L’ACQUA DI MARTE
Lo scienziato scopritore prof. Roberto Orosei è un reggiano
di
Fogliano
Nel luglio scorso, al termine di
un lungo lavoro di ricerca, un nostro concittadino a capo di un nutrito team di
ricercatori ha definitivamente scoperto
l’esistenza di acqua liquida salmastra nel sottosuolo del pianeta Marte.
Roberto Orosei, 50 anni, ricercatore dell’INAF di Bologna è co-responsabile del
radar Marsis, lo strumento che ha consentito di identificare l’acqua marziana
in un lago che sta sotto un kilometro e mezzo di ghiaccio, in una zona del polo
sud di Marte. Il radar ha registrato echi provenienti dall’acqua sotterranea.
Il tipo di ghiaccio che sta sopra non è di tipo trasparente, ma come di dice
“smerigliato”.
Ormai Marte lo conosciamo come la
Luna e per diverse ragioni da tempo coltiviamo le conoscenze di questi due
oggetti del sistema solare piuttosto vicini a noi. Si può dire che sono come
l’orto di casa collocato vicino alla
porta d’ingresso.
Il lago scoperto non riusciamo
ancora ad esplorarlo direttamente perché anche a quella profondità relativamente
breve è irraggiungibile oggi dalle nostre sonde perforanti che si fermano ad
alcune decine di centimetri e la “talpa” in costruzione per determinare la temperatura di Marte arriva solo a 5 metri di
profondità.
Orosei ne ha di recente parlato
in università Unimore davanti a un folto pubblico.
Elaborazione grafica che mostra la sonda MRO mentre rivela la riserva
d’acqua sotto la superficie marziana
Il pianeta Marte sembra essere
geologicamente attivo. Infatti abbiamo trovato metano nella sua atmosfera. Ora
il metano viene distrutto dalla radiazione ultravioletta solare, ma se c’è vuol
dire che qualcosa lo ha prodotto. Delle due l’una: o i vulcani o qualche forma
di vita precedente. Se non c’è vulcanismo, allora ci deve essere vita. Queste
sono le ipotesi che ci ronzano in testa ed impegnano gli studiosi di
planetologia.
Marte e la Terra sono si diversi,
ma con una comune origine. Nel passato di Marte c’è la presenza di acqua
liquida e di effetto serra, come oggi sulla Terra. E Marte, nel passato, si
presentava come pianeta abitabile con un clima simile a quello terrestre. Tre
miliardi e mezzo di anni fa la situazione era questa e c’era su Marte il clima
ideale per la presenza di batteri. Ossia, aveva un habitat adatto alla vita. In
seguito, tutto si è inaridito. In fondo, possiamo pensare che il pianeta rosso
sia una Terra invecchiata “troppo presto”
Il ritrovo di laghi sommersi
testimonia la possibilità di scoprire ancora enormi riserve d’acqua estese nel
sottosuolo marziano. Vi chiederete subito come possa l’acqua presentarsi allo
stato liquido nel sottosuolo.
La missione completa della sonda
A causa della forte pressione e
delle grandi quantità di Sali contenuta (iperclorati) che hanno funzione
antigelo.
Gli oceani sotterranei non sono
certo una novità nel sistema solare. Ad esempio li abbiamo scoperti anche su
Encelado (satellite di Saturno) ed Europa (satellite di Giove). Per venire alla
Terra, anche in Antartide e Groenlandia ci sono decine di laghi subglaciali
simili, contenenti colonie di batteri estremofili (che vivono in condizioni
fisico-chimiche estreme) che stanno benissimo al freddo e al buio. Anche il
permafrost del nostro Polo Nord ha laghi sommersi ed estese riserve sotterranee
di acqua. Stiamo cercando di mappare questi laghi terrestri sommersi.
Bisogna chiarire che la missione
della sonda Insight che la portato su Marte il primo sismografo non è la
ricerca della vita, ma chiarire se il pianeta è ancora geologicamente
attivo. Poi è chiara la nostra curiosità
anche in tal senso. Salinità e bassa temperatura non sono buone combinazioni
per la vita. Ma in queste riserve d’acqua che si estendono forse in tutto il
pianeta cercheremo forme di vita: cercheremo microrganismi e batteri, perché
pensiamo possano esistere nicchie biologiche forse di batteri vivi.
A destra, la sezione verticale della superficie marziana interessata
dai rilievi radar
Certo se troveremo presenza di
batteri, come l’acqua liquida potrebbe consentire, le implicazioni sarebbero
straordinarie.
Avremmo la prova che non siamo soli nell’universo: la risposta
delle risposte. Che 500 milioni di pianeti della nostra galassia non sono solo
potenzialmente abitabili, ma qualcuno…abitato. Da chi non si sa. Dal punto di
vista esistenziale cambierebbe la percezione di noi stessi.
Sarebbe una rivoluzione ancora
più grande di quella eliocentrica copernicana, ossia di avere stabilito che
sono i pianeti a girare intorno al Sole e non il contrario come si era ritenuto
per migliaia d’anni prima.
Nel 2035 ci sarà il massimo
avvicinamento tra Marte e la Terra. Se saremo pronti tecnologicamente potremo
andare a Marte in quattro mesi con un’astronave da 150 tonnellate mossa dau un
motore a ioni che già esiste e da potenziare. Miglioreremo le capacità di
sopravvivenza dell’equipaggio, anche per l’esposizione alle letali radiazioni
cosmiche sul pianeta. Un po’ come nel film “The Martian”.
Avremo la necessità di farlo?
Secondo lo scienziato Hawking, di recente scomparso, si. Ha predetto che ci
restano solo mille anni per progettare la nostra partenza dalla Terra prima di
estinguerci per distruzioni e sovraffollamento. Anche se siamo nati qui,
dovremo partire per altre destinazioni per sopravvivere a noi stessi.
Ringrazio il prof. Orosei per il contributo scritto di cui questo
articolo si avvale.















































































