e infermiera, dandogli 3 figli. Vive a Cambridge, tra
le difficoltà, una vita ricchissima di studi, emozioni, sorprese. Dal 1965 al
1970 elabora un modello matematico che dimostra l’evoluzione dell’universo
mediante il Big Bang e compie studi fondamentali sui buchi neri. Nel 1979 è
nominato alla cattedra lucasiana di matematica già occupata da Newton. Nel
frattempo, resta completamente immobilizzato: inizialmente continua ad insegnare a pochi
fedeli studenti, ma in seguito perde anche la voce ed è costretto a comunicare
mediante un sintetizzatore vocale e un sofisticato computer preparato dagli
stessi studenti: lo fa con grande lentezza senza poter digitare più di 15
parole al minuto. Doloroso, nel 1990, il divorzio da Jane.
Le sue ricerche continuano ad interessare i buchi neri e la
singolarità inziale spazio-temporale del
Big Bang, da adattarsi ad ogni modello cosmologico in espansione.
Visionario, gran divulgatore, brillante e prolifico
scienziato, Hawking è un’icona della scienza moderna, con una vita intensa
costellata di curiosità e aneddoti.
Con papa Francesco
con
Obama
Lo scienziato britannico ha collezionato un’infinità di premi
e onorificenze; è membro Royal Society, ed è persino inserito nella esclusiva Pontificia Accademia delle Scienze (1986),
nonostante il suo tipo di ateismo sia continua fonte di dibattito.
La straordinaria voglia di vivere, comunicare ed inseguire
risultati, esempio per tutti noi, lo porta a collaborare con i Pink Floyd
registrando in comune un disco, a sperimentare la gravità zero entro un
simulatore, ad immaginare di giocare a carte con Einstein e Newton in un noto
programma televisivo britannico.
Due parole sugli studi. Nel 1971 dimostra il primo dei
teoremi sull’esistenza delle singolarità gravitazionali nello spazio-tempo:
queste singolarità sono caratteristiche generali della relatività generale, nei
buchi neri e nel Big Bang. In seguito, con altri, elabora il famoso teorema
noto ai fisici in termine canzonatorio come “i buchi neri non hanno peli”, per
dire che essi sono caratterizzati solo da 3 parametri fondamentali (massa,
carica elettrica, momento angolare) e non da altre grandezze irrilevanti
(peli). Nel 1974 si occupa di termodinamica ed entropia (grado di disordine)
dei buchi neri: queste grandezze fanno si che essi emettano radiazione e
particelle (radiazione di Hawking), alla fine “evaporando lentamente” nel
tempo. Seguono intensi studi di meccanica quantistica collegati e di
“informazione” estraibile dalla struttura dei buchi neri. Sebbene l’11 febbraio
2016 il mondo abbia avuto la prova diretta dell’esistenza dei buchi neri
mediante la rivelazione delle onde gravitazionali (vd. articolo precedente su
questa pagina della scienza), le teorizzazioni di Hawking sono un continuo
campo di studio ancora attuale. In campo cosmologico generale, i suoi
contributi riguardano lo sviluppo del modello standard del Big Bang caldo, fino
a pensare che quest’ultimo sia in realtà un buco nero al contrario (buco
bianco) da cui si origina l’energia-materia.
Al di là dei complessi studi che lo hanno sempre visto in
prima linea e che meriterebbero ben più ampio spazio, voglio chiudere con una
sua citazione che rappresenta un invito per noi tutti.
Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre
qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi.



























